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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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dell’UE (indispensabile alla maturazione di una coscienza politica e di una volontà politica autenticamente<br />

europee).<br />

Condizione necessaria, anche se non sufficiente, di tale coscienza politica europea era peraltro lo<br />

sviluppo di un preliminare “sentimento d’appartenenza all’Unione”, che, come tale, avrebbe dovuto<br />

avere come suoi naturali destinatari e beneficiari soprattutto i giovani. Di qui la necessità per il PE<br />

di “politiche comuni nella sfera della gioventù”, comprensive dello stesso sport.<br />

Allo stesso scopo il PE non esitava anzi a ricorrere a un’esperienza analoga a quella che, per lo sviluppo<br />

del sentimento d’identità nazionale ossia d’appartenenza allo Stato nazionale, aveva rappresentato<br />

il servizio militare di leva e persino la guerra. Nel caso dell’Unione tale esperienza avrebbe<br />

dovuto essere, invece, civile, volontaria e pacifica: il previsto Corpo Civile Volontario di <strong>Pace</strong> Europeo<br />

per lo svolgimento di operazioni umanitarie dentro e fuori dell’UE, pensato in origine soprattutto<br />

per gli obiettori di coscienza, diventava con ciò, nell’ottica attuale del PE, lo strumento privilegiato<br />

di un’educazione dei giovani “sul campo” al sentimento d’appartenenza all’Unione come a<br />

un soggetto politico basato non già sulla contrapposizione tra nazioni, bensì sull’incrocio dei popoli,<br />

non sull’esclusione dello straniero, bensì sull’inclusione del diverso, non sullo sfruttamento di risorse<br />

altrui, bensì sull’alleviamento di sofferenze altrui.<br />

Per lo stesso scopo educativo e formativo del “sentimento d’appartenenza all’Unione” il PE conferiva<br />

un ruolo generale trainante alla “dimensione culturale”. Tuttavia la “cultura” dell’Unione veniva<br />

fatta consistere in primo luogo proprio nel riconoscimento della diversità culturale e linguistica<br />

non solo degli Stati membri, bensì anche delle stesse regioni all’interno del singolo Stato membro<br />

(esattamente all’inverso della “cultura nazionale”, propria dello Stato nazionale e propagata attraverso<br />

le scuole statali). La nuova cultura europea avrebbe anzi dovuto essere condivisa in primo<br />

luogo dallo stesso Stato membro nel suo dovere di proteggere le proprie minoranze nazionali tradizionali<br />

e le loro lingue. A maggior ragione la stessa UE doveva farsi carico, secondo il PE, di un<br />

“riconoscimento, protezione e sostegno per le sue lingue e culture minoritarie” quanto al campo dei<br />

<strong>diritti</strong> umani, della democrazia e del rispetto della legge.<br />

In questo senso la “dimensione culturale” avrebbe dovuto agire soprattutto come “luogo” atto a realizzare<br />

“un’intesa culturale e linguistica sia entro, sia fuori l’Unione”, attraverso una politica culturale<br />

dell’UE tesa a promuovere “scambi e reti d’istituzioni e d’esperienze, la protezione dei beni<br />

culturali, l’armonizzazione della legislazione sul diritto d’autore e il sostegno per la traduzione, la<br />

circolazione e la diffusione di opere culturali e informazione” 204 .<br />

Tutte queste realtà da promuovere, chiamate complessivamente “dimensione culturale” europea, e il<br />

loro convergente risultato ossia un’intesa culturale e linguistica dentro e fuori l’Unione avrebbero<br />

dovuto essere realmente formative del sentimento d’appartenenza all’Unione e quindi della <strong>cittadinanza</strong><br />

europea. 205 Il presupposto giuridico di tale “dimensione culturale” europea avrebbe dovuto<br />

essere perciò il seguente: “I cittadini europei non devono, in nessuna circostanza, essere trattati come<br />

stranieri all’interno dell’Unione Europea”. Ma tale presupposto giuridico avrebbe dovuto infine<br />

trasformarsi nella spia etica dell’avvenuta maturazione del sentimento d’appartenenza all’Unione e<br />

quindi del senso della <strong>cittadinanza</strong> europea ovvero nella disposizione spontanea a trattare i cittadini<br />

di altri Stati membri come propri concittadini.<br />

Quanto ai cittadini di Paesi terzi residenti legalmente nell’UE, il PE si pronunciava a favore<br />

dell’estensione a loro non solo del complesso dei <strong>diritti</strong> umani dell’UE (compresi <strong>diritti</strong> economici,<br />

sociali e culturali), bensì anche del diritto politico di voto alle elezioni locali nel Comune di resi-<br />

204 Tale senso della “dimensione culturale” europea sarà poi evidenziato graficamente nelle immagini “di valore” che i<br />

cittadini dell’Unione portano sempre con sé ossia nelle banconote in euro: finestre e porte in un verso, ponti nell’altro<br />

verso. Tali elementi architettonici, tuttavia, nell’unità stilistica delle varie epoche (classica: 5 euro, romanica: 10 euro;<br />

gotica: 20 euro; rinascimentale: 50 euro; barocco e rococò: 100 euro; vetro e ferro: 200 euro; XX secolo: 500 euro), parlano<br />

insieme di un’unica storia dell’arte, della cultura e della civiltà proprie dell’Europa in quanto tale.<br />

205 In tal senso la risoluzione del PE affermava: “Il rafforzamento della dimensione culturale e delle opportunità di<br />

scambio nell’Unione avrà un potente impatto sulla sua legittimazione democratica”.

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