cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"
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UE e UEO. In quest’ultimo caso, il trattato incorporerebbe non solo le operazioni Petersberg, ma anche un impegno di<br />
difesa collettiva, o nel corpo stesso del trattato o in un protocollo allegato.”<br />
Anche in questo caso il Gruppo di riflessione, nella sua maggioranza, faceva proprie le proposte del<br />
PE, salvo non mettere minimamente in discussione, anche nel caso della PESD, la struttura a “pilastri”<br />
dell’UE.<br />
Infine, a conclusione della propria relazione, il Gruppo di riflessione enunciava una formula che<br />
svuotava di senso, di contenuto e di realizzabilità le pur apprezzabili proposte concrete della sua<br />
maggioranza:<br />
“Europa e democrazia sono concetti inseparabili. Finora tutti i passi nella via della costruzione dell’Europa sono stati<br />
decisi di comune accordo dai governi democratici dell’Unione, sono stati ratificati dai Parlamenti nazionali e hanno ricevuto<br />
un appoggio popolare nei nostri Paesi. Questo è anche il modo in cui dobbiamo costruire l’avvenire.”<br />
Il Gruppo di riflessione definiva, quindi, la democrazia europea nei termini di semplici accordi intergovernativi,<br />
ratificati da Parlamenti nazionali (messi di fronte al fatto compiuto) e “appoggiati”<br />
dai cittadini non certo in base a un proprio atto politico, bensì sulla scorta di semplici sondaggi<br />
d’opinione, sino ad allora di segno negativo. E aggiungeva che questa era la sola democrazia europea<br />
possibile, da sempre e per sempre. Non era certo questa la via della costruzione di una nuova ed<br />
effettiva democrazia europea, indicata dal PE.<br />
Ai fini di un bilancio della relazione del Gruppo di riflessione, era ravvisabile nel testo una consistente<br />
eterogeneità tra diverse affermazioni generali (formulate all’unanimità) e le proposte particolari<br />
(a maggioranza), a sua volta riconducibile a una sostanziale divergenza di vedute all’interno del<br />
Gruppo non solo sulle proposte particolari, ma anche sulla stessa visione d’insieme ossia su quale<br />
dovesse essere la giusta “strategia per l’Europa”. 203 Ciò non avrebbe mancato d’influire sui lavori<br />
della prevista CIG e quindi sul futuro trattato europeo, quanto al suo carattere innovativo e alla condivisione,<br />
totale o parziale, del suo contenuto da parte di Stati membri.<br />
Di fronte agli esiti non esaltanti della relazione finale del Gruppo di riflessione (avallata invece dal<br />
Consiglio europeo di Madrid) e alla vigilia dell’imminente apertura della CIG, il Parlamento Europeo<br />
reagiva allora vigorosamente con la risoluzione del PE del 13 marzo 1996 “sull’opinione del<br />
Parlamento sulla convocazione della Conferenza intergovernativa, sulla valutazione del lavoro del<br />
Gruppo di riflessione e sulla definizione delle priorità politiche del Parlamento Europeo in vista della<br />
Conferenza intergovernativa” (relatori: Raymond Dury e Hanja Maij-Weggen) . La premessa generale<br />
era data dal fatto che la relazione del Gruppo di riflessione, secondo il PE, “contiene diverse<br />
opzioni positive, ma anche alcune deficienze e opzioni negative e un accordo non unanime sulle<br />
maggiori questioni per la CIG”; di qui la necessità, per il PE, di far sentire direttamente la propria<br />
voce alla CIG.<br />
Nella risoluzione il PE dava innanzi tutto il proprio sostegno alla convocazione della CIG al fine di<br />
procedere ai necessari miglioramenti e revisioni dei trattati e di progredire perciò “verso<br />
un’autentica Unione politica”. A questo scopo indicava alla CIG le seguenti “priorità-chiave per il<br />
futuro d’Europa”:<br />
203 In previsione dell’imminente riunione del Consiglio europeo, il PE aveva già adottato la risoluzione del 14 dicembre<br />
1995 “sull’ordine del giorno della Conferenza intergovernativa del 1996 in vista del Consiglio europeo di Madrid”. In<br />
essa si affermava che, a proposito delle conclusioni del Gruppo di riflessione, il PE: “3. deplora la mancanza di consenso<br />
sulle principali riforme necessarie all’Unione […]; 4. deplora che la relazione contenga talune carenze significative e<br />
ometta di fornire una risposta completa e chiara a importanti questioni, quali la soppressione completa dei pilastri, segnatamente<br />
nel settore della politica estera, di sicurezza comune e di difesa, l’efficacia delle istituzioni dell’Unione, il<br />
coordinamento delle sue politiche economiche e le procedure di bilancio; deplora anche l’assenza di un riferimento<br />
all’impatto culturale delle politiche dell’Unione; 5. ritiene essenziale che l’Unione definisca, sulla base degli orientamenti<br />
comunitari che restano un punto fermo, obiettivi e finalità chiari e precisi, condivisi da tutti gli Stati membri, che<br />
non potranno in nessun caso essere rimessi in discussione”.