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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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vocazione per l’inizio del febbraio 2000 e la sua conclusione entro il dicembre 2000. Confermava il<br />

mandato della CIG, ristretto ai soli elementi seguenti: dimensioni e composizione della Commissione<br />

e ponderazione dei voti ed eventuale estensione delle votazioni a maggioranza qualificata in sede<br />

di Consiglio. Ma soprattutto prevedeva la partecipazione alla CIG solo del rappresentante della<br />

Commissione, con l’esclusione di fatto del PE. Era la più secca smentita, stavolta, alla “strategia” di<br />

quest’ultimo.<br />

Per quanto riguarda la “politica europea comune in materia di sicurezza e di difesa”, il Consiglio<br />

europeo prevedeva lo “sviluppo della capacità di gestione militare e non militare delle crisi da parte<br />

dell’Unione Europea”. L’affermazione più impegnativa raccomandava di “sviluppare una capacità<br />

decisionale autonoma e, ove non sia impegnata la NATO nel suo complesso, a lanciare e condurre<br />

operazioni militari dirette dall’UE in risposta a crisi internazionali.” Sul piano delle proposte concrete<br />

si prevedeva, fra l’altro, la capacità, entro il 2003, “di schierare nell’arco di 60 giorni e mantenere<br />

per almeno un anno forze militari fino a 50.000-60.000 uomini capaci di svolgere l’insieme dei<br />

compiti di Petersberg”. Ma si prevedeva pure la creazione di “un meccanismo di gestione non militare<br />

delle crisi per coordinare e rendere più efficaci i vari mezzi e le varie risorse civili, parallelamente<br />

a quelle militari, a disposizione dell’Unione e degli Stati membri”.<br />

Per quanto riguarda l’”economia concorrenziale, sostenibile e generatrice di occupazione” si sottolineavano<br />

da un lato i mutamenti demografici e quindi la necessità di politiche per l’invecchiamento<br />

attivo (innalzamento dell’età pensionabile) e di una maggiore efficacia nei settori pubblico e privato<br />

per gestire gli oneri economici derivanti da tali mutamenti (restrizione delle pensioni, diverso uso<br />

del TFR, fondi-pensione, pensioni integrative ecc.), mentre, dall’altro lato, si evidenziava il processo<br />

di globalizzazione e quindi la necessità di favorire l’innovazione e le riforme strutturali, soprattutto<br />

in direzione delle nuove tecnologie e della società dell’informazione. In tale rivoluzionario<br />

cambiamento sarebbe occorso peraltro anche garantire l’esistenza di adeguate reti di sicurezza sociale.<br />

Tali riforme avrebbero peraltro dovuto trovare la necessaria elaborazione nell’ambito di un integrato<br />

coordinamento delle politiche economiche, strutturali e dell’occupazione, da affidare ultimativamente<br />

allo stesso Consiglio europeo, che nella sua successiva riunione a Lisbona il 23-24 marzo<br />

2000 avrebbe affrontato il tema di “un’economia basata sul possesso delle conoscenze”.<br />

Tra le riforme strutturali si faceva menzione pure di un “pacchetto fiscale”, a proposito del quale si<br />

affermava: “Tutti i cittadini residenti in uno Stato membro dell’Unione Europea dovrebbero pagare<br />

ogni imposta dovuta sui loro redditi da risparmio”.<br />

A proposito del mercato unico, si richiamava l’attenzione sulla necessità di un efficace utilizzo delle<br />

tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nell’ambito di una società dell’informazione<br />

che avrebbe determinato lo stesso mercato del lavoro e anzi il mercato come tale. In merito a tale<br />

mercato elettronico si poneva l’esigenza della presenza di un mercato delle telecomunicazioni aperto<br />

e competitivo e quindi di una legislazione che sostenesse il commercio elettronico a livello europeo<br />

e dunque di una normativa UE sul commercio elettronico.<br />

Infine si raccomandava la ratifica del protocollo di Kyoto sull’ambiente prima del 2002.<br />

Il secondo millennio si concludeva quindi, degnamente, con l’insediamento, il 17 dicembre 1999,<br />

dell’”organo” destinato a redigere la prevista Carta dei <strong>diritti</strong> fondamentali dell’Unione ossia della<br />

Convenzione, nome designato originariamente dal PE per indicare l’assemblea che avrebbe dovuto<br />

redigere una Costituzione per l’Europa e attribuito ora all’assemblea incaricata di compiere di fatto<br />

il primo passo fondamentale della “costituzionalizzazione” dell’UE. 305<br />

305 Il presidente della Convenzione era il tedesco Roman Herzog, già presidente della Corte costituzionale federale<br />

(1987-’94) e poi presidente della Repubblica federale di Germania (1994-’99). Il capo della delegazione dei membri del<br />

PE era Iñigo Méndez de Vigo (E, PPE). Gli altri 15 membri del PE erano: Pervenche Berès (F, PSE), Georges Berthu<br />

(F, UEN, Unione per l’Europa delle nazioni), Jens-Peter Bonde (DK, EDD, Europa delle democrazie e delle diversità),<br />

Charlotte Cederschiöld (S, PPE), Thierry Cornillet (F, PPE), Andrew Duff (UK, ELDR), Ingo Friedrich (D, PPE),<br />

Sylvia-Yvonne Kaufmann (D, SUE), Timothy Kirkhope (UK, PPE), Jo Leinen (D, PSE), Hanja Maij-Weggen (NL,<br />

PPE), David Martin (UK, PSE), Hans-Peter Martin (A, PSE), Elena Paciotti (I, PSE), Johannes Voggenhuber (A, Ver-

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