cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"
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- analizzare i principi, gli obiettivi e gli strumenti dell'Unione a fronte delle nuove sfide lanciate all'Europa;<br />
- rafforzare la politica estera e di sicurezza comune onde portarla all'altezza delle nuove sfide internazionali;<br />
- rispondere meglio alle esigenze del nostro tempo nel settore della sicurezza interna e più in generale nei settori della<br />
giustizia e degli affari interni;<br />
- accrescere l'efficacia, il carattere democratico e la trasparenza delle istituzioni in modo da permettere loro di adeguarsi<br />
alle esigenze di un'Unione allargata;<br />
- consolidare l'appoggio dell'opinione pubblica nei confronti della costruzione europea, rispondendo all'esigenza di una<br />
democrazia più vicina al cittadino europeo, preoccupato dai problemi dell'occupazione e dell'ambiente;<br />
- migliorare l'attuazione del principio della sussidiarietà.<br />
Il gruppo terrà inoltre conto dell'interesse di individuare i miglioramenti nel funzionamento delle istituzioni che non richiedono<br />
una modifica dei trattati e che possono quindi entrare rapidamente in vigore.”<br />
In tal modo il Consiglio europeo stesso recepiva la strategia di vasta portata del PE, incentrata sui<br />
cittadini europei e sulla democrazia nell’UE, presentandola tuttavia in una forma alquanto sfumata e<br />
generica e auspicando che eventuali innovazioni avvenissero senza “una modifica dei trattati”.<br />
Un ben più concreto apporto allo sviluppo del processo d’integrazione europea, soprattutto nel<br />
campo della (sino ad allora) poco produttiva CSGAI, diede la firma della Convenzione EUROPOL<br />
del 26 luglio 1995. Questa Convenzione segnava il primo grande successo della CSGAI e, con la<br />
creazione dell’“Ufficio europeo di polizia” (EUROPOL), offriva una prima grande prova tangibile<br />
della volontà degli Stati membri di sviluppare la loro cooperazione in direzione di una vera e propria<br />
politica comune nei settori della giustizia e degli affari interni, che avrebbe permesso a sua volta<br />
il varo del futuro “spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne”, concreto presupposto<br />
dell’applicazione dei <strong>diritti</strong> dei cittadini dell’Unione. 197<br />
Nel momento in cui l’UE provvedeva a porre le prime basi di tale “spazio” europeo, in realtà guardava<br />
già oltre di esso, in direzione dei rapporti da stabilire con i Paesi terzi (che sarebbero comunque<br />
rimasti tali, in quanto non europei) vicini e segnatamente con quelli dell’area mediterranea,<br />
nell’epoca antica baricentro della civiltà greco-romano-cristiana, da cui è sorta la civiltà europea,<br />
ma da più di tredici secoli aleatoria frontiera meridionale di quest’ultima. Fu perciò un evento in un<br />
certo senso epocale che, nel giorno del nono centenario del bando della prima crociata (27 novembre<br />
1095), si aprissero i lavori della prima Conferenza euromediterranea di Barcellona del 27-28<br />
novembre 1995, quasi a voler segnare l’inizio di un diverso tipo di “riconquista” europea dell’altra<br />
sponda del Mediterraneo, all’insegna dello scambio tra l’offerta (europea) di opportunità di rapido<br />
sviluppo economico e l’allargamento della sfera di affermazione e applicazione dei <strong>diritti</strong> umani<br />
(vero retaggio della civiltà europea), come proposto dalla “Dichiarazione di Barcellona” conclusa<br />
tra l’UE (rappresentata dal Consiglio, dalla Commissione europea e dai suoi Stati membri) e tutti i<br />
Paesi terzi mediterranei (tranne la Libia) (Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta,<br />
Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Autorità Palestinese) e costitutiva del cosiddetto “processo di<br />
Barcellona” ossia della graduale integrazione di tutta l’area mediterranea nel campo d’applicazione<br />
effettiva dei <strong>diritti</strong> umani. 198<br />
Nell’ambito di tale processo l’obiettivo economico ultimo è costituito dalla creazione (tuttora in<br />
corso) di un’unica “zona di libero scambio” dal Mar glaciale artico al Sahara e dall’Oceano Atlantico<br />
al Kurdistan; al fine di pervenire a tale obiettivo, il “processo di Barcellona” prevedeva la creazione<br />
di specifici “accordi d’associazione” bilaterali tra l’UE o meglio la CE e il singolo Paese terzo<br />
mediterraneo coinvolto. In tal modo l’istituto dell’associazione veniva per la prima volta previsto<br />
197 La controprova che la Convenzione EUROPOL, pur con tutti i suoi limiti, costituiva l’inizio di un’integrazione europea<br />
anche nel settore della polizia, sarà data dall’immancabile richiesta del Regno Unito di una nuova “deroga” (naturalmente<br />
concessa) rispetto al riconoscimento della Corte di giustizia dell’UE come unico organo giurisdizionale dirimente<br />
eventuali controversie tra gli Stati membri a proposito dell’interpretazione della Convenzione EUROPOL.<br />
Quest’ultima entrerà in vigore il 1° ottobre 1998 e l’EUROPOL inizierà la sua piena attività, con sede all’Aja, il 1° luglio<br />
1999.<br />
198 Due anni dopo la pubblicazione dell’omonimo saggio (1993) di S. Huntington, l’UE iniziava dunque la sua originale<br />
lotta per scongiurare “lo scontro delle civiltà” e anche grazie a essa il futuro terrorismo islamico, impostosi in maniera<br />
sconvolgente con l’attentato a New York dell’11 settembre 2001, non sarebbe riuscito a travolgere i Paesi mediterranei<br />
coinvolti nel “processo di Barcellona”.