cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"
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Ma soprattutto, nel punto b), si sosteneva:<br />
“E’ necessario assicurare che il principio dell’attendibilità democratica, al quale aderiscono tutti gli Stati membri, sia<br />
pienamente rispettato a livello della Comunità. L’attuale trasferimento di compiti alla Comunità e il corrispondente incremento<br />
nel potere e nelle responsabilità delle sue istituzioni richiede un rafforzamento del controllo democratico.<br />
Questo obiettivo sarà perseguito attraverso una serie di misure, che possono essere le seguenti:<br />
- un crescente coinvolgimento per il Parlamento Europeo<br />
= nel processo legislativo, includendo, se possibile, forme di codecisione,<br />
= nel campo delle relazioni esterne,<br />
- un’accresciuta attendibilità attraverso un rafforzato controllo da parte del Parlamento Europeo sulla realizzazione delle<br />
politiche concordate della Comunità;<br />
- un rafforzamento del carattere democratico di altre istituzioni (p.e. un ruolo specifico del Parlamento Europeo nella<br />
nomina del presidente e dei membri della Commissione, una maggiore trasparenza e apertura nel lavoro della Comunità…):<br />
- un maggiore coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nel processo democratico entro l’Unione, in particolare in aree<br />
dove una nuova competenza sarà trasferita all’Unione.<br />
In altri termini venivano largamente ripresi i contenuti della stessa risoluzione del PE del 14 marzo<br />
1990 e soprattutto venivano chiaramente posti i termini del problema principale che da allora in poi<br />
caratterizzerà la storia dell’integrazione europea sino a oggi: la necessità di nuovi poteri deve comportare<br />
il corrispondente aumento della legittimazione democratica e, in un’Unione Politica, ciò significa<br />
che questa deve essere caratterizzata da una chiara e piena democrazia europea, almeno nella<br />
dimensione rappresentativa.<br />
In ogni caso tale schema metteva in grado il Consiglio europeo di Dublino del giugno 1990 di dibattere<br />
sulla convocazione di una Conferenza intergovernativa sull’Unione Politica, che definisse il<br />
necessario quadro per la trasformazione dell’intero complesso delle relazioni tra gli Stati membri in<br />
un’Unione Europea, alla quale fossero attribuiti i necessari mezzi d’azione.<br />
E infatti, nelle sue conclusioni, il Consiglio europeo 1) accoglieva pienamente tale obiettivo, 2) registrava<br />
i progressi verso l’Unione Europea, attuati nei settori: della realizzazione dell’Atto unico<br />
europeo (il mercato interno, la ricerca, la dimensione sociale, lo SME), dell’Unione Economica e<br />
Monetaria, dell’Unione Politica e dell’unificazione tedesca, 3) prendeva atto dei progressi nei campi<br />
relativi a un’Europa del popolo (l’ambiente, il libero movimento delle persone, la lotta contro le<br />
droghe e il crimine organizzato, la lotta contro l’antisemitismo, il razzismo e la xenofobia) 114 e 4)<br />
indicava le linee guida della cooperazione politica europea nelle relazioni esterne 115 .<br />
In particolare il Consiglio europeo decideva il contemporaneo avvio di due Conferenze intergovernative,<br />
una, per il 13 dicembre 1990, sull’Unione Economica e Monetaria (per la programmazione<br />
delle ultime sue fasi), e l’altra, per il 14 dicembre 1990, sull’Unione Politica (avente come base di<br />
lavoro il relativo documento citato), con l’obiettivo della ratifica dei risultati di entrambe (sotto<br />
forma di altrettanti trattati emendativi) da parte degli Stati membri entro il 1992. In tal modo si poneva<br />
fine all’assunto storico, risalente alla Dichiarazione di R. Schuman e mantenuto sino ad allora,<br />
della realizzazione dell’Unione economica e monetaria come necessaria premessa dell’Unione (politica)<br />
europea e anzi si faceva chiaramente intendere che proprio la ormai prossima Unione Europea,<br />
secondo lo schema caro ad A. Briand, avrebbe realizzato compiutamente la più remota Unione<br />
economica e monetaria. Il fatto nuovo era che sia tale simultaneità delle due Conferenze intergovernative,<br />
sia tale loro strettissima tabella di marcia erano entrambe dettate dalla prospettiva<br />
114 A questo proposito si diceva: “Il Consiglio europeo sottolinea che un obiettivo fondamentale dell’integrazione europea<br />
è la promozione dei <strong>diritti</strong>, delle libertà e del benessere del singolo cittadino. Esso sottolinea l’importanza di<br />
un’Europa del popolo che cerchi di assicurare e di portare a casa in una via diretta e pratica il beneficio della Comunità<br />
per tutti i suoi cittadini.”<br />
115 A proposito dell’Europa centrale e orientale, si diceva tra l’altro: “Il Consiglio europeo esprime la sua profonda soddisfazione<br />
di fronte al progresso già fatto e alla prospettiva del superamento delle divisioni dell’Europa e della restaurazione<br />
dell’unità del continente, i cui popoli condividono un’eredità e una cultura comuni.”