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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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“prigionieri di guerra” (Guantànamo), l’erezione di pesanti barriere nel rilascio dei visti d’ingresso<br />

negli Stati Uniti persino ai cittadini dell’Unione, sottoposti anch’essi, in tal caso, a pesanti limitazioni<br />

del diritto alla protezione dei dati personali, e lo sfruttamento dello spazio aereo UE, compreso<br />

l’uso di aeroporti europei, per i voli di trasferimento di “prigionieri di guerra”, catturati persino<br />

in territorio europeo, verso Paesi dove fosse ancora permessa di fatto la pratica della tortura per gli<br />

interrogatori.<br />

All’inizio, peraltro, prevalse anche nell’UE il senso della minaccia mortale alla civiltà globale dei<br />

<strong>diritti</strong> umani, costituita dal terrorismo islamico, e dunque la profonda solidarietà con gli Stati Uniti.<br />

Infatti, per l’occasione, fu subito convocata d’urgenza la riunione informale straordinaria del Consiglio<br />

europeo di Bruxelles del 21 settembre 2001. Quasi anticipando tutti i possibili risvolti della situazione,<br />

il Consiglio europeo affermava:<br />

“Il terrorismo rappresenta una vera sfida per il mondo e per l’Europa. Il Consiglio europeo ha deciso che la lotta al terrorismo<br />

costituirà più che mai un obiettivo prioritario per l’Unione Europea.<br />

Peraltro l’Unione Europea respinge solennemente qualsiasi identificazione tra i gruppi di terroristi fanatici e il mondo<br />

arabo e musulmano.”<br />

Stabilita questa importante premessa, l’UE emetteva la propria dichiarazione di guerra globale al<br />

terrorismo nei seguenti termini:<br />

“Il Consiglio europeo è pienamente solidale con il popolo americano di fronte agli attentati terroristici sanguinosi. Questi<br />

atti costituiscono un attacco inferto alle nostre società aperte, democratiche, tolleranti e pluriculturali. Toccano la coscienza<br />

di ciascun essere umano. L’Unione Europea coopererà con gli Stati Uniti per consegnare alla giustizia e punire<br />

gli autori, i responsabili e i complici di questi atti inumani. In base alla risoluzione 1368 del Consiglio di sicurezza una<br />

reazione americana è legittima. Gli Stati membri dell’Unione sono disposti, ciascuno secondo i propri mezzi, ad impegnarsi<br />

in siffatte azioni. Dette azioni devono essere mirate e possono anche essere dirette contro gli Stati che aiutassero,<br />

sostenessero od ospitassero terroristi. […] 352<br />

Inoltre l’Unione Europea invita a costituire una coalizione globale quanto più ampia possibile contro il terrorismo, sotto<br />

l’egida delle Nazioni Unite. Oltre all’Unione Europea e agli Stati Uniti la coalizione dovrà comprendere almeno i Paesi<br />

candidati all’adesione, la Federazione russa, i nostri partner arabi e musulmani, nonché qualsiasi altro Paese disposto a<br />

difendere i nostri valori comuni. L’Unione Europea intensificherà il suo impegno contro il terrorismo mediante un approccio<br />

coordinato e interdisciplinare che abbracci tutte le politiche dell’Unione. Si adopererà affinché l’approccio sia<br />

conforme al rispetto delle libertà fondamentali su cui si fonda la nostra civiltà.”<br />

Le condizioni poste dall’UE erano, dunque chiare: incondizionato appoggio anche alla partecipazione<br />

ad interventi militari, ma a) diretti contro Stati che ospitassero effettivamente terroristi, b)<br />

condotti sotto l’egida delle Nazioni Unite, c) appoggiati da una coalizione davvero globale (USA,<br />

UE, Russia e Paesi arabi) e soprattutto d) con la partecipazione di un’Unione, che avrebbe badato<br />

comunque a rispettare “le libertà fondamentali su cui si fonda la nostra civiltà”. Il Consiglio europeo<br />

aveva dunque compreso e concordato fin dall’inizio le condizioni fondamentali della vittoria<br />

nella guerra contro il terrorismo, il mancato rispetto delle quali avrebbe comportato viceversa<br />

l’aggravamento e la persistenza indefinita di tale conflitto.<br />

Nel quadro della “politica europea di lotta al terrorismo” veniva stabilito, fra l’altro:<br />

1) l’istituzione dell’ordine d’arresto europeo (insieme a una “definizione comune di terrorismo”),<br />

come sostitutivo dell’”attuale sistema di estradizione tra Stati membri”; pertanto esso “consentirà la<br />

consegna diretta delle persone ricercate, da autorità giudiziaria ad autorità giudiziaria, garantendo al<br />

tempo stesso i <strong>diritti</strong> e le libertà fondamentali”;<br />

2) l’”identificazione dei presunti terroristi in Europa, nonché delle organizzazioni che li sostengono,<br />

per compilare un elenco comune delle organizzazioni terroristiche” e la creazione, a tal fine, di<br />

“squadre investigative comuni”;<br />

352 In tal modo l’UE dichiarava di fatto il proprio attivo sostegno alla successiva guerra in Afghanistan contro il regime<br />

fondamentalista, che ospitava appunto la direzione strategica dell’organizzazione terroristica responsabile degli attentati<br />

dell’11 settembre.

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