cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"
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- “raccogliere in un titolo specifico del trattato intitolato “<strong>diritti</strong> dei cittadini” l’insieme dei <strong>diritti</strong> derivanti per i cittadini<br />
dall’appartenenza all’Unione Europea; chiede alla Commissione di studiare le conseguenze giuridiche e finanziarie<br />
dell’eventuale riconoscimento a tali <strong>diritti</strong> di un effetto diretto”.<br />
Con questa risoluzione il PE rilanciava dunque il rinnovamento della “democrazia europea” in direzione<br />
di una nuova “<strong>cittadinanza</strong> <strong>attiva</strong>”, che si doveva misurare sia nella dimensione propriamente<br />
partecipativa, sia nella dimensione rappresentativa.<br />
Un mese dopo, il 15 marzo 1999, il Comitato di esperti indipendenti pubblicava un rapporto in cui<br />
criticava severamente la gestione della Commissione, stimando che nella loro collegialità i commissari<br />
non controllassero abbastanza le loro amministrazioni, coinvolgendo nelle critiche non solo i<br />
due commissari citati, ma anche altri membri della Commissione. 281 Di fronte all’inevitabile prospettiva<br />
dell’adozione, da parte del PE, di una nuova mozione di censura nei suoi confronti, la<br />
Commissione Santer dava quel giorno stesso le proprie dimissioni, con più di dieci mesi d’anticipo<br />
rispetto alla fine del mandato. La Commissione dimissionaria veniva presieduta ad interim da Manuel<br />
Marín.<br />
Per la prima volta, dunque, nella storia del processo d’integrazione europea, la Commissione europea<br />
rassegnava in blocco le proprie dimissioni in seguito a una semplice presa di posizione critica,<br />
non ancora formalizzata, del PE nei suoi confronti. Da allora in poi i rapporti tra la Commissione e<br />
il PE sarebbero stati assai più simili a quelli tra il governo e il Parlamento di uno Stato membro.<br />
Di fronte a tali sviluppi della situazione il Consiglio europeo di Berlino del 24-25 marzo 1999 282<br />
decideva, in primo luogo, di approvare l’”Agenda 2000”, con l’indicazione delle “nuove prospettive<br />
finanziarie”, nonché di disposizioni su “risorse proprie e squilibri di bilancio”.<br />
Per quanto riguarda le nuove prospettive finanziarie, il Consiglio europeo, esaminati “gli aspetti generali”,<br />
esponeva una “presentazione delle prospettive finanziarie nel contesto dell’allargamento”,<br />
che avrebbe inciso sul bilancio futuro dell’UE, ed enunciava i “principi che sovrintendono al rinnovo<br />
dell’accordo interistituzionale” tra Consiglio, PE e Commissione sulla procedura di bilancio in<br />
previsione di tale maggiorazione degli oneri dell’UE. Erano poi precisate delle “rubriche” ossia dei<br />
capitoli di spesa specifici nei settori dell’agricoltura, delle azioni strutturali, delle politiche interne,<br />
delle azioni esterne, delle spese amministrative e delle riserve.<br />
Per quanto riguarda il quadro “risorse proprie e squilibri di bilancio”, venivano presentate due “tabelle”,<br />
una sulle “prospettive finanziarie dell’UE a 15” e l’altra sul “quadro finanziario dell’UE a<br />
21”, quanti erano gli Stati membri allora previsti in seguito all’allargamento. 283<br />
In secondo luogo il Consiglio europeo di Berlino non si limitava ad accogliere le dimissioni di Santer,<br />
bensì procedeva immediatamente alla nomina del suo successore alla guida della Commissione.<br />
284 La scelta cadeva sul nome dell’italiano Romano Prodi, in virtù sia dell’accreditato orientamento<br />
politico di sinistra, sia dei risultati acquisiti dal governo italiano da lui presieduto per l’Italia<br />
e per l’Europa. 285<br />
281<br />
Tra questi ultimi figurava anche Emma Bonino, severamente criticata per la sua gestione dell’Ufficio umanitario della<br />
CE (ECHO).<br />
282<br />
Questo fu il primo Consiglio europeo “di primavera” ossia, a partire da questa riunione, il Consiglio europeo si sarebbe<br />
riunito, in seduta ordinaria, non più una sola volta, bensì due volte per semestre.<br />
283<br />
Ancora una volta venivano, peraltro, mantenute sia la quota enorme della PAC (45% delle spese), sia la compensazione<br />
finanziaria speciale per il Regno Unito.<br />
284<br />
Da questo momento anche il rapporto tra il Consiglio europeo e la Commissione sarebbe stato ancora più simile al<br />
rapporto tra il capo di Stato e il governo di uno Stato membro. E tuttavia tale designazione immediata, prima delle elezioni<br />
europee del giugno 1999, veniva a sconvolgere la tabella di marcia prospettata dal PE al proposito.<br />
285<br />
Per il primo motivo: nella primavera 1999 il PE aveva come primo gruppo parlamentare quello del PSE (214 seggi).<br />
Per il secondo motivo: nel periodo tra il settembre 1992 e il maggio 1996 nessuno nell’UE era disposto a scommettere<br />
sulle possibilità dell’Italia di entrare nella zona euro, anzi semmai si era disposti a scommettere sull’impossibilità di<br />
questo evento e comunque la Germania era persino contraria a tale eventualità. In seguito ai sorprendenti risultati, in<br />
termini di risanamento finanziario e morale, del governo Prodi tra il maggio 1996 e l’ottobre 1998, non stupisce che<br />
proprio la presidenza tedesca del Consiglio europeo di Berlino decidesse di proporre il nome di Prodi per la guida della<br />
Commissione europea in un momento così delicato per l’UE quanto ai temi della concussione, della corruzione, della<br />
frode e del dissesto finanziario in “casa europea”.