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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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Nella Risoluzione con cui il Parlamento Europeo adottava tale Dichiarazione si diceva infatti:<br />

“A. premesso che, come sottolineato nel preambolo dell’Atto unico, è essenziale promuovere la democrazia sulla base<br />

dei <strong>diritti</strong> fondamentali,<br />

B. premesso che il rispetto dei <strong>diritti</strong> fondamentali è indispensabile per la legittimazione della Comunità,<br />

C. premesso che spetta al Parlamento Europeo contribuire allo sviluppo di un modello di società che sia basato sul rispetto<br />

dei <strong>diritti</strong> e delle libertà fondamentali e della tolleranza,<br />

D. premesso che l’identità della Comunità rende essenziale dare espressione ai valori condivisi dei cittadini d’Europa,<br />

E. premesso che non ci può essere una <strong>cittadinanza</strong> europea, a meno che ogni cittadino non riceva un’uguale protezione<br />

dei suoi <strong>diritti</strong> e libertà nel campo d’applicazione della legge della Comunità,<br />

F. premesso che esso [il PE] è determinato a sostenere i suoi sforzi di promuovere il conseguimento di un’Unione Europea,<br />

G. premesso che esso [il PE] è determinato a conseguire uno strumento basilare della Comunità, con un carattere legalmente<br />

vincolante, che garantisca i <strong>diritti</strong> fondamentali,<br />

H. premesso che, nel frattempo, durante la ratifica di un tale strumento, il Parlamento riconferma i principi legali già<br />

accettati dalla Comunità,<br />

I. premesso che il completamento del mercato unico, programmato per il 1993, conferisce maggiore urgenza al bisogno<br />

di adottare una Dichiarazione dei <strong>diritti</strong> e delle libertà nella e per mezzo della legge della Comunità,<br />

J. premesso che è responsabilità del Parlamento Europeo, direttamente eletto dai cittadini d’Europa, redigere tale Dichiarazione,<br />

[…]<br />

Con tutte queste “premesse” il Parlamento Europeo esprimeva con grande lucidità la seguente prospettiva:<br />

lo stesso mercato unico europeo avrebbe fondato un’unica società civile europea, nella<br />

quale sarebbe stato impensabile non garantire, a livello comunitario, una serie (condivisa, perché<br />

culturalmente comune) di <strong>diritti</strong> e di libertà fondamentali, solo in virtù dei quali avrebbe avuto senso<br />

un’autentica <strong>cittadinanza</strong> europea. Tali <strong>diritti</strong> e libertà fondamentali avrebbero dovuto essere<br />

formulati e garantiti da parte di una Comunità, che, se da un lato avrebbe con ciò acquisito la sua<br />

definitiva identità e legittimazione presso i cittadini, dall’altro lato, con tale suo atto, si sarebbe con<br />

ciò trasformata in un vero e proprio soggetto politico ossia in un’Unione Europea, nell’ambito della<br />

quale sarebbe stato possibile promuovere un’effettiva democrazia europea. Condizione essenziale di<br />

tutto ciò avrebbe dovuto essere, peraltro, il fatto che tale Dichiarazione diventasse un vero e proprio<br />

“strumento basilare della Comunità” e come tale dotato di un “carattere legalmente vincolante” (attraverso<br />

un inserimento di essa nei trattati costitutivi, a seguito di un trattato emendativo, ratificato<br />

dagli Stati membri). In definitiva il Parlamento Europeo, già con queste motivazioni, poneva le<br />

premesse del lungo processo che avrebbe portato alla creazione della “Carta dei <strong>diritti</strong> fondamentali<br />

dell’Unione” e all’inserimento di essa nel Trattato costituzionale europeo e, ancora oggi, alla conferma<br />

del valore “legalmente vincolante” di essa.<br />

Per quanto riguarda la Dichiarazione come tale, già il suo preambolo era quanto mai illuminante:<br />

“IN NOME DEI POPOLI D’EUROPA,<br />

Premesso che, nella prospettiva di continuare e ravvivare l’unificazione democratica d’Europa, nella considerazione<br />

della creazione di un mercato interno senza frontiere e nella consapevolezza della particolare responsabilità del Parlamento<br />

Europeo riguardo al benessere degli uomini e delle donne, è essenziale che l’Europa riaffermi l’esistenza di una<br />

comune tradizione legale, basata sul rispetto della dignità umana e dei <strong>diritti</strong> fondamentali,<br />

Premesso che delle misure incompatibili con i <strong>diritti</strong> fondamentali sono inammissibili e nel richiamo al fatto che questi<br />

<strong>diritti</strong> derivano dai Trattati che stabiliscono le Comunità europee, dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri,<br />

dalla Convenzione europea per la protezione dei <strong>diritti</strong> umani e delle libertà fondamentali e dagli strumenti istituzionali<br />

vigenti, e sono stati sviluppati nelle sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee,<br />

Il Parlamento Europeo, conferendo espressione a questi <strong>diritti</strong>, qui adotta la seguente Dichiarazione, invita tutti i cittadini<br />

a sostenerla e la presenta al Parlamento che deve essere eletto nel giugno 1989. […]”<br />

Il preambolo conteneva infatti, in primo luogo, il decisivo motivo di legittimazione democratica “in<br />

nome dei popoli d’Europa”, che, se da un lato riconosceva la pluralità delle nazioni europee,<br />

dall’altro lato affermava l’esistenza di una insopprimibile fonte, direttamente popolare, di legittima-<br />

d’indipendenza degli Stati Uniti d’America e soprattutto la francese Dichiarazione dei <strong>diritti</strong> dell’uomo e del cittadino<br />

del 1789, di cui ricorreva in quell’anno il secondo centenario.

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