cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"
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membri e persino al progetto, tuttora proprio del movimento federalista europeo, dell’indizione di<br />
un referendum popolare paneuropeo.<br />
A maggior ragione tale risoluzione del PE ebbe effetti fulminei a breve e anzi a brevissimo termine.<br />
109 Tuttavia il vero fattore di successo della risoluzione del PE e quindi della rimessa in discussione<br />
delle conclusioni del Consiglio europeo di Strasburgo fu dato dal carattere esplosivo della<br />
stessa situazione internazionale ovvero dalla impressionante rapidità con cui si stavano svolgendo<br />
gli eventi nell’Europa centro-orientale. Di fronte alla crisi del Comecon, del Patto di Varsavia e dei<br />
regimi comunisti nei vari Paesi europei e soprattutto nella Germania Est e quindi nella prospettiva<br />
di un’ormai imminente unificazione della Germania, la stessa comunità internazionale facente capo<br />
all’ONU e in particolare alla CSCE fu orientata a permettere tale evento (inconcepibile e comunque<br />
inammissibile per tanti decenni) solo alla condizione che la nuova Germania unificata fosse integrata<br />
a sua volta in una Comunità Europea, che fosse peraltro rafforzata a tal punto da divenire subito<br />
un vero e proprio soggetto politico transnazionale e sovrastatale, in grado di rendere impossibile<br />
un’indipendenza tedesca (anche e soprattutto per quanto riguarda la politica estera e di sicurezza),<br />
ossia appunto l’Unione Europea. 110 Di conseguenza la costruzione di quest’ultima ricevette la sua<br />
più drammatica accelerazione (anche rispetto ai tempi pur rapidi previsti dalla stessa risoluzione del<br />
PE). Infatti il successivo (e straordinario) Consiglio europeo di Dublino del 28 aprile 1990 stabilì:<br />
“è stato raggiunto un punto in cui l’ulteriore sviluppo dinamico della Comunità è diventato un imperativo, non solo perché<br />
corrisponde all’interesse diretto dei dodici Stati membri, ma anche perché è diventato un elemento cruciale nel progresso<br />
che è stato fatto nello stabilire un quadro affidabile per la pace e la sicurezza in Europa. Il Consiglio europeo<br />
conferma in questo contesto il suo impegno nei confronti dell’unione politica e decide che i ministri degli esteri condurranno<br />
un esame dettagliato del bisogno di possibili cambiamenti di trattato e prepareranno proposte per il Consiglio europeo.”<br />
Era l’inizio del conto alla rovescia del lancio dell’Unione Europea. 111<br />
A questo lancio contribuiva poi il pronunciamento della Corte europea di giustizia del 22 maggio<br />
1990, che statuiva che il Parlamento Europeo può essere rinviato alla Corte di giustizia da altre istituzioni<br />
e che altre istituzioni possono essere rinviate alla Corte di giustizia dal Parlamento Europeo,<br />
se viene messo in causa l’equilibrio istituzionale. Era la più nitida affermazione del principio, tipico<br />
dello Stato di diritto, della separazione dei poteri e quindi dell’esame reciproco e dell’equilibrio<br />
complessivo delle istituzioni, nonché del ruolo di tale Corte anche come “Corte Costituzionale”, e<br />
con ciò si trattava dunque della seconda pietra d’angolo della futura Unione Europea.<br />
Nella prospettiva della futura integrazione dei Paesi dell’Europa centrale e orientale all’Europa unita,<br />
veniva poi firmato a Parigi il 29 maggio 1990 l’accordo istitutivo della Banca europea per la ricostruzione<br />
e lo sviluppo (BERS), avente ad obbligatorio azionista di riferimento la stessa Comunità<br />
Europea in quanto tale e destinata a fornire a tali Paesi un sostegno finanziario, necessario a far<br />
109 Già pochi giorni dopo, il 20 marzo 1990 appariva il memorandum del governo belga che l’appoggiava e soprattutto il<br />
giorno successivo, il 21 marzo 1990 il Parlamento italiano adottava ben tre risoluzioni con le quali non solo la sosteneva,<br />
ma anche si mostrava disponibile ad accogliere le “assise” tra il Parlamento Europeo e i Parlamenti nazionali, previste<br />
per l’ottobre 1990.<br />
110 Decisiva fu la presa di posizione francese del 25 marzo 1990, che manifestava la volontà di vedere realizzata<br />
l’Unione politica dell’Europa prima del 31 dicembre 1992, e il conseguente messaggio congiunto franco-tedesco alla<br />
presidenza irlandese del Consiglio europeo con cui si richiedeva la convocazione di una seconda CIG sull’Unione politica<br />
con finalità analoghe a quelle presenti nella risoluzione del PE.<br />
111 In particolare, riprendendo i termini della proposta franco-tedesca, si prevedeva:<br />
“1) sarà condotto un esame dettagliato sulla necessità di possibili modifiche dei trattati con l’intento di rafforzare la legittimità<br />
democratica dell’Unione, di rendere capaci la Comunità e le sue istituzioni di rispondere efficientemente ed<br />
efficacemente alle richieste della nuova situazione e di assicurare unità e coerenza nell’azione internazionale<br />
dell’Unione;<br />
2) i ministri degli esteri intraprenderanno questo esame e quest’analisi e prepareranno delle proposte che dovranno essere<br />
discusse nel Consiglio europeo di giugno, in vista di una decisione sullo svolgimento di una seconda conferenza<br />
intergovernativa che lavori in parallelo con la conferenza sull’unione economica e monetaria in vista della ratifica da<br />
parte degli Stati membri nello stesso periodo di tempo.”