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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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pienamente in grado di gestire <strong>le</strong> dinamiche interne della sua associazione. A suo parere<br />

anche Mokarrom è un <strong>le</strong>ader di tipo autoritario, “autarchico”, che ut<strong>il</strong>izza però metodi più<br />

“suggestivi”, <strong>le</strong>gati alla sua autorevo<strong>le</strong>zza cultura<strong>le</strong>, al suo capita<strong>le</strong> simbolico, per<br />

mantenere la sua <strong>le</strong>adership sull’organizzazione.<br />

Gli parlo del tentativo di costituzione del<strong>le</strong> cooperativa di <strong>donne</strong> e del<strong>le</strong> difficoltà che <strong>il</strong><br />

progetto ha incontrato. Anche lui, come la dr.ssa Gallon, dei servizi sociali del comune di<br />

Pieve, mi dice che questo del <strong>lavoro</strong> femmini<strong>le</strong> è un prob<strong>le</strong>ma ricorrente per la comunità<br />

bangladese. Afferma che buona parte dei bangladesi che vivono nella zona del Quartier<br />

del Piave sono di buona estrazione socia<strong>le</strong> nel loro paese d’origine e quindi vorrebbero<br />

che qui in Italia <strong>le</strong> loro <strong>donne</strong> potessero svolgere un “buon” <strong>lavoro</strong>, un <strong>lavoro</strong> dignitoso che<br />

lasciasse loro anche del tempo libero per accudire i figli e svolgere i lavori domestici. Molti<br />

di loro sono venuti in Italia per fare un <strong>lavoro</strong> dignitoso, che dia loro uno status socia<strong>le</strong><br />

e<strong>le</strong>vato e si scontrano quindi con queste aspettative quando devono verificare<br />

l’accettab<strong>il</strong>ità di un <strong>lavoro</strong> da proporre al<strong>le</strong> <strong>donne</strong>. Non possono certo far sapere ai loro<br />

fam<strong>il</strong>iari rimasti in Bangladesh che <strong>le</strong> loro mogli lavorano nel settore del<strong>le</strong> pulizie.<br />

Gli faccio presente la differenziazione proposta dalla dr.ssa Gallon, tra pulizie di locali e di<br />

persone, accettabi<strong>le</strong> la prima ed inaccettabi<strong>le</strong> la seconda e sembra concordare con questa<br />

interpretazione.<br />

7.3.7) – IL MONDO DEL VOLONTARIATO.<br />

Il volontariato socia<strong>le</strong>, con finalità diverse dalla promozione sportiva e dalla donazione<br />

caritatevo<strong>le</strong> o altruistica (donazione di sangue, organi, associazioni per <strong>il</strong> finanziamento<br />

della ricerca contro diverse malattie, ecc.) non sembra essere molto diffuso nella Sinistra<br />

Piave ed in particolare nel Quartier del Piave. Esistono associazioni di fam<strong>il</strong>iari per<br />

assistenza ai disab<strong>il</strong>i ed ai pazienti psichiatrici, ma non sembrano esistere associazioni<br />

volte all’integrazione degli immigrati o alla risoluzione del<strong>le</strong> situazioni di emergenza che<br />

possono colpire diversi tipi di cittadini. In questo settore, un ruolo importante lo svolge<br />

quindi la Caritas Diocesana, che da anni, da quando è nato <strong>il</strong> fenomeno, si prodiga per<br />

l’assistenza agli immigrati, sia nella forma dell’aiuto diretto (alloggio, assistenza), che<br />

indiretto (assistenza nel disbrigo di pratiche amministrative, ecc.). Nella zona di Pieve di<br />

Soligo, <strong>il</strong> suo punto di riferimento è Angelo Cremasco, ma quando gli chiedo di poterlo<br />

incontrare per avere del<strong>le</strong> informazioni sul <strong>lavoro</strong> svolto con la comunità bangladese, mi<br />

suggerisce di parlare invece con una sua collaboratrice, Erin Suzuki, una giovane<br />

sociologa che collabora con l’associazione. Incontro Erin a Conegliano, <strong>il</strong> 14/11/2005. Ha<br />

appena seguito un corso di italiano per <strong>donne</strong> immigrate bangladesi (è <strong>il</strong> corso di cui mi<br />

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