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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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- il PE avrebbe conosciuto un rafforzamento della “dimensione politica delle sue relazioni con la Commissione”<br />

- perciò “il riassorbimento graduale dello squilibrio politico tuttora esistente fra il livello di integrazione già realizzato<br />

e la partecipazione dei cittadini e delle forze politiche al processo di integrazione europeo induce a ricercare […]<br />

l’istituzione di un rapporto chiaro, forte e pubblico tra le scelte effettuate dai cittadini nel quadro delle elezioni<br />

europee e la designazione del presidente della Commissione, anche per evitare che l’elezione del Parlamento venga<br />

vissuta al massimo come un mero esercizio elettorale nazionale” 276<br />

- di conseguenza l’elezione del presidente della Commissione comporta scelte in ordine non solo “alle personalità designate,<br />

ma anche alla struttura della Commissione, agli impegni di ordine istituzionale della stessa e al suo programma<br />

legislativo”, mentre il voto finale di approvazione collettiva “deve essere un voto di fiducia all’organo nel suo complesso,<br />

sulla base di una valutazione positiva del metodo e dei contenuti”, nonché “sulla qualità delle relazioni dello stesso<br />

con il Parlamento”<br />

- per tutti questi motivi “solo un presidente molto autorevole potrà garantire che una delle istituzioni chiave dell’Unione<br />

continui a svolgere il ruolo di impulso politico”<br />

- in ogni caso andava riconosciuta non solo al Consiglio, ma anche al PE “la possibilità di richiedere le dimissioni<br />

d’ufficio di membri della Commissione”<br />

Sulla base di queste implicazioni politiche delle nuove disposizioni del trattato di Amsterdam, il PE<br />

proponeva le seguenti misure per la formazione già della successiva Commissione.<br />

Per quanto riguarda le “modalità di designazione e voto di approvazione della designazione del presidente<br />

della Commissione”, il PE proponeva:<br />

- “la persona che i governi degli Stati membri […]designeranno “di comune accordo” alla carica di presidente della<br />

Commissione dovrà avere caratteristiche personali e politiche tali da riscuotere il favore di un Parlamento neoeletto”;<br />

- “sarebbe un passo importante del processo di integrazione politica se, durante le campagne per le future elezioni europee,<br />

le formazioni politiche europee proponessero ciascuna il candidato che auspicano di veder accedere alla carica<br />

di presidente della Commissione europea; in tal modo la campagna sarebbe incentrata su questi candidati, il che contribuirebbe<br />

a conferire una maggiore visibilità alle elezioni europee”; 277<br />

- la designazione, da parte del Consiglio europeo, del presidente della Commissione doveva avvenire dopo le elezioni<br />

del PE;<br />

- subito dopo la designazione, il presidente designato della Commissione doveva dar modo al PE di esprimere un voto<br />

“sulla base degli impegni che il presidente designato assumerà in ordine agli “orientamenti politici” che caratterizzeranno<br />

il suo mandato, alla qualità delle relazioni interistituzionali, ai criteri ai quali si atterrà nel concorrere con i governi<br />

alla designazione delle persone da nominare membri della Commissione, nonché al calendario e al metodo per pervenire<br />

alla riforma istituzionale, preliminare all’allargamento dell’Unione”<br />

Oltre a questo elenco molto impegnativo di requisiti politici del futuro presidente della Commissione,<br />

il PE proponeva, per quanto riguarda “composizione e riorganizzazione interna della Commissione”,<br />

le seguenti misure:<br />

- “un numero considerevole di membri della Commissione dovrebbe essere scelto fra parlamentari europei in carica 278 e<br />

tutte le personalità designate dovrebbero avere maturato significative esperienze politiche, istituzionali e parlamentari in<br />

materie europee”<br />

- una netta suddivisione degli incarichi<br />

- “l’organizzazione di audizioni con i singoli commissari da parte del Parlamento”<br />

276 In questa importante affermazione il PE lanciava il suo guanto di sfida alla progressiva disaffezione dell’elettorato<br />

europeo, sempre più incline a vedere le elezioni europee al massimo come una sorta di nuovo test elettorale nazionale,<br />

più o meno interessante a seconda dei casi nazionali. L’esito politico complessivo delle elezioni europee come motivo<br />

determinante nella stessa designazione del nuovo presidente della Commissione avrebbe dovuto infatti determinare, già<br />

di per sé, secondo il PE, un motivo di recupero d’interesse per le elezioni europee.<br />

277 Questa ulteriore proposta, tuttora futuribile, attende l’esito del completo sviluppo dei partiti politici europei. Una volta<br />

fosse realizzata, un pubblico nazionale difficilmente farebbe a meno di votare per il candidato, pur di diversa nazionalità,<br />

del proprio orientamento politico, persino in presenza di un candidato connazionale di opposto orientamento politico.<br />

A quel punto le elezioni europee diverrebbero quindi davvero europee.<br />

278 Questa richiesta, di per sé in aperta contraddizione con l’incompatibilità sancita fin dal 1976 tra membri della Commissione<br />

e membri del PE, era da intendere per la proposta delle dimissioni da membro del PE al fine della nomina a<br />

membro della Commissione. Tuttavia le uniche persone che la futura Commissione (19 commissari) accoglierà dalle<br />

fila del PE saranno quelle del belga Philippe Busquin (PSE) per la ricerca e della lussemburghese Viviane Reding (PPE)<br />

per l’educazione e la cultura.

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