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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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11) la correzione della composizione del Comitato economico e sociale (CES), ora così definita: “Il<br />

Comitato è costituito da rappresentanti delle varie componenti di carattere economico e sociale della<br />

società civile organizzata, in particolare dei produttori, agricoltori, vettori, lavoratori, commercianti<br />

e artigiani, nonché delle libere professioni, dei consumatori e dell’interesse generale [anziché<br />

degli “interessi generali”]”; 340<br />

12) una nuova composizione del Comitato delle Regioni, riservato a “titolari di un mandato elettorale<br />

nell’ambito di una collettività regionale o locale oppure politicamente responsabili dinanzi a<br />

un’assemblea eletta”.<br />

Tra le invero poche novità introdotte dal trattato di Nizza spiccava senza dubbio la ridefinizione<br />

della composizione e quindi del ruolo del CES, che, nella menzione della “società civile organizzata”<br />

e in particolare dei rappresentanti “dell’interesse generale”, costituiva il maggiore riconoscimento,<br />

sino ad allora effettuato in un trattato europeo, della nuova dimensione partecipativa della democrazia<br />

europea.<br />

Le novità più importanti, soprattutto per gli Stati membri, apportate dal trattato di Nizza erano peraltro<br />

quelle presenti non già nel trattato stesso, bensì nei protocolli allegati a esso e soprattutto nel<br />

protocollo “sull’allargamento dell’Unione Europea”. In esso, infatti, erano contenute delle disposizioni<br />

riguardanti le tre massime istituzioni comunitarie, in vista appunto dell’allargamento<br />

dell’Unione.<br />

Per il PE si prevedeva una nuova ripartizione del numero dei rappresentanti eletti nei diversi Stati<br />

membri, per la legislatura 2004-’09. Essa assegnava alla Germania 99 seggi, al Regno Unito, alla<br />

Francia e all’Italia 72 seggi rispettivi e alla Spagna 50 seggi. che avrebbero dovuto regolare tale<br />

composizione, a seconda del numero di nuovi Stati membri entrati nel frattempo e della data della<br />

loro entrata. Oltre ai seggi previsti per i 15 Stati membri era stato calcolato pure il numero di seggi<br />

complessivo, 732 seggi, per i rappresentanti eletti in 27 Stati membri ossia nel numero massimo di<br />

Stati membri aderenti all’UE previsto per le elezioni europee del 2004. Nel caso in cui a quella data<br />

il numero di Stati effettivamente membri dell’UE fosse risultato inferiore, si sarebbe proceduto,<br />

mantenendo il numero massimo di 732 seggi, a una correzione proporzionale al rialzo per ciascuno<br />

Stato membro (esclusa per gli Stati membri con il massimo o con il minimo possibile di seggi). Nel<br />

caso, poi, in cui, nel corso di quella legislatura, fossero entrati nell’Unione anche altri Stati del<br />

gruppo a 27, questi ultimi avrebbero beneficiato di un’analoga correzione proporzionale al rialzo<br />

nella propria quota di seggi, con un conseguente numero complessivo di seggi superiore alla quota<br />

massima di 732 seggi prevista, per il restante periodo della legislatura 2004-’09. Per le elezioni del<br />

2009 si sarebbe dovuto ritornare effettivamente al numero massimo previsto di 732 seggi, secondo<br />

una nuova ridefinizione complessiva della ripartizione di seggi per Stato membro. 341<br />

Le disposizioni più “scottanti” erano peraltro quelle riguardanti il Consiglio. Infatti proprio la progressiva<br />

estensione del voto a maggioranza qualificata, previsto dal trattato di Nizza, rendeva quanto<br />

mai importante per gli Stati membri una nuova definizione di quest’ultima. La maggioranza qua-<br />

340 Questa correzione poneva l’accento sull’esistenza di un soggetto unitario di cui il CES in quanto tale doveva essere il<br />

“veicolo” ossia della “società civile organizzata”. Tale rivoluzionaria ridefinizione nel trattato era l’effetto finale dello<br />

stesso “storico” parere del CES, adottato il 22 settembre 1999, in merito a “Il ruolo e il contributo della società civile<br />

organizzata nella costruzione europea” (a sua volta sviluppo ultimo della relativa risoluzione del PE del 10 dicembre<br />

1996). Tale espressione trova la sua più corretta lettura nell’espressione rovesciata “organizzazioni di società civile”<br />

(OSC). Tra esse si sarebbero dovute comprendere anche quelle rappresentanti, rispettivamente, le due nuove categorie<br />

non più professionali e quindi settoriali, bensì finali e quindi generali, dei “consumatori”, nonché dell’”interesse generale”<br />

(al singolare). La distinzione tra queste ultime dovrebbe consistere nell’attenzione rispettivamente alla efficienza<br />

dell’offerta economica da parte del mercato (come il MUE) e alla efficacia dell’offerta civile (di civiltà) da parte delle<br />

istituzioni (come l’UE). In questo senso rientrano perfettamente in quest’ultimo settore le ONG, come espressioni del<br />

vertice della complessa “domanda” espressa dalla società civile organizzata.<br />

341 E difatti, poiché, al momento delle elezioni europee del giugno 2004, l’UE sarà a 25 Stati membri, la ripartizione<br />

cambierà nella seguente correzione proporzionale: Germania 99 seggi, Regno Unito, Francia e Italia 78 seggi ciascuno e<br />

Spagna 54 seggi, per un totale complessivo di 732 seggi. Al momento dell’entrata, il 1° gennaio 2007, dei due Stati<br />

membri mancanti all’appello, Romania e Bulgaria, essi avranno perciò rispettivamente 35 se18 seggi, per un totale<br />

complessivo di 785 seggi, quale c’è tuttora.

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