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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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g) la dimensione sociale (vedi oltre)<br />

2) l’avvio del compimento dell’unione economica e monetaria (UEM) (con la conferma dell’avvio<br />

della prima fase per il 1° luglio 1990, la convocazione entro il 1990 di una conferenza intergovernativa,<br />

incaricata di studiare le fasi finali e di preparare emendamenti ai trattati vigenti in vista di un<br />

nuovo trattato sull’UEM, e il varo dell’UEM entro le elezioni del Parlamento Europeo del 1994)<br />

3) l’azione esterna della Comunità, all’insegna della responsabilità e della solidarietà verso i Paesi<br />

terzi nel mondo e in particolare in Europa (con l’apertura alla progressiva loro integrazione nella<br />

Comunità).<br />

Nell’ambito di tale corposo programma spiccava in particolare la “dimensione sociale”, con la conseguente<br />

adozione, da parte del Consiglio europeo (con l’eccezione significativa della Gran Bretagna),<br />

della citata “Carta dei <strong>diritti</strong> sociali fondamentali dei lavoratori”.<br />

Nonostante i suoi limiti intrinseci (diversità di trattamento nei confronti dei lavoratori di Paesi terzi<br />

e di quelli con contratti temporanei 107 e applicazione lasciata alla discrezionalità degli Stati membri)<br />

e il carattere legalmente non vincolante di essa (già denunciati dal Parlamento Europeo) e l’assenza<br />

dell’adesione britannica, la “Carta sociale” ebbe il merito di far rientrare la “dimensione sociale”<br />

europea nel campo dei <strong>diritti</strong> umani della Comunità, con veri e propri <strong>diritti</strong> sociali (oltre a quelli<br />

economici, civili e politici), che saranno perciò recepiti dalla futura “Carta dei <strong>diritti</strong> fondamentali<br />

dell’Unione”, e perciò di porre le premesse giuridiche di una legislazione sociale europea. Anzi,<br />

proprio la perdurante assenza di un’adeguata legislazione sociale europea sarà uno dei motivi<br />

d’insoddisfazione dei cittadini europei della Francia, che li condurrà a respingere il futuro TCE nel<br />

2005.<br />

In ogni caso il complessivo programma d’azione della Comunità Europea, qual era previsto dal<br />

Consiglio europeo di Strasburgo, ricevette anch’esso un’accoglienza con decisive riserve da parte<br />

del Parlamento Europeo, che, nella sua risoluzione del 14 dicembre 1989 “sul Consiglio europeo di<br />

Strasburgo e sui sei mesi in carica della presidenza francese”, faceva notare la persistente assenza di<br />

un impegno concreto per la costruzione immediata dell’Unione Europea.<br />

La successiva presidenza irlandese del Consiglio europeo (iniziata il 1° gennaio 1990) proponeva<br />

allora di organizzare una “pre-conferenza interistituzionale”, da svolgersi nei primi mesi del 1990,<br />

al fine di venire in chiaro sugli obiettivi della programmata conferenza intergovernativa, e successivamente<br />

delle “assise” con membri dei Parlamenti nazionali, da svolgersi in connessione con la<br />

CIG.<br />

Questa iniziativa della presidenza irlandese del Consiglio europeo dava allora occasione al Parlamento<br />

Europeo di precisare tutti i propri obiettivi generali, attraverso l’approvazione della<br />

risoluzione del 14 marzo 1990 “sulla conferenza intergovernativa nel contesto della strategia del<br />

Parlamento Europeo per l’Unione Europea” (relatore: David Martin 108 ). In questa risoluzionechiave<br />

ai fini della comprensione degli sviluppi successivi del processo d’integrazione europea sino<br />

a oggi, il PE sosteneva:<br />

“B. premesso che è sempre più necessario trasformare rapidamente la Comunità Europea in un’Unione Europea di tipo<br />

federale e che vada al di là del mercato unico e dell’unione economica e monetaria; […]<br />

3. (a) Conferma la sua decisione di convocare una pre-conferenza, che coinvolga il Parlamento Europeo, la Commissione<br />

e il Consiglio, per la proposta di:<br />

l’introduzione imminente di una Carta sanitaria di emergenza europea e di una “Carta della gioventù europea”. In modo<br />

simile, il Consiglio europeo saluta in particolare il decisivo progresso fatto di recente verso l’accordo sulla garanzia a<br />

tutti i cittadini della Comunità del diritto di residenza nello Stato membro di loro scelta. Questa importante misura, la<br />

cui adozione è prevista prima della fine dell’anno, rappresenta un importante passo verso l’integrazione dei popoli della<br />

Comunità. […] ”<br />

107 A questo proposito la citata risoluzione del PE del 22 novembre 1989 aveva argomentato profeticamente il proprio<br />

disaccordo su: “la restrizione di numerosi <strong>diritti</strong> a quelli in impiego “non temporaneo”, che pone un pericoloso punto<br />

interrogativo nei confronti del destino dei lavoratori impiegati temporaneamente in uno Stato membro diverso dal loro<br />

proprio e che può condurre al dumping sociale.” Quindici anni dopo quest’ultimo spettro sarebbe divenuto un vero e<br />

proprio incubo per il popolo francese.<br />

108 David Martin è dal 1984 membro britannico del PE nel gruppo del PSE.

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