cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"
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conoscenza”), “nuove iniziative specificamente orientate verso lo sviluppo dell’occupazione” (“piano d’azione della<br />
BEI”, “iniziativa europea a favore dell’occupazione”) 260<br />
Poco dopo aveva luogo la riunione, ordinaria, del Consiglio europeo di Lussemburgo del 12-13 dicembre<br />
1997, che decideva ufficialmente l’avvio del processo d’allargamento e adottava una risoluzione<br />
sul “coordinamento delle politiche economiche nella terza fase dell’UEM”, “sulla politica dei<br />
tassi di cambio e sulla posizione esterna e la rappresentanza della Comunità” e sul “dialogo tra il<br />
Consiglio e la BCE”.<br />
Infine il Consiglio europeo straordinario del 3 maggio 1998 decideva che 11 Stati membri (ossia i<br />
13 “disponibili”, meno la Grecia e la Svezia) soddisfacevano effettivamente le condizioni necessarie<br />
per l’adozione della moneta unica, fissata per il 1° gennaio 1999. 261 Di conseguenza venivano<br />
stabilite l’armonizzazione delle specifiche tecniche delle monete metalliche in euro e l’introduzione<br />
dell’euro, nonché le condizioni della fissazione dei tassi irrevocabili di conversione dell’euro.<br />
Sempre alla vigilia dell’imminente avvio della terza e ultima fase dell’UEM veniva istituita il 1°<br />
giugno 1998 la Banca centrale europea (BCE), con sede a Francoforte sul Meno, governata dal suo<br />
Comitato esecutivo, guidato dal suo presidente e dal suo vicepresidente.<br />
Di fronte a questo nuovo slancio dell’UE il Consiglio europeo di Cardiff del 15-16 giugno 1998 intendeva<br />
dargli nuovo impulso, prendendo posizione sui seguenti temi: 1) “l’Unione economica e<br />
monetaria”; 2) “riforma economica e finanze pubbliche sane: basi della crescita, della prosperità e<br />
dell’occupazione”, fornendo in merito le seguenti parole d’ordine: un’”elaborazione degli indirizzi<br />
di massima per le politiche economiche come strumento di crescita”, l’”azione a favore<br />
dell’occupazione”, “fare del mercato unico un motore per creare nuovi posti di lavoro”, “promuovere<br />
imprenditorialità e competitività” 262 ; 3) “un’Unione più vicina ai suoi cittadini”, con azioni a favore<br />
dell’”apertura”, dell’”ambiente”, nel settore “giustizia e affari interni” e in rapporto ai “problemi<br />
creati nel settore informatico dal passaggio all’anno 2000”; 5) infine il grande compito di<br />
“sviluppare l’Unione”.<br />
A quest’ultimo proposito il Consiglio europeo di Cardiff prendeva posizione sui seguenti punti: 1)<br />
la “preparazione dell’attuazione del trattato di Amsterdam”, già avviata; 2) l’”Agenda 2000” ossia il<br />
complesso di proposte della Commissione per le politiche essenziali e per il necessario quadro finanziario<br />
a medio termine, previsti per il primo decennio del secolo successivo: a) il “quadro finanziario”,<br />
in merito al quale, tuttavia, emergeva per molti aspetti un sostanziale disaccordo tra gli Stati<br />
membri; 263 b) la “riforma della politica agricola comune”; 264 c) la “riforma del Fondo di coesione e<br />
260 Tale scelta strategica dell’UE in materia di occupazione, che intendeva portare l’Unione ad affrontare con successo<br />
le sfide della “globalizzazione”, non sarà peraltro recepita positivamente non solo dai partiti politici di estrema sinistra<br />
(p.e. nel caso italiano della sfiducia parlamentare al governo Prodi il 9 ottobre 1998), portando anzi a una recrudescenza<br />
del terrorismo vecchio (p.e. delle BR italiane, con gli omicidi di D’Antona nel 1999 e dello stesso Biagi nel 2002) e<br />
nuovo (“anarchico-insurrezionalista”, p.e. gli scontri a margine della riunione del G7 a Genova nel 2001), ma nemmeno,<br />
a lungo andare, dalla stessa società civile, soprattutto negli Stati membri più fedeli al modello “pre-global”, come la<br />
Francia, dove il rifiuto della menzionata politica UE dell’occupazione sarà infatti uno dei motivi principali dell’esito<br />
negativo del referendum francese del 2005 sul TCE.<br />
261 Fra tali undici Stati membri fondatori di Eurolandia figurava pure l’Italia che, grazie a una strenua lotta contro il<br />
tempo per un risanamento finanziario sufficiente a soddisfare le condizioni poste da Bruxelles, riusciva così a ritornare<br />
pienamente all’avanguardia del processo d’integrazione europea. Protagonista di tale vittoria era stato Carlo Azeglio<br />
Ciampi, che, come ministro del tesoro, con una rigorosa politica di stabilità era riuscito ad abbassare efficacemente il<br />
deficit di bilancio, il tasso d’inflazione e la quota del debito pubblico dell’Italia.<br />
262 A questo proposito il Consiglio europeo di Cardiff insisteva molto sul concetto di “innovazione” tecnologica delle<br />
imprese, delle infrastrutture e dei servizi, con una strategia relativa che avrebbe assunto il nome di “processo di Cardiff”.<br />
263 Il centro di tali disaccordi verteva sulla ancora una volta “particolare” posizione britannica in tema di bilancio. Ancora<br />
negli anni Ottanta la quasi totalità (80%) delle spese UE andava a favore della PAC (politica agricola comune), di<br />
cui, per ragioni strutturali, l’economia britannica non beneficiava in grande misura, al contrario di quella francese. Nel<br />
1984, con un PIL britannico che stava per scendere al quarto posto in ambito CEE, la Gran Bretagna aveva perciò chiesto,<br />
e ottenuto, un ribasso o sconto di bilancio annuale, consistente nella retrocessione al Regno Unito di due terzi della<br />
somma costituente l’eccedenza degli introiti di provenienza britannica all’UE rispetto ai finanziamenti UE diretti in<br />
Gran Bretagna. Tale prima “deroga” sui generis a favore del Regno Unito, lungi dall’essere temporanea, si sarebbe rive-