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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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dell’adattamento con qualche forma di disagio psicologico, poiché i suoi bisogni immaturi<br />

non vengono gratificati e <strong>le</strong> sue aspettative non realistiche non vengono soddisfatte. Il<br />

disagio psicologico assume usualmente la forma della depressione, <strong>le</strong> cui particolari<br />

manifestazioni sono modellate culturalmente. Nel passato, gli osservatori occidentali della<br />

famiglia estesa sud-asiatica, avevano suggerito che la prossimità del<strong>le</strong> condizioni di vita in<br />

questo tipo di famiglia, dove ci si aspetta che i figli maschi portino <strong>le</strong> loro mogli nella casa<br />

dei loro genitori, favorissero la dipendenza a vita piuttosto che l’autonomia o <strong>il</strong> pensiero<br />

indipendente. Nella famiglia sud-asiatica, i rapporti di autorità sono gerarchici e gli anziani<br />

della famiglia prendono tutte <strong>le</strong> decisioni che riguardano la famiglia, comprese <strong>le</strong> scelte di<br />

carriera e la scelta del<strong>le</strong> spose. Il grado di impegno interpersona<strong>le</strong> è ta<strong>le</strong> che molti<br />

americani troverebbero <strong>il</strong> vivere in questo tipo di famiglia una minaccia al loro senso di<br />

autonomia ed ai loro confini personali. Quando un uomo porta la sua nuova moglie nella<br />

casa dei suoi genitori, sua madre può arrivare fino al punto di decidere quando e quanto<br />

spesso egli potrà avere sessualmente accesso a sua moglie. Le teorie etnosociologiche<br />

affermano usualmente che l’individualità e l’autonomia non sono valutate positivamente<br />

nel sud dell’Asia. La teoria olistica di Dumont dei rapporti gerarchici e di casta, basata<br />

principalmente su fonti testuali, lo ha portato ad affermare che l’individuo manca di “realtà<br />

concettua<strong>le</strong>”(1965). In questa visione, l’individuo è immerso nella totalità socia<strong>le</strong>, i suoi<br />

bisogni sono irri<strong>le</strong>vanti e l’autonomia persona<strong>le</strong> non viene sv<strong>il</strong>uppata. Anche Marriott<br />

(1976), sebbene partendo da fonti diverse, ha sostenuto che gli indiani non concepiscono<br />

<strong>le</strong> persone come individui. La persona è invece “dividua<strong>le</strong>”, costituita da particel<strong>le</strong> di<br />

sostanza scorrevo<strong>le</strong>, “permeabi<strong>le</strong>, composita, parzialmente divisibi<strong>le</strong> e parzialmente<br />

trasmissibi<strong>le</strong>”. Secondo questo modello, almeno parzialmente, la persona manca di “limiti”<br />

ed è strettamente <strong>le</strong>gata agli altri nel corso della propria vita. Secondo Roland (1988), uno<br />

psicoanalista americano che ha praticato in India, <strong>il</strong> tipo di organizzazione della personalità<br />

previsto dalla teoria psicoanalitica non è appropriato per gli indiani, perché basato su<br />

assunzioni che prevedono la separazione tra rappresentazioni del sé e rappresentazioni<br />

oggettuali, qua<strong>le</strong> criterio necessario per lo sv<strong>il</strong>uppo norma<strong>le</strong>. Egli ha cercato di formulare<br />

una teoria psicologica sensibi<strong>le</strong> agli influssi della cultura studiata e si è basato sul concetto<br />

di “sé-noi”, qua<strong>le</strong> struttura psicologica nuc<strong>le</strong>are per gli indiani e sul concetto di “simbiosireciprocità”<br />

qua<strong>le</strong> modalità fondamenta<strong>le</strong> del<strong>le</strong> relazioni oggettuali. Altri antropologi hanno<br />

invece affermato che <strong>le</strong> differenze tra sud-asiatici e nord-americani non sono poi così<br />

profonde. McHugh (1989), dopo aver studiato <strong>il</strong> concetto di persona in un gruppo triba<strong>le</strong><br />

nepa<strong>le</strong>se, sostiene che l’auto-valore che i sud-asiatici pongono sulla relazionalità non<br />

preclude un concetto ben definito di individuo. Anche la Mines (1988), afferma che gli<br />

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