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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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7.3.8) – TRE ANNI DOPO.<br />

Come si è evoluta negli ultimi tre anni, dal 2004-2005, periodo in cui si sono svolti gli<br />

incontri precedentemente descritti ad ora, la situazione relativa ai rapporti tra comunità<br />

immigrate, con particolare attenzione a quella bangladese ed istituzioni ?<br />

Chiedo ancora a Franco Marcuzzo dell’ANOLF-CISL, che ho già sentito nel 2005, di<br />

<strong>il</strong>lustrarmi la situazione attua<strong>le</strong> Proprio perché in continuo contatto sia con <strong>le</strong> associazioni<br />

di immigrati che con <strong>le</strong> istituzioni locali, può avere un quadro preciso di qua<strong>le</strong> sia l’efficacia<br />

dei vari processi istituzionali volti a favorire <strong>il</strong> processo di integrazione tra società italiana<br />

loca<strong>le</strong> ed immigrati.<br />

Mi risponde che può parlarmi di quanto avviene nell’area della Sinistra Piave, più<br />

specificatamente del Quartier del Piave e dell’area del Coneglianese, perché l’ambito<br />

provincia<strong>le</strong> è troppo ampio per essere preso in considerazione in un solo incontro.<br />

Per quanto riguarda la comunità bangladese, mi suggerisce di contattare Tania, una<br />

giovane donna bangladese, inserita in un progetto dell’ULSS 7, finalizzato alla<br />

sensib<strong>il</strong>izzazione del<strong>le</strong> <strong>donne</strong> al<strong>le</strong> tematiche sociali. Mi parla poi dell’attività dell’ULSS 7,<br />

che attraverso i Piani di Zona progetta ed organizza <strong>le</strong> attività di integrazione. Questa<br />

progettazione, ha poi una ricaduta anche sull’attività nel settore socia<strong>le</strong> dei Comuni che<br />

appartengono a questa ASL. Esiste un Coordinamento dei Sindaci dei Comuni<br />

appartenenti all’ULSS 7, che appunto coordina gli interventi sull’integrazione dei singoli<br />

comuni. Non tutti i comuni sono poi ugualmente attivi nei confronti di questa prob<strong>le</strong>matica.<br />

Tra quelli più attivi, troviamo quelli di Conegliano, Vittorio Veneto, Pieve di Soligo, Farra di<br />

Soligo e Susegana. A livello istituziona<strong>le</strong> di Coordinamento, <strong>il</strong> Comune di Conegliano<br />

svolge <strong>il</strong> ruolo di capof<strong>il</strong>a dell’iniziativa. Gli chiedo se nei comuni della zona sono state<br />

istituite <strong>le</strong> Consulte dell’Immigrazione, progetto del qua<strong>le</strong> mi aveva parlato <strong>il</strong> Vice-Sindaco<br />

di Pieve di Soligo, organismi che dovevano riunire attorno ad uno stesso tavolo di<br />

consultazione <strong>le</strong> istituzioni locali e <strong>le</strong> associazioni degli immigrati. Mi risponde che<br />

nell’area del Quartier del Piave e del Coneglianese non è stato fatto nulla in questo senso.<br />

Del<strong>le</strong> Consulte sono state istituite invece a Montebelluna, ad Oderzo ed a Ponte di Piave.<br />

E’ comunque piuttosto scettico sul ruolo che <strong>le</strong> associazioni di immigrati possono svolgere<br />

nel processo di integrazione. Queste associazioni, a suo parere, svolgono una funzione<br />

puramente cultura<strong>le</strong> e solidaristica, <strong>le</strong>gata alla risoluzione di prob<strong>le</strong>mi immediati, anche<br />

perché in questo modo vengono vissute dagli immigrati, che se ne servono per <strong>le</strong> loro<br />

finalità individuali. A suo parere la possib<strong>il</strong>ità dell’integrazione non viene presa in<br />

considerazione dall’immigrato finché conserva un’aspettativa di ritorno, cioè fino a quando<br />

non ha sv<strong>il</strong>uppato un progetto di insediamento stabi<strong>le</strong> nel paese di immigrazione.<br />

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