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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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glio europeo di Madrid sottolineava l’insufficienza delle misure sino ad allora realizzate. Infine rilevava<br />

che, nell’ambito dell’istituzione del mercato unico europeo, doveva essere data agli aspetti<br />

sociali la stessa importanza conferita agli aspetti economici.<br />

Effettivamente la realizzazione allora in corso del mercato interno stava portando sempre più alla<br />

luce la necessità che il compimento di quest’ultimo fosse accompagnato dall’emersione di una “dimensione<br />

sociale” della Comunità e soprattutto che questa trovasse un suo preciso riferimento<br />

nell’indicazione chiara di una serie di <strong>diritti</strong> sociali validi per tutti i lavoratori residenti nella Comunità,<br />

a prescindere dalla diversità degli Stati membri di residenza. Sotto la spinta di diverse risoluzioni,<br />

in merito, del Parlamento Europeo, il Consiglio europeo, nelle sue varie riunioni, aveva sempre<br />

più concordato con tale necessità, inducendo alla fine lo stesso Consiglio (dei ministri) a varare<br />

il 30 ottobre 1989 la “Carta dei <strong>diritti</strong> sociali fondamentali dei lavoratori” 103 (vedi qui i punti principali<br />

di essa).<br />

I. La caduta del muro di Berlino e la “corsa” verso l’Unione Europea<br />

Tale strategia complessa e tortuosa del Consiglio europeo verso la costruzione dell’Unione Europea<br />

era destinata ad andare incontro a un totale sconvolgimento di fronte a eventi ancora impensabili fino<br />

ad allora. Qualche giorno dopo, infatti, il mondo intero voltava pagina, chiudendo virtualmente il<br />

Novecento come “secolo breve” e in particolare la pluridecennale divisione dell’Europa in due<br />

blocchi contrapposti tra loro. Il 9 novembre 1989 crollava infatti il muro di Berlino e la Germania<br />

Est od Orientale ossia la comunista Repubblica Democratica Tedesca apriva le proprie frontiere con<br />

la Germania Ovest, preludio di un crollo generale dell’assetto geopolitico dell’intera Europa orientale.<br />

Il successivo Consiglio europeo di Strasburgo dell’8-9 dicembre 1989 fu quanto mai lucido e pronto<br />

nel valutare la situazione e agire di conseguenza. Infatti, nel quadro del secondo “pilastro” ossia<br />

della Cooperazione politica europea, esso emanava una Dichiarazione sull’Europa centrale e orientale,<br />

in cui sottolineava:<br />

“Ogni giorno nell’Europa centrale e orientale il cambiamento si sta affermando con sempre più forza. Dovunque è stata<br />

espressa una potente aspirazione verso la libertà, la democrazia, il rispetto dei <strong>diritti</strong> umani, la prosperità, la giustizia<br />

sociale e la pace. La gente sta mostrando chiaramente la propria volontà di prendere in mano il proprio destino e di scegliere<br />

il sentiero del proprio sviluppo. Un simile sviluppo profondo e rapido non sarebbe stato possibile senza la politica<br />

di apertura e di riforma condotta dal Sign. Gorbaciov.<br />

Esprimendo i sentimenti del popolo dell’intera Comunità, siamo profondamente rallegrati dai mutamenti in atto. Questi<br />

sono eventi storici e senza dubbio i più importanti dalla seconda guerra mondiale. Il successo di una Comunità Europea<br />

forte e dinamica, la vitalità del processo della CSCE e la stabilità nell’area della sicurezza, a cui partecipano gli Stati<br />

Uniti e il Canada, hanno grandemente contribuito ad essi.<br />

Questi mutamenti danno ragione alla speranza che la divisione in Europa possa essere superata, in accordo con gli intenti<br />

dell’Atto finale di Helsinki, […].<br />

Cerchiamo il rafforzamento dello stato di pace in Europa, nel quale il popolo tedesco riguadagnerà la sua unità attraverso<br />

una libera autodeterminazione. Questo processo avrà luogo in modo pacifico e democratico, nel pieno rispetto dei<br />

rilevanti accordi e trattati e di tutti i principi definiti dall’Atto finale di Helsinki, in un contesto di dialogo e di cooperazione<br />

fra l’Est e l’Ovest. Esso deve aver luogo anche nella prospettiva dell’integrazione europea. […]<br />

103 La “Carta sociale” varata dal Consiglio peraltro riceverà ben presto una drastica censura da parte del Parlamento Europeo,<br />

con la sua risoluzione del 22 novembre 1989 “sulla Carta comunitaria dei <strong>diritti</strong> sociali fondamentali”. In essa il<br />

PE pronunciava, tra l’altro, la seguente denuncia generale: “2. Considera che il progetto di Carta Sociale adottato dalla<br />

Commissione il 27 settembre 1989 costituisca un primo passo verso l’istituzione di <strong>diritti</strong> sociali fondamentali nella<br />

Comunità Europea, ma che esso rappresenti una soglia minima, sotto la quale il Consiglio Europeo non può andare; deplora<br />

l’annacquamento di molti punti nel testo emendato della Carta, accolto dal Consiglio dei ministri degli affari sociali<br />

il 30 ottobre 1989 per la trasmissione al Consiglio Europeo di Strasburgo; chiede al Consiglio di Strasburgo di rivedere<br />

e di migliorare il testo per preservare la sua credibilità a fronte delle aspettative dei cittadini della Comunità; deplora<br />

il fatto che la Carta non sia stata incorporata nella legge della Comunità per mezzo di strumenti vincolanti, come<br />

richiesto dal Parlamento Europeo.”

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