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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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A. Lo sfondo storico<br />

La dichiarazione evocava in primo luogo lo sfondo storico da cui muoveva. Si ravvisava nel “contrasto<br />

secolare tra la Francia e la Germania” (risalente alla guerra franco-prussiana del 1870-’71) la<br />

causa principale della prima guerra mondiale (1914-’18), che a sua volta comportò, nei successivi<br />

trattati di pace (a partire dal 1919), sia l’affermazione dello Stato come Stato nazionale, sia la creazione<br />

della Società delle Nazioni (SdN), in cui entrò subito la Francia. Ne derivò per l’Europa la<br />

moltiplicazione del numero degli Stati, ognuno dei quali, nel difficile periodo del dopoguerra, tese a<br />

costruirsi un’economia nazionale chiusa, producendo una situazione economica generale<br />

dell’Europa sempre più frammentata e incapace di apportare nuovo sviluppo per qualunque Stato. Il<br />

mancato sviluppo economico poneva serie ipoteche anche alla situazione politica, perché dava ulteriore<br />

esca al nazionalismo ormai emergente dovunque e quindi al rischio di nuove guerre, in particolare<br />

tra la Germania e la Francia. D’altra parte la Società delle Nazioni, che aveva come suo<br />

compito primario quello di mantenere la pace mondiale, favorì il raggiungimento di alcuni accordi<br />

fondamentali, che sembrarono scongiurare proprio quel rischio, ovvero il Patto di Locarno (1925),<br />

con l’entrata della Germania nella SdN (1926), e il Patto Briand-Kellogg (1928). Protagonista di<br />

entrambi gli accordi fu il ministro degli esteri francese Aristide Briand. Egli riteneva tuttavia che il<br />

problema franco-tedesco potesse considerarsi effettivamente concluso solo in quanto si fosse provveduto<br />

a un accordo generale e stabile per tutta l’Europa, che fosse capace di garantire il superamento<br />

delle barriere economiche nazionali e quindi dello sviluppo dei nazionalismi e del rischio<br />

della guerra, attraverso la creazione di un’unione economica europea, da realizzarsi peraltro grazie<br />

all’istituzione di un’”Associazione Europea” a carattere politico tra gli Stati europei aderenti alla<br />

SdN, nella forma dunque di un’organizzazione regionale di quest’ultima. Il suo appello, lanciato a<br />

Ginevra il 5 settembre 1929 nella seduta plenaria dell’Assemblea della SdN, fu raccolto pochi giorni<br />

dopo, il 9 settembre, fra gli altri, dal ministro degli esteri tedesco Gustav Stresemann; l’adesione<br />

generale permise la redazione francese di un “memorandum sull’organizzazione di un regime<br />

d’Unione Federale Europea”, che fu presentato ai 27 Stati europei membri della SdN il 17 maggio<br />

1930 e che prevedeva la creazione di due organismi, uno generale, la “Conferenza europea”, e uno<br />

ristretto, il “Comitato politico permanente”. Nonostante l’adesione generale al memorandum 47 e la<br />

conseguente risoluzione dell’Assemblea della Società delle Nazioni del 17 settembre 1930, con la<br />

quale si decideva, in vista della creazione di un’Unione Federale Europea, l’istituzione di<br />

un’apposita “Commissione d’indagine per l’Unione Europea”, presieduta da Briand, quest’ultima<br />

non riuscì a condurre a termine il proprio compito, in pratica non sopravvivendo allo stesso Briand,<br />

spentosi il 7 marzo 1932.<br />

Infatti in primo luogo l’obiettivo era troppo ambizioso e insieme troppo vago e questa sarà la prima<br />

lezione appresa da Monnet e quindi da Schuman: “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà<br />

costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto”, e non già alla<br />

fine (come per Briand), “una solidarietà di fatto”. In secondo luogo l’idea giungeva troppo tardi:<br />

appena poche settimane dopo il primo annuncio di Briand, esplodeva la grande crisi economica<br />

mondiale (crollo della borsa di Wall Street, dal 24 ottobre 1929), che di lì a qualche mese investiva<br />

la stessa Europa (rafforzando la tendenza dei singoli Stati al protezionismo doganale e lo sviluppo<br />

del nazionalismo), ma in particolare la Germania, dove il nazionalismo assumeva l’aspetto, sempre<br />

più di successo, di una proposta autoritaria, dittatoriale, totalitaria, fascista, come quella del partito<br />

nazionalsocialista, che, una volta giunto al potere, non esiterà a denunciare i trattati internazionali,<br />

sfidando apertamente la SdN, la quale era del resto già in crisi fin dal 1931 in seguito al fallimento<br />

del tentativo di contenimento della volontà espansionistica del Giappone in Manciuria ai danni della<br />

47 Per il “memorandum”, la serie delle osservazioni a esso da parte di ognuno dei 27 Stati e la sintesi finale francese di<br />

esse vedi (in lingua inglese) il documento SdN 15/9/1930 Documents relating to the Organisation of a system of European<br />

Federal Union, in: http://digital.library.northwestern.edu/league/le00328a.pdf e<br />

http://digital.library.northwestern.edu/league/le00328b.pdf .

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