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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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Con quest’ultimo punto del suo Rapporto, il Comitato ad hoc sugli affari costituzionali dava la prima<br />

chiara indicazione della necessità di attuare un nuovo trattato europeo, di valore costitutivo ossia<br />

analogo, per importanza, al trattato CECA e ai trattati di Roma. E lo faceva, proponendolo come<br />

una sorta di erede del progetto di trattato varato dal Parlamento Europeo, che veniva anzi coinvolto<br />

nel relativo processo decisionale, sia pur soltanto alla fine di esso.<br />

Il Consiglio europeo di Bruxelles del 29-30 marzo 1985 accoglieva i Rapporti di entrambi i Comitati<br />

ad hoc, raccomandando al Consiglio di decidere le proposte pervenute su “un’Europa del popolo”,<br />

77 riservandosi di riflettere ulteriormente sul Rapporto del Comitato sugli “affari costituzionali”<br />

78 e invitando invece il Comitato su “un’Europa del popolo” a proseguire i suoi lavori, al fine di<br />

proporre al successivo Consiglio europeo una nuova serie di iniziative anche sugli altri punti, non<br />

ancora presi in considerazione, del pacchetto di suggerimenti avanzato dal decisivo Consiglio europeo<br />

di Fontainebleau.<br />

Nel frattempo il Consiglio Europeo registrò pure un notevole successo sul fronte dell’allargamento,<br />

con la firma, il 12 giugno 1985, del “Trattato di adesione di Spagna e Portogallo” alla Comunità<br />

Europea. Esso segnava il ricongiungimento all’Europa comunitaria, fondata sul principio del rispetto<br />

dei <strong>diritti</strong> umani, dello Stato di diritto e della democrazia rappresentativa, degli ultimi due Stati<br />

europei che avevano vissuto, e per molti decenni, un regime di tipo fascista e, dopo la liberazione da<br />

questo, consideravano come loro destinazione naturale la costruzione del proprio futuro economico,<br />

sociale e politico all’interno della Comunità Europea.<br />

Infine, accogliendo l’invito (vedi nota n. 85) formulato dal Consiglio europeo, diversi Stati membri<br />

decidevano di procedere subito per conto loro a una realizzazione comune della prima parte delle<br />

misure previste a proposito di “un’Europa del popolo” e in particolare della “libertà di movimento<br />

per i cittadini della Comunità”. Così, il 14 giugno 1985, a Schengen veniva firmato un accordo sulla<br />

soppressione graduale dei controlli alle frontiere comuni da parte dei rappresentanti di Francia,<br />

Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. Metà, dunque, degli Stati membri optava per una<br />

cooperazione politica “unilaterale”, assunta cioè al di fuori della cornice istituzionale comunitaria,<br />

su un tema di così evidente interesse comunitario. Tuttavia questa “provocazione”, proprio perché<br />

tale, sarebbe rimasta per diversi anni allo stato di una semplice dichiarazione d’intenti.<br />

Poco dopo si svolgeva la prevista riunione del Consiglio europeo a Milano fra il 28 e il 29 giugno<br />

1985. Esso si pronunciava sul Rapporto finale del Comitato ad hoc su “un’Europa del popolo”, pervenuto<br />

il 20 giugno 1985. Tale Rapporto finale affermava:<br />

“[…] le proposte, […], trattano di importanti aspetti dei <strong>diritti</strong> speciali dei cittadini, dell’educazione, della cultura e della<br />

comunicazione, degli scambi, e dell’immagine e dell’identità della Comunità; esse sono significative per il cittadino<br />

in vari aspetti della sua vita quotidiana e sono un sostanziale contributo alla realizzazione di una sempre più stretta unione<br />

tra i popoli d’Europa. Il Comitato ha ben presente che molto di ciò che è stato conseguito sinora in Europa è stato<br />

l’opera di coloro che hanno sperimentato gli orrori e la distruzione della guerra. La continuazione di questa avventura è<br />

basata sull’assunto che anche le generazioni future si capiranno e si apprezzeranno l’un l’altra attraverso le frontiere e<br />

realizzeranno i benefici che devono derivare da una più stretta cooperazione e solidarietà.”<br />

La nuova serie di proposte presenti nel Rapporto finale del Comitato verteva dunque su temi riguardanti<br />

soprattutto l’educazione delle nuove generazioni a una <strong>cittadinanza</strong> europea. Il Rapporto precisava<br />

quindi tali proposte, nel modo seguente:<br />

77 A proposito del Rapporto sul Comitato ad hoc sull’Europa del popolo e delle sue proposte per un’”immediata realizzazione”,<br />

una delle conclusioni del Consiglio europeo era: “Da ultimo, esso invita gli Stati membri ad attuare quelle decisioni<br />

che sono entro il loro campo di competenza”.<br />

78 Di fronte a tale pausa di riflessione del Consiglio europeo, il Parlamento Europeo adottava il 17 aprile 1985 una risoluzione<br />

“sulla posizione del Parlamento Europeo sulle deliberazioni del Consiglio europeo sull’Unione Europea”, in cui<br />

reclamava il diritto di esaminare, se necessario emendare, e infine votare sul progetto di trattato che avrebbe dovuto essere<br />

varato dalla futura Conferenza intergovernativa

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