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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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(civili) dei cittadini e l’impegno comune degli Stati membri a rispettare e a far rispettare tali <strong>diritti</strong><br />

civili come codificati e salvaguardati a livello comunitario.<br />

Tale originale impostazione del PE, che prospettava così una Comunità europea basata su una propria<br />

codificazione e salvaguardia dei <strong>diritti</strong> civili dei cittadini, poneva naturalmente la CE in quanto<br />

tale sempre più entro l’orizzonte proprio del Consiglio d’Europa e soprattutto della sua Convenzione<br />

e infatti il Parlamento Europeo, nella sua successiva risoluzione del 29 ottobre 1982 “sul memorandum<br />

della Commissione sull’accesso della Comunità Europea alla Convenzione per la protezione<br />

dei <strong>diritti</strong> umani e delle libertà fondamentali”, esprimeva il proprio pieno convincimento circa la<br />

necessità e l’urgenza di tale adesione.<br />

Anzi, il PE riteneva che la Comunità Europea, in quanto comunità transnazionale, avrebbe dovuto a<br />

maggior ragione imitare il Consiglio d’Europa, che, pur essendo una semplice organizzazione internazionale,<br />

aveva provveduto già da decenni a saldare il culto dei <strong>diritti</strong> umani, condivisi dai popoli<br />

europei, con la creazione di appositi simboli che identificassero immediatamente tale comune cultura.<br />

Perciò il Parlamento Europeo, quasi a rappresentare emblematicamente tale nuova svolta sua e<br />

della CE, approvava la risoluzione dell’11 aprile 1983 “sull’adozione di una bandiera per la Comunità<br />

Europea”, nella quale il PE<br />

“G. deciso a dare alla Comunità un simbolo nel quale i popoli europei possano identificarsi, […]<br />

2. decide che la bandiera europea adottata nel 1955 dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, bandiera che<br />

rappresenta una corona di dodici stelle dorate su fondo azzurro, sarà la bandiera europea; […]<br />

5. incarica inoltre il suo presidente di assicurarsi che i governi degli Stati membri della Comunità decidano che tutte le<br />

istituzioni europee inalbereranno questa bandiera;”<br />

Con tale atto il Parlamento Europeo dava insieme un chiaro segnale al Consiglio europeo in ordine<br />

alla ripresa senza indugi della costruzione del vero destinatario di tale nuova bandiera ossia<br />

dell’Unione Europea.<br />

E in effetti il Consiglio europeo di Stoccarda del 17-19 giugno 1983, vide finalmente un nuovo pronunciamento<br />

ufficiale sul futuro dell’Europa, con la cosiddetta “Dichiarazione solenne sull’Unione<br />

Europea”. Malgrado tale documento confermasse nel modo più chiaro tutti gli impegni già presi negli<br />

anni Settanta, anch’esso, proprio nel momento in cui recepiva di fatto il piano Genscher-<br />

Colombo, tradiva tuttavia la difficoltà di uscire dagli schemi sia della fedeltà assoluta alle disposizioni<br />

istituzionali dei trattati di Roma (per quanto riguarda le politiche comunitarie da essi consentite),<br />

sia del metodo della cooperazione politica (tipico della politica estera e di altri eventuali settori<br />

non consentiti dai trattati di Roma).<br />

Di fronte alla preoccupante paralisi del Consiglio europeo, fu proprio allora che il nuovo Parlamento<br />

europeo fece sentire forte e chiara la propria voce nella persona di un suo membro, Altiero Spinelli,<br />

massimo sostenitore del modello federalista europeo fin dall’ultimo conflitto mondiale, 72 che<br />

72 L’italiano Altiero Spinelli, a motivo del proprio antifascismo, trascorse dieci anni in prigione e fu poi relegato per altri<br />

sei anni al confino nelle isole di Ponza e poi di Ventotene, dove scrisse, insieme a Ernesto Rossi, in pieno periodo<br />

bellico, nel giugno 1941, un “Manifesto” (meglio noto come il “Manifesto di Ventotene”), che indicava nella creazione<br />

di un’Europa federale la definitiva via d’uscita dagli orrori della guerra. Successivamente Spinelli scriveva due saggi,<br />

“Gli Stati Uniti d’Europa e le varie tendenze politiche”, della seconda metà del 1942, e “Politica marxista e politica federalistica”,<br />

del 1942-’43. Dopo la propria liberazione Spinelli fondò a Milano il 28 agosto 1943 il Movimento Federalista<br />

Europeo (MFE). Con la data del 29 agosto 1943 fu pubblicato quindi il “Manifesto”, che conobbe un’ulteriore edizione<br />

il 22 gennaio 1944 con il titolo “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”, nell’ambito di una pubblicazione<br />

che comprendeva pure gli altri due saggi citati di Spinelli.<br />

Il MFE accompagnò, quale pungolo critico, lo sviluppo del processo d’integrazione europea fin dagli inizi e Spinelli fu<br />

tra l’altro l’ispiratore dell’iniziativa di Alcide De Gasperi, che portò all’inserimento nel trattato CED di quella clausola<br />

relativa alla possibilità di elezione a suffragio universale dell’Assemblea, che venne conservata nei trattati di Roma, costituendo<br />

la base giuridica del nuovo Parlamento eletto direttamente dai popoli europei.<br />

Abbandonato nel 1962 l’impegno diretto nel MFE, Spinelli collaborò alla rivista “Il Mulino” (1962-’65), tenne corsi<br />

universitari (1962-’66), fondò nel 1963 il “Comitato italiano per la democrazia europea” (CIDE) e nel 1965 l’”Istituto<br />

Affari internazionali” (IAI) e fu consulente per gli affari europei del ministero degli esteri (1968-’69). Spinelli diveniva<br />

poi membro della Commissione europea (per il settore della politica industriale e della ricerca) (1970-’76). Infine Spi-

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