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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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“25. ritiene che la rappresentanza internazionale dell’Unione Europea vada rivista in maniera tale che l’Unione possa<br />

essere presto rappresentata in seno a organizzazioni internazionali con un proprio seggio;<br />

26. auspica che, come proposto nel progetto di Costituzione, un’Unione Europea rafforzata possa in futuro rappresentare<br />

i principi di una migliore governance mondiale anche sulla scena internazionale, attraverso un suo ministro degli esteri<br />

a capo di un servizio diplomatico europeo comune;”.<br />

Tali proposte sarebbero rimaste infatti semplicemente improponibili nel quadro di un’Unione che si<br />

fosse modellata in base a una strutturale procedura di consultazione intergovernativa, definitivamente<br />

consolidata proprio grazie a metodi come quello del “coordinamento aperto” direttamente a<br />

soggetti della società civile.<br />

Il secondo documento era la risoluzione del PE del 4 dicembre 2003 “sui lavori della Conferenza<br />

intergovernativa”. In essa il PE, prendendo atto che “alcune formazioni settoriali del Consiglio [il<br />

Consiglio ECOFIN] stanno avanzando proposte proprie [sulla procedura di bilancio] , minando in<br />

tal modo la stabilità della base negoziale”, prendeva ufficialmente posizione sulla preoccupante involuzione<br />

della CIG in questi termini:<br />

“1. rivolge un appello ai capi di Stato e di governo perché proseguano i loro sforzi e superino le loro divergenze, al fine<br />

di giungere a un risultato equilibrato e positivo entro il 13 dicembre 2003;<br />

2. esprime la sua inquietudine per la messa in discussione, da parte di taluni Stati membri, delle proposte di riforma istituzionale<br />

promosse dalla Convenzione; […]<br />

3. ribadisce il suo sostegno alle proposte contenute nel progetto di Costituzione in merito alla definizione di “maggioranza<br />

qualificata”; ravvisa nondimeno un margine di compromesso per quanto riguarda le cifre proposte, a condizione<br />

che sia rispettato il principio della doppia maggioranza e dell’abbassamento della soglia fissata a Nizza; […]<br />

7. deplora la decisione che palesemente è stata assunta di sopprimere il Consiglio legislativo, la cui funzione era di assicurare<br />

una separazione più netta tra le funzioni esecutive e legislative del Consiglio, nonché di assicurare la piena trasparenza<br />

dell’iter legislativo; auspica che venga quanto meno mantenuta l’opzione di istituire il Consiglio legislativo in<br />

una fase successiva;<br />

[…] 9. ribadisce il suo sostegno alle proposte contenute nel progetto di Costituzione per quanto riguarda la composizione<br />

della Commissione; ritiene che l’attribuzione di un commissario a ogni Stato membro rischi di conferire<br />

all’istituzione un carattere intergovernativo;<br />

[…] 12. insiste sull’importanza di introdurre una procedura agile e flessibile per la revisione della Parte III della Costituzione;<br />

13. sostiene fermamente il progetto di convocare una Conferenza di revisione del trattato EURATOM, per sopprimere<br />

le norme obsolete e superate di tale trattato, segnatamente per quanto riguarda l’assenza di procedure decisionali democratiche;”<br />

Il PE aveva dunque ufficialmente individuato e denunciato la vera origine di un possibile fallimento<br />

della CIG nella messa in discussione delle riforme istituzionali, del voto a maggioranza qualificata e<br />

del principio della doppia maggioranza da parte dei governi della Spagna e della Polonia, ma anche<br />

aveva deplorato la soppressione del Consiglio legislativo, come diverse facce della stessa logica di<br />

restaurazione del coordinamento intergovernativo, nell’ambito della quale il PE iscriveva ormai<br />

quella stessa proposta di attribuire un commissario per ogni Stato membro, che pur era stata a suo<br />

tempo uno dei suoi stessi principi. Sempre in base allo scopo di evitare di offrire spazi a tale logica<br />

e quindi alla convocazione di nuove CIG, il PE proponeva pure “una procedura agile e flessibile per<br />

la revisione della Parte III della Costituzione”, senza chiedersi peraltro come ciò sarebbe stato possibile<br />

in presenza di un unico trattato costituzionale. E infine, sempre in base alla stessa strategia,<br />

richiedeva una Conferenza di revisione del trattato EURATOM, proprio in quanto privo di “procedure<br />

decisionali democratiche”.<br />

La CIG, nel frattempo, andava incontro al proprio destino. Il 9 dicembre 2003 la Presidenza italiana<br />

emanava il documento CIG 60/03, in cui presentava, quale risultato del precedente conclave ministeriale<br />

di Napoli del 28-29 novembre 2003, due documenti distinti: nel primo (CIG 60/03 ADD 1)<br />

venivano esposte, sotto forma di progetti di testo del trattato, le proposte sulle questioni virtualmente<br />

risolte, mentre nel secondo (CIG 60/03 ADD 2) venivano indicate le “questioni politiche più sensibili”<br />

e le proposte relative. Per tutte le altre questioni “il testo del progetto di trattato costituzionale<br />

figurante nel documento CIG 50/03 resta invariato.” In tal modo il “risultato finale della CIG do-

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