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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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Per quanto riguarda “il rafforzamento della legittimità democratica e dell’efficacia” (perorato dal<br />

PE), invece, la risoluzione ribadiva i seguenti punti.<br />

Per la legittimità democratica: 1) “il controllo democratico delle istanze nazionali esercitato dai Parlamenti<br />

nazionali è parte integrante del processo democratico europeo” 272 ; 2) per le istituzioni europee:<br />

a) un Consiglio che deliberasse pubblicamente in quanto legislatore, a maggioranza qualificata,<br />

con la pubblicazione dei verbali delle riunioni conclusive; b) una Commissione responsabile dinanzi<br />

al PE e trasparente; c) un PE dotato del potere di codecisione su tutti gli atti legislativi e di bilancio<br />

e del potere di controllo sulla Commissione, nonché avente il potere di decisione, attraverso il suo<br />

necessario parere conforme, sugli atti di natura costituzionale e sugli accordi internazionali; d) una<br />

Corte di giustizia più facilmente accessibile dai cittadini e avente competenza su tutti settori UE<br />

(compresi gli affari interni e giustizia); e) un CR e un CES aventi udienza nel PE; 3) lo sviluppo dei<br />

partiti politici europei; 4) l’elaborazione di una dichiarazione dei <strong>diritti</strong> dei cittadini europei.<br />

Per l’efficacia: 1) per il Consiglio: la trasformazione della formazione “Affari generali” in un vero<br />

Consiglio di coordinamento e di direzione delle politiche europee e la creazione di una formazione<br />

competente insieme per gli affari esteri, la sicurezza e la difesa, nonché la previsione della votazione<br />

a maggioranza qualificata per la totalità degli atti legislativi e delle nomine (“questione molto più<br />

importante della ponderazione dei voti o della rotazione della Presidenza del Consiglio”, aggiungeva<br />

causticamente la risoluzione); 2) per la Commissione: il rafforzamento delle sue competenze politiche<br />

e della sua rappresentatività politica, nonché la chiara distinzione tra le sue funzioni di impulso<br />

e i suoi compiti di gestione e di controllo; 3) per la Corte di giustizia: la possibilità<br />

dell’adozione di decisioni rapide per quel che riguarda il rispetto del trattato da parte di istituzioni e<br />

Stati membri; 4) per il PE: l’adozione di uno statuto unico per i deputati del PE; 5) l’integrazione<br />

delle competenze dell’UEO nell’UE.<br />

Infine si proponeva il ricorso al metodo comunitario (Commissione, Consiglio e PE) per la preparazione<br />

della “prossima revisione dei trattati”. 273<br />

Il successivo Consiglio europeo di Vienna dell’11-12 dicembre 1998 lanciava la “strategia di Vienna”<br />

per la fine del secondo millennio, con le seguenti consegne: 1) “promuovere l’occupazione, la<br />

crescita economica e la stabilità”, 2) “migliorare la sicurezza e la qualità della vita” (il “piano di<br />

Vienna”), 3) “riformare le politiche e le istituzioni dell’Unione” e 4) “promuovere la stabilità e la<br />

prosperità dovunque in Europa e nel mondo”. 274<br />

Infine il 31 dicembre 1998 venivano adottati i tassi fissi irrevocabili di conversione tra l’euro e le<br />

valute nazionali degli 11 Stati membri partecipanti a esso. E finalmente il 1° gennaio 1999 avveniva<br />

il lancio ufficiale dell’euro, con l’adozione formale da parte degli 11 Stati membri predetti dell’euro<br />

quale moneta ufficiale dell’Unione. 275 Da quel momento iniziava per l’”eurogruppo” un duplice<br />

272 Questa affermazione prospettava un’impostazione “glocale” della “democrazia rappresentativa” europea, concependo<br />

l’azione politica dello stesso Parlamento nazionale come inserita in una strategia “concertata”, tesa a impedire al governo<br />

di uno Stato membro di rivendicare, almeno in sede europea, una condotta sostanzialmente “irresponsabile” persino<br />

rispetto al proprio Parlamento nazionale.<br />

273 Nel contesto del nuovo dibattito sul “futuro politico dell’Unione Europea”, il PE stava in realtà riavviando pure la<br />

sua strategia “costituzionale”. Nello stesso anno 1998, infatti, la Commissione Affari istituzionali richiedeva<br />

l’approntamento, da parte di un gruppo di esperti provenienti da differenti Paesi, di uno studio di diritto costituzionale<br />

comparato dal tema “Opzioni per un’evoluzione del Trattato sull’Unione Europea verso una Costituzione”. Tale studio<br />

veniva commissionato dalla Direzione generale degli studi del PE ancora una volta al gruppo di ricerca del Centro di<br />

Studi Avanzati “Robert Schuman” dell’IUE di Firenze.<br />

274 Il Consiglio europeo di Vienna decideva pure di approvare una propria risoluzione priva di titolazione ufficiale, in<br />

quanto relativa non a un tema, bensì a una persona, Helmut Kohl, allora dimessosi dopo circa 30 anni dalla carica di<br />

cancelliere federale di Germania e quindi dall’altrettanto lunga attività di artefice anche dell’Unione Europea, al quale<br />

veniva conferito, con un atto del tutto atipico, il semplice, ma glorioso titolo di “cittadino onorario dell’Europa”, prefigurante<br />

il futuro quadro di un’Unione allargata effettivamente a tutta l’Europa.<br />

275 Questo evento segnava il traguardo dell’attività professionale e di governo di Carlo Azeglio Ciampi, che il 13 maggio<br />

1999 lascerà la guida del ministero del tesoro, in quanto eletto dal Parlamento italiano, alla prima votazione e dunque<br />

a larghissima maggioranza, presidente della Repubblica Italiana. Da quel momento il popolo italiano avrebbe scoperto<br />

l’altra dimensione di Ciampi ossia quella dell’uomo di cultura di respiro europeo, dell’ufficiale in guerra al servizio<br />

dell’unico Stato italiano (prima e dopo l’8 settembre 1943) e insieme della militanza politica nel Partito d’Azione e

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