cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"
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zione comunitaria devono essere proseguiti, associandovi strettamente il detentore della legittimità<br />
democratica a livello europeo, che è il Parlamento Europeo.”<br />
III. La bandiera europea e la Dichiarazione dei <strong>diritti</strong> del 1989<br />
A testimoniare la rinnovata attenzione per l’Europa del popolo, quale base ineludibile del varo<br />
dell’Unione Europea, e in particolare per il rafforzamento dell’immagine e dell’identità della Comunità<br />
presso i suoi cittadini, finalmente venivano varati i nuovi simboli della Comunità Europea,<br />
già propri del Consiglio d’Europa: il 29 maggio 1986 la bandiera europea veniva issata dinanzi alle<br />
sedi delle istituzioni comunitarie e in esse veniva suonato l’inno europeo. Nella sua dimensione appunto<br />
simbolica, si trattava in realtà di un grande evento: quella bandiera e quell’inno, che finora<br />
erano stati i simboli di una semplice organizzazione internazionale europea, che si limitava a conferire<br />
ai suoi Stati membri il grande compito del rispetto dei <strong>diritti</strong> umani, diventavano ora i simboli<br />
anche di un (prossimo) soggetto politico transnazionale e sovrastatale che intendeva far valere direttamente<br />
e in prima persona tali <strong>diritti</strong> umani nelle proprie istituzioni e in tutti i propri atti giuridici,<br />
aventi valore presso tutti i suoi Stati membri. 93<br />
Quasi a immediata riprova del nuovo indirizzo così decisamente imboccato, i presidenti di tre grandi<br />
istituzioni europee (Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione) firmavano, l’11 giugno<br />
1986, una Dichiarazione congiunta contro il razzismo e la xenofobia. Il primo documento solenne<br />
della Comunità Europea sotto la nuova bandiera blu con il cerchio delle dodici stelle dorate era così<br />
una Dichiarazione a difesa dei più elementari <strong>diritti</strong> umani non tanto dei cittadini europei, quanto<br />
degli “ultimi” della casa comune europea, ultimi in ordine di tempo e in senso sociale, ossia dei cittadini<br />
di Paesi terzi (per lo più di altri continenti), che stavano ormai arrivando sempre più in massa<br />
nel territorio della Comunità. Di fronte al rigurgito del razzismo e della xenofobia da parte di cittadini<br />
europei nei loro confronti, la Dichiarazione faceva intendere che l’autentica identità europea<br />
consisteva in primo luogo proprio nel rispetto dei <strong>diritti</strong> umani come valori universali, da riconoscere<br />
e da far valere innanzi tutto nei confronti dei residenti extracomunitari. Quanto agli atteggiamenti<br />
condannati, si faceva riferimento non solo alla violenza, all’uso della forza, all’ostilità,<br />
all’intolleranza e alla discriminazione, bensì anche alla stessa segregazione. In un’epoca in cui appariva<br />
ormai chiara la tendenza all’involuzione demografica della Comunità, la conseguente necessità<br />
di nuova forza lavoro di origine esterna per lo sviluppo economico europeo e la prospettiva<br />
dell’insediamento stabile di decine di milioni di immigrati nel territorio della Comunità, la Dichiarazione<br />
ammoniva che anche il più ipocritamente “innocuo” degli atteggiamenti razzistici o xenofobici<br />
ossia la segregazione avrebbe portato a conseguenze esiziali per la coesione sociale della Comunità.<br />
In tal modo la Dichiarazione rigettava implicitamente la scelta del “multiculturalismo” come<br />
soluzione europea della convivenza civile tra cittadini europei e non europei, indicando invece<br />
come vero terreno comune di confronto e di incontro il comune riconoscimento de “la personalità e<br />
la dignità di ogni membro della società”.<br />
La realizzazione del programma dell’Europa del popolo veniva peraltro stimolata pure dal Consiglio<br />
europeo, che, nella sua riunione dell’Aja del 26-27 giugno 1986, denunciava i ritardi accumulati<br />
e invitava il Consiglio a provvedere al più presto nei seguenti settori: la facilitazione delle restrizioni<br />
sul traffico dei passeggeri nell’area di confine, il diritto di residenza e un sistema generale di<br />
mutuo riconoscimento dei diplomi, nonché a raggiungere un accordo nel futuro prossimo sulle seguenti<br />
aree: la cooperazione nell’area della salute pubblica (programma d’azione contro il cancro) e<br />
contatti intracomunitari tra studenti e università (Erasmus).<br />
In seguito a due nuove, ancora più decise, risoluzioni del Parlamento Europeo del 23 ottobre 1986<br />
(“sulle procedure di ratifica dell'Atto unico europeo nei Parlamenti nazionali e sulla realizzazione<br />
93 Sei giorni prima, il 23 maggio 1986, si era spento a Roma Altiero Spinelli. In riconoscimento del suo apporto fondamentale<br />
alla costituzione dell’allora neonata Unione Europea, il PE dedicherà nel 1993 una delle due ali della propria<br />
sede di Bruxelles al suo nome, l’edificio “Altiero Spinelli”, detto anche l’ala ”ASP”.