27.05.2013 Views

cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

ti effettivamente tali <strong>diritti</strong>. In realtà tale primo punto conteneva pure delle conseguenze, peraltro<br />

ancora implicite, di ben più ampia portata. 99<br />

Il secondo punto, per certi versi, ancora più “rivoluzionario”, chiariva esplicitamente che, fatto salvo<br />

il principio che la <strong>cittadinanza</strong> europea era riservata solo ai cittadini degli Stati membri, esisteva<br />

la possibilità di estendere i <strong>diritti</strong> specifici di quest’ultima, in tutto o in parte, “ad altre persone”<br />

(non precisate, ma ravvisabili comunque negli o tra gli stranieri residenti nel territorio della Comunità)<br />

e soprattutto faceva intendere che il soggetto (non precisato) della decisione al riguardo non<br />

avrebbe potuto essere se non la stessa Comunità.<br />

Con l’adozione di tale impegnativo documento il Parlamento Europeo chiudeva la sua seconda legislatura<br />

e si procedeva quindi allo svolgimento delle nuove elezioni europee, svoltesi tra il 15 e il 18<br />

giugno 1989. Esse vedevano un’ulteriore leggera diminuzione dell’affluenza complessiva alle urne,<br />

pari al 58,5%, e soprattutto registrava un aumento del numero dei casi nazionali insoddisfacenti:<br />

Francia (48,7%), Paesi Bassi (47,2%), Danimarca (46,2%), nonché il caso preoccupante del Regno<br />

Unito (36,2%). E tuttavia, in occasione di tali elezioni, i “cittadini europei” d’Italia il 18 giugno<br />

1989 raccolsero l’appello citato del Parlamento Europeo in modo assolutamente speciale, in quanto<br />

parteciparono anche al referendum, che Spinelli aveva sognato si potesse svolgere in tutta la Comunità<br />

Europea, “sul conferimento di un mandato costituente al Parlamento europeo che sarà eletto nel<br />

1989”. 100 L’esito referendario fu il seguente: votanti 80,7%, voti validi 80,3%, risposte affermative<br />

88,0%. Con un simile risultato l’Italia diventava, fin da quel momento, lo Stato membro all’assoluta<br />

avanguardia nel movimento verso l’Unione Europea e anzi verso la “Costituzione Europea” e soprattutto<br />

assurgeva fin da subito per il Parlamento Europeo a modello esemplare da additare a tutti i<br />

“cittadini europei”. 101<br />

LA TERZA LEGISLATURA EUROPEA (1989-1994)<br />

Ciononostante il Consiglio europeo preferiva proseguire il proprio, diverso e più tortuoso, cammino<br />

verso l’Unione Europea. Il Consiglio europeo di Madrid del 26-27 giugno 1989 recepiva il rapporto,<br />

nel frattempo pervenuto, del Comitato Delors sull’unificazione economica e monetaria, stabilendo<br />

l’inizio della prima fase dell’attuazione di essa per il 1° luglio 1990, nonché prevedendo la creazione<br />

di un’apposita conferenza intergovernativa per studiare le fasi successive. 102 Quanto all’”Europa<br />

dei cittadini” (un’espressione dal significato equivalente a quella dell’Europa del popolo), il Consi-<br />

99 Tale Dichiarazione fondava infatti: a) la possibilità di una Comunità, che trovasse la propria ragion d’essere proprio<br />

nella tutela dei <strong>diritti</strong> e delle libertà fondamentali (presenti nella Dichiarazione) e perciò fosse legittimata a produrre atti<br />

legislativi, anzi vere e proprie “leggi” per trasformare quei <strong>diritti</strong> e quelle libertà in compiuti <strong>diritti</strong> civili e politici; b)<br />

un’inevitabile estensione perciò del campo d’applicazione della legge della Comunità a tutti i settori investiti dai contenuti<br />

di tali <strong>diritti</strong> ossia alla creazione soprattutto, ma non solo, del futuro “spazio di libertà, sicurezza e giustizia”.<br />

100 La determinazione del Governo (vedi nota 98), del Parlamento e della stessa società civile (soprattutto il Movimento<br />

federalista europeo) d’Italia nell’assicurare il massimo sostegno al Parlamento Europeo in ordine all’effettiva costruzione<br />

dell’Unione Europea condusse persino a una modifica straordinaria della Costituzione italiana, in quanto questa consente<br />

lo svolgimento solo di referendum abrogativi. Con l’apposita Legge costituzionale del 3 aprile 1989 n. 2, infatti,<br />

veniva introdotto il cosiddetto “referendum d’indirizzo”, ossia il principio del referendum consultivo. In questo (e tuttora<br />

unico) caso il quesito proposto era: “Ritenete voi che si debba procedere alla trasformazione delle Comunità europee<br />

in una effettiva Unione, dotata di un Governo responsabile di fronte al Parlamento, affidando allo stesso Parlamento europeo<br />

il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi<br />

competenti degli Stati membri della Comunità?». Era proprio il piano Spinelli, espresso nei termini più semplici, ma<br />

anche più incisivi.<br />

101 Del resto, l’Italia degli anni Ottanta si segnalava nell’ambito della Comunità Europea anche dal punto di vista economico,<br />

avendo conosciuto, nei decenni di appartenenza a esse, uno sviluppo produttivo e commerciale tanto significativo,<br />

da averle consentito, nel 1986, di superare, nel PIL, lo stesso Regno Unito, diventando così la terza potenza economica<br />

d’Europa.<br />

102 A questa decisione, assunta a prescindere dall’obiettivo politico della costruzione dell’Unione Europea, il Parlamento<br />

Europeo avrebbe più tardi reagito con la vigorosa risoluzione del 23 novembre 1989 “sulla proposta conferenza intergovernativa”,<br />

dove anzi richiedeva, in nome di tale obiettivo, che in sede di CIG fossero riconosciuti al PE precisi<br />

poteri politici, nonché un diritto ”di veto sulle conclusioni della stessa CIG (vedi oltre).

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!