27.05.2013 Views

cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Nella successiva riunione ordinaria del Consiglio europeo di Firenze del 21-22 giugno 1996, la<br />

nuova guida della presidenza italiana ossia il nuovo capo del governo italiano, Romano Prodi, 218<br />

confermava il mandato già assegnato alla CIG, apportandovi peraltro accenti ancora più decisi. Si<br />

stabiliva infatti che la CIG, che avrebbe dovuto concludere i suoi lavori “entro la metà del 1997”,<br />

avrebbe dovuto accogliere, nell’ambito del compito di “avvicinare maggiormente l’Unione ai cittadini”<br />

e in particolare di soddisfare “le esigenze di sicurezza”, l’esplicita “prospettiva di uno spazio<br />

giudiziario comune”, venendo con ciò pienamente incontro alle richieste del PE per un progressivo<br />

assorbimento della CSGAI nell’ambito comunitario.<br />

II. La fondazione della democrazia partecipativa e della democrazia rappresentativa<br />

Frattanto il nuovo scenario aperto dall’approvazione del PE nei confronti della Commissione Santer<br />

e dunque dal legame politico di fatto esistente tra essa e il PE, poneva il problema, di natura ancora<br />

una volta eminentemente politica, di un diverso legame fra lo stesso PE e i cittadini dell’Unione in<br />

quanto tali ovvero il problema di una autentica “democrazia europea”, da proporre alla CIG allora<br />

in corso. Perciò il PE procedeva, nella medesima giornata, in un certo senso “storica”, del 10 dicembre<br />

1996, all’adozione di due risoluzioni fondative rispettivamente della “democrazia partecipativa”<br />

e della “democrazia rappresentativa” europee, che avrebbero improntato tutto lo sviluppo<br />

successivo della “democrazia europea” sino a oggi e anzi si rivelano tuttora futuribili.<br />

La prima, funzionale in realtà alla seconda, era la risoluzione “sulla partecipazione dei cittadini e<br />

degli interlocutori sociali al sistema istituzionale dell’Unione Europea” (relatore: Philippe Herzog)<br />

219 (A4-0338/1996). Le sue premesse sostenevano:<br />

“A. considerando che la partecipazione dei cittadini è una dimensione importante della cultura politica europea, ma<br />

che, malgrado gli sforzi intrapresi, l’Unione presenta ancora un deficit democratico e incontra una crisi di fiducia presso<br />

i cittadini,<br />

B. considerando che il successo della costruzione europea dipenderà da un miglioramento della sua capacità decisionale<br />

e da una maggiore partecipazione dei cittadini, in particolare attraverso l’ampliamento dei poteri del Parlamento Europeo,<br />

C. considerando che l’Unione deve ritrovare un senso per ristabilire la fiducia del cittadino e suscitare il desiderio di<br />

partecipazione grazie a un progetto incentrato non solo sulla sicurezza esterna e interna, ma anche sulla soluzione dei<br />

problemi della disoccupazione, dell’esclusione, del degrado ambientale, della crisi dei sistemi previdenziali e che deve<br />

pertanto incarnare un autentico impegno comune per promuovere l’occupazione, la parità di possibilità tra uomini e<br />

donne, la solidarietà e lo sviluppo duraturo,<br />

D. considerando che la partecipazione, segnatamente in una situazione di parità fra uomini e donne, contribuisce a rivalutare<br />

il sistema democratico,<br />

E. considerando che spetta a questo Parlamento il compito di dare impulso prendendo nuove iniziative volte a<br />

- precisare l’attuazione del principio di sussidiarietà in termini comprensibili per l’opinione pubblica;<br />

- dibattere pubblicamente le politiche dell’Unione;<br />

- promuovere la valutazione di queste politiche;<br />

- promuovere l’esercizio generale dei <strong>diritti</strong> di consultazione;<br />

218 Di orientamento politico vicino alla DC, professore ordinario di economia e politica industriale all’Università di Bologna,<br />

già presidente di alcune società gestite dall’istituto finanziario pubblico GEPI allo scopo di risanarle, ministro<br />

dell’industria (1978-’79), fondatore della società di studi economici e consulenza “Nomisma”, direttore di alcune riviste<br />

scientifiche, presidente dell’Istituto per la ricostruzione industriale (IRI) (1982-’89), Romano Prodi era stato nominato<br />

ancora una volta alla guida dell’IRI nel 1993 da Ciampi ai fini dell’esecuzione del programma di privatizzazioni. In seguito<br />

alle elezioni del 1994 e alla nascita del nuovo governo di centro-destra, Prodi aveva lasciato definitivamente l’IRI<br />

e nel 1995 aveva fondato e si era posto a capo di una coalizione politica, denominata “L’Ulivo”, che aveva raccolto sostanzialmente<br />

quanto era rimasto dei partiti politici italiani, che avevano fatto parte, a suo tempo, del CLN, in particolare<br />

il PDS e il Partito Popolare Italiano (PPI) (sorto nel 1994 dalla dissoluzione della DC). In seguito alle elezioni anticipate<br />

del 1996, l’Ulivo aveva acquisito la maggioranza parlamentare e il nuovo governo, presieduto da Romano Prodi,<br />

era entrato in carica il 17 maggio 1996. Su invito dello stesso Prodi, Carlo Azeglio Ciampi era divenuto da allora il ministro<br />

del tesoro italiano.<br />

219 Philippe Herzog è stato membro francese del PE per la coalizione delle sinistre (poi gruppo confederale della sinistra<br />

unitaria europea) dal 1989 al 1999 e dal 2000 al 2004.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!