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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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Il giorno dopo, il PE adottava la risoluzione (firmata da un enorme numero di membri) del 16 gennaio<br />

2003 “sull’elezione del presidente della commissione da parte del Paramento Europeo”, con la<br />

quale il PE invitava la Convenzione a “includere nella Costituzione Europea il principio secondo il<br />

quale il presidente della Commissione deve essere eletto dal Parlamento Europeo”.<br />

Poche settimane dopo, il 1° febbraio 2003, entrava in vigore il trattato di Nizza, aprendo così la<br />

strada definitivamente all’allargamento, secondo le proporzioni e la tabella di marcia previste dal<br />

Consiglio europeo.<br />

Ma ormai la situazione politico-militare internazionale stava precipitando, tanto che il Consiglio europeo<br />

si riuniva d’urgenza a Bruxelles il 17 febbraio 2003 (sotto la presidenza del primo ministro<br />

greco Costas Simitis (PASOK)), per una seduta dedicata esclusivamente alla “crisi irachena”. Con<br />

tono veramente profetico ammoniva: “Il modo in cui sarà gestita l'evoluzione della situazione in Iraq<br />

avrà importanti ripercussioni nel mondo per i prossimi decenni.” Perciò, anche se era effettivamente<br />

convinto che ci si trovasse in presenza di una “minaccia della proliferazione delle armi di<br />

distruzione di massa”, insisteva nell’affermare che “spetta anzitutto al Consiglio di sicurezza la responsabilità<br />

del disarmo dell’Iraq”. E soggiungeva: “Vogliamo raggiungere questo obiettivo in maniera<br />

pacifica. È chiaro che è proprio questo che vogliono i popoli d'Europa. La guerra non è inevitabile.<br />

L'uso della forza dovrebbe essere solo l'ultima risorsa”. E tuttavia, in base alla convinzione<br />

errata di cui sopra, precisava: “È il regime iracheno che deve porre fine a questa crisi ottemperando<br />

alle richieste del Consiglio di Sicurezza”. Perciò il Consiglio europeo giungeva a riconoscere<br />

che “l'unità e la fermezza della comunità internazionale, espresse con l'adozione all'unanimità<br />

della risoluzione 1441, e il concentramento delle forze militari sono stati fondamentali per ottenere<br />

il ritorno degli ispettori. Questi fattori resteranno essenziali se vogliamo ottenere la piena cooperazione<br />

che cerchiamo”. 368 Nella propria buona fede, errata, continuava: “Ribadiamo il pieno sostegno<br />

all'attuale missione degli ispettori ONU. Essi devono disporre del tempo e delle risorse ritenuti<br />

necessari dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tuttavia le ispezioni non possono durare<br />

indefinitamente in mancanza di una totale cooperazione da parte dell'Iraq”. Di qui la conclusione:<br />

“L'Iraq ha un'ultima opportunità per risolvere la crisi in modo pacifico. Il regime iracheno sarà il<br />

solo responsabile delle conseguenze se continua a beffarsi della volontà della comunità internazionale<br />

e non coglie quest'ultima occasione”.<br />

Si trattava di un vero ultimatum, basato sull’errata convinzione dell’effettivo possesso iracheno di<br />

armi di distruzione di massa e perciò, in mancanza della relativa consegna di esse da parte dell’Iraq,<br />

della responsabilità di quest’ultimo nell’inevitabile scatenarsi di una guerra. 369 E tuttavia restava<br />

chiara la condizione persino di quest’ultima: “spetta anzitutto al Consiglio di sicurezza la responsabilità<br />

del disarmo dell’Iraq”.<br />

Molto più chiara era la posizione del PE, espressa in quella stessa sede dal suo presidente,<br />

l’irlandese Pat Cox (PELDR):<br />

“- l'Iraq deve procedere al disarmo;<br />

- il Parlamento appoggia il lavoro degli ispettori delle Nazioni Unite;<br />

- è contrario ad azioni militari preventive unilaterali;<br />

- insiste sul rispetto del multilateralismo attraverso il processo avviato dalle Nazioni Unite;<br />

- auspica la massima espressione dell’unione di intenti dell’Europa.”<br />

Il PE era dunque anch’esso convinto che l’Iraq possedesse armi di distruzione di massa, eppure, con<br />

molta maggiore chiarezza rispetto al Consiglio europeo, sosteneva il “rispetto del multilateralismo<br />

attraverso il processo avviato dalle Nazioni Unite” (anche se esso si fosse concluso con una guerra<br />

368 E’ curiosa l’ingenuità di questa affermazione, quasi fosse plausibile che il concentramento di centinaia di miglia di<br />

soldati, dotati di effettive e anzi delle più formidabili “armi di distruzione di massa”, a decine di migliaia di chilometri<br />

dalla patria e in territorio “scomodo” (l’Arabia Saudita) potesse essere finalizzato semplicemente a “intimidire” l’Iraq.<br />

369 E’ quasi incredibile come una falsa informazione di intelligence abbia finito per condizionare mentalmente le decisioni<br />

delle massime autorità politiche mondiali nella formazione di un pregiudizio che rese logicamente impossibile<br />

qualsiasi via d’uscita pacifica dalla crisi.

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