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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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La prima priorità doveva consistere in: nuove strategie dell’UE in materia di comunicazioni elettroniche<br />

mobili e a banda larga all’avanguardia; una maggiore concorrenza nel settore dei servizi; in<br />

particolare un efficiente mercato unico per i servizi finanziari mirante a fornire maggiori capitali di<br />

rischio a un costo inferiore; il rispetto dei <strong>diritti</strong> di proprietà intellettuale e in particolare il brevetto<br />

comunitario; l’eliminazione degli ostacoli al mercato interno derivanti dal sistema fiscale ovvero<br />

delle misure fiscali dannose.<br />

La seconda priorità consisteva essenzialmente nella necessità della semplificazione effettiva della<br />

regolamentazione sia europea, sia nazionale.<br />

La terza priorità era una più celere creazione di uno spazio europeo della conoscenza, garantendo il<br />

potenziamento degli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo (attraverso sostegni e incentivi<br />

opportuni), realizzando un’istruzione di alta qualità (formazione delle risorse umane, incentivi a restare<br />

nell’UE, mobilità dei ricercatori entro l’UE e concorrenza nel settore per la promozione<br />

dell’eccellenza), fornendo sostegno maggiore alla ricerca di base di altissima qualità (con finanziamenti<br />

attraverso un apposito Consiglio della ricerca) e avviando il progetto ITER (reattore termonucleare<br />

sperimentale internazionale, a fusione).<br />

La quarta priorità comportava la piena <strong>attiva</strong>zione della formazione “Competitività” del Consiglio.<br />

Tale dinamismo doveva rispettare peraltro la centralità della “coesione sociale”, attraverso<br />

l’ammodernamento dei sistemi di protezione sociale e in particolare dei sistemi pensionistici e di<br />

assistenza sanitaria.<br />

Infine la crescita doveva risultare sostenibile “sotto il profilo ambientale”, migliorando l’efficienza<br />

energetica, aumentando l’utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili, riducendo le emissioni e incoraggiando<br />

lo sviluppo delle tecnologie pulite.<br />

Per quanto riguarda invece la creazione di “nuovi e migliori posti di lavoro”, il Consiglio europeo<br />

riconosceva l’urgenza di essa e anzi, capovolgendo le affermazioni tradizionali, affermava:<br />

“L’aumento dei tassi di occupazione è essenziale per realizzare la crescita economica e […] per favorire<br />

l’inclusione sociale.” A questo proposito si individuavano tre sfide strutturali specifiche: adattabilità,<br />

attrazione del mercato del lavoro ovvero miglioramento qualitativo del lavoro e investimento<br />

nel capitale umano.<br />

L’”adattabilità” richiedeva la riduzione dei costi del lavoro non salariali, l’aggancio delle retribuzioni<br />

alla produttività e la promozione di forme di lavoro flessibili.<br />

L’”attrazione di un maggior numero di persone sul mercato del lavoro” esigeva la presenza di<br />

“chiari vantaggi finanziari” del lavoro, con strategie specifiche per le donne (rimozione delle disparità<br />

in materia retributiva e luoghi di lavoro compatibili con le esigenze familiari) e per i lavoratori<br />

anziani (adeguati incentivi giuridici e finanziari).<br />

I “maggiori e più efficaci investimenti nel capitale umano” dovevano comportare il riconoscimento<br />

del ruolo vitale dell’istruzione e della formazione, con un adeguato rilievo alla strategia<br />

dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.<br />

In conclusione il Consiglio europeo sottolineava ancora una volta: “La sfida ora è sviluppare quanto<br />

realizzato.” Inoltre veniva prevista una “promozione della libera circolazione dei lavoratori”, con<br />

l’introduzione della “tessera di assicurazione sanitaria europea” nel giugno 2004 e soprattutto il “riconoscimento<br />

reciproco delle qualifiche professionali” e l’”Europass”.<br />

Per rafforzare l’attuazione nazionale di tali orientamenti economico-sociali europei, il Consiglio europeo<br />

lanciava inoltre la proposta della “creazione di partenariati per le riforme” a livello nazionale,<br />

che “coinvolgano le parti sociali, la società civile e le autorità pubbliche”, accanto al potenziamento<br />

del vertice sociale tripartito a livello UE.<br />

Infine il Consiglio europeo convocava per il vertice di primavera del 2005 l’”orizzonte 2005” ovvero<br />

l’esame intermedio della strategia di Lisbona a metà del suo percorso decennale.<br />

Nel PE, invece, si svolgevano tra il 13 e il 15 aprile 2004 le audizioni pubbliche dei Commissari designati<br />

dei dieci Paesi aderenti.

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