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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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Nonostante tali limiti del mandato da affidare alla CIG, la convocazione di quest’ultima fu approvata<br />

solo a maggioranza (senza il voto favorevole di Gran Bretagna, Danimarca e Grecia). 81<br />

Ciononostante il Consiglio approvava comunque, il 22 luglio 1985, la convocazione di una conferenza<br />

intergovernativa destinata ad avviare la creazione del mercato interno, ad apportare modifiche<br />

istituzionali al trattato CEE 82 e ad elaborare un progetto di trattato in materia di politica estera e di<br />

sicurezza comune.<br />

Tale conferenza intergovernativa (CIG) si apriva il 9 settembre 1985, con la partecipazione dei ministri<br />

degli esteri dei Dieci e di Spagna e Portogallo. 83<br />

Il Consiglio europeo svoltosi a Lussemburgo tra il 2 e il 4 dicembre 1985 accoglieva quindi una serie<br />

di testi, concernenti: a) modifiche istituzionali da apportare al trattato CEE, intese ad agevolare<br />

la creazione entro il 1992 del “mercato interno”, inteso come “un’area senza frontiere interne, nella<br />

quale è assicurato, in accordo con le disposizioni del trattato [CEE], il libero movimento di beni,<br />

persone, servizi e capitali”, nonché riguardanti pure la “capacità monetaria”, la “coesione”, il “Parlamento<br />

Europeo”, “la gestione e i poteri attuativi della Commissione”, “ricerca e sviluppo tecnologico”,<br />

“l’ambiente” e la “politica sociale”; b) un “progetto di trattato su una cooperazione europea<br />

nella sfera di politica estera”. 84<br />

81<br />

Sulle conclusioni del Consiglio europeo di Milano così si esprimeva, con alcune riserve, il Parlamento Europeo nella<br />

sua risoluzione del 9 luglio 1985:<br />

“1. Concorda con l’intento di creare un reale mercato interno entro il 1992 e sottolinea che questo può essere conseguito<br />

solo rafforzando le politiche economiche e monetarie allo scopo di affrontare in maniera disciplinata ed equa i problemi<br />

della ristrutturazione industriale, della disoccupazione, specie tra i giovani, e delle disparità regionali nella Comunità.<br />

2. Fa proprio il rafforzamento della cooperazione politica europea, ma rifiuta i metodi considerati, dal momento che essi<br />

accentuano la natura intergovernativa di tale cooperazione, disponendo un trattato speciale e la creazione di un apposito<br />

segretariato, che può venire in conflitto con altre istituzioni della Comunità;<br />

3. Richiede che l’Europa sviluppi il suo proprio approccio e giochi un ruolo attivo come mediatore e operatore di pace<br />

nel mondo. […]”<br />

82<br />

Il Consiglio precisava che, a questo proposito, la base della discussione avrebbe dovuto essere il progetto di trattato<br />

emendativo del trattato CEE, presentato dalla presidenza lussemburghese il 4-5 luglio 1985, che conteneva i seguenti<br />

punti: a) miglioramento delle procedure decisionali entro il Consiglio, b) rafforzamento del potere esecutivo della<br />

Commissione, c) aumento dei poteri del Parlamento Europeo, e d) estensione delle politiche comuni a nuovi campi<br />

d’attività.<br />

83<br />

L’andamento effettivo di essa fu tale da suscitare l’allarme del Parlamento Europeo, che adottava il 23 ottobre 1985<br />

una risoluzione “sui lavori della Conferenza intergovernativa sull’Unione Europea”, in cui dichiarava apertamente:<br />

“1. Reitera la richiesta che il lavoro della Conferenza intergovernativa e il testo risultante debbano essere basati sul progetto<br />

di Trattato adottato dal Parlamento Europeo, l’unico testo che definisce in precisi termini legali l’estensione necessaria<br />

dei poteri non solo nel campo degli affari della Comunità, ma anche in quello della Cooperazione, che dispone<br />

procedure flessibili per muovere dalla cooperazione all’azione congiunta laddove necessario, e che definisce i mezzi<br />

istituzionali essenziali per attuare i nuovi poteri in una via efficiente e democratica.<br />

2. Considera essenziale che in ogni caso debba essere stabilito che:<br />

a) ogni nuovo potere della Comunità debba essere collegato a corrispondenti modifiche istituzionali e democratiche e<br />

formi parte di un unico quadro legale della Comunità;<br />

b) le modifiche istituzionali devono includere quelle seguenti:<br />

- reali poteri decisionali congiunti per il Parlamento Europeo,<br />

- il voto a maggioranza nel Consiglio come la norma,<br />

- maggiori poteri esecutivi per la Commissione;<br />

3. Sottolinea che la redazione di un trattato separato per la cooperazione politica distruggerebbe la solidarietà della Comunità,<br />

indebolirebbe l’azione congiunta della Comunità e si rivelerebbe un perpetuo ostacolo per il funzionamento di<br />

tutte le istituzioni della Comunità […]”<br />

84<br />

Sulle conclusioni del Consiglio europeo di Lussemburgo così si esprimeva, con accenti critici, il Parlamento Europeo<br />

nella sua risoluzione dell’11 dicembre 1985:<br />

“A. Premesso che il Consiglio europeo non ha nemmeno tenuto conto della Dichiarazione solenne fatta a Stoccarda il<br />

19 giugno 1983, in cui annunciava che sarebbe stata cercata l’opinione del Parlamento Europeo non appena fosse venuto<br />

il tempo di incorporare il progresso, conseguito sul sentiero verso l’unificazione europea, dentro un trattato<br />

sull’Unione.<br />

1. Riafferma la sua convinzione che una radicale riforma istituzionale della Comunità e della cooperazione politica non<br />

può essere più a lungo rinviata senza pericolo per il futuro politico ed economico e la dignità dell’Europa democratica,<br />

un fatto espressamente riconosciuto dalla riunione del Consiglio europeo a Milano nel giugno 1985;

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