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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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Tutti gli interrogativi erano consegnati all’assemblea che avrebbe dovuto rispondervi ossia alla<br />

Convenzione (proposta dal PE), alla quale pertanto veniva affidato un larghissimo mandato, praticamente<br />

senza restrizione alcuna. La stessa sua composizione veniva incontro alle richieste del PE,<br />

prevedendo: i 15 rappresentanti dei capi di Stato o di governo degli Stati membri, 2 membri per ogni<br />

Parlamento nazionale (30 membri), 16 membri del PE e 2 rappresentanti della Commissione.<br />

Veniva accolta anche la proposta di un Praesidium, composto dal presidente della Convenzione, da<br />

2 vicepresidenti e da 9 membri della Convenzione (i rappresentanti dei governi degli Stati membri<br />

che avrebbero avuto la presidenza del Consiglio durante i lavori della Convenzione, 2 rappresentanti<br />

dei Parlamenti nazionali, 2 rappresentanti dei parlamentari europei e i 2 rappresentanti della<br />

Commissione). Venivano accolte anche le proposte del PE sul metodo di lavoro della Convenzione,<br />

sul ruolo d’iniziativa del presidente, sul ruolo propulsore del Praesidium, sulla suddivisione per<br />

gruppi di lavoro, sulla sede dei lavori a Bruxelles, sulla loro pubblicità e diffusione in undici lingue,<br />

sull’apertura di “un forum per le organizzazioni che rappresentano la società civile (parti sociali,<br />

settore privato, organizzazioni non governative, ambienti accademici ecc.)”, sull’inserimento dei loro<br />

contributi nel dibattito, sulla loro audizione su argomenti specifici, sulla possibilità dell’adozione<br />

per consenso del documento finale, “che costituirà il punto di partenza per i lavori della Conferenza<br />

intergovernativa che prenderà le decisioni finali”. Veniva infine accolto anche il calendario proposto<br />

dal PE: infatti si fissava la seduta inaugurale della Convenzione per il 1° marzo 2002 e si stabiliva<br />

che il documento finale sarebbe stato consegnato al Consiglio europeo del giugno 2003.<br />

L’unica eccezione era costituita dal fatto che il Consiglio europeo riservava a se stesso la nomina<br />

del presidente e dei due vicepresidenti, individuati rispettivamente nelle persone di Valéry Giscard<br />

d’Estaing (ex-presidente della Repubblica francese), nonché di Giuliano Amato (ex-capo del governo<br />

italiano) e di Jean-Luc Dehaene (ex-capo del governo belga). 357<br />

Sempre nell’ambito del “futuro dell’Europa”, il Consiglio europeo di Laeken dedicava una forte attenzione<br />

anche alla PESD. Pure a questo proposito veniva emessa una apposita dichiarazione, la<br />

“Dichiarazione relativa all’operatività della politica europea comune di sicurezza e di difesa”. Con<br />

questa dichiarazione il Consiglio europeo annunciava: “l’Unione è ormai capace di condurre operazioni<br />

di gestione delle crisi.” Tale operatività era basata sulle ormai conseguite capacità, strutture<br />

e procedure, intese tra l’UE e la NATO e accordi con i partner (Stati membri della NATO non<br />

appartenenti all’UE, Paesi candidati all’adesione all’UE, la Russia e l’Ucraina). Tuttavia, per il futuro,<br />

avrebbero dovuto essere ulteriormente potenziati uno sviluppo equilibrato delle capacità militari<br />

e civili e una messa a punto sia delle intese con la NATO, sia degli accordi con i partner.<br />

Il secondo tema discusso dal Consiglio europeo di Laeken fu quello, nell’ambito della PESC, sulle<br />

“azioni dell’Unione in seguito agli attentati dell’11 settembre negli Stati Uniti”, in particolare<br />

sull’”azione dell’Unione in Afghanistan”. In merito si affermava che il Consiglio europeo “incoraggia<br />

lo spiegamento di una forza internazionale di sicurezza con il mandato, in base ad una risoluzione<br />

del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di contribuire alla sicurezza delle amministrazioni<br />

afgane e internazionali installate a Kabul e dintorni, nonché all’istituzione e all’addestramento delle<br />

nuove forze di sicurezza e delle forze armate afgane. […] La partecipazione degli Stati membri<br />

dell’Unione a tale forza internazionale sarà un forte segnale della loro volontà di assumere al meglio<br />

le loro responsabilità in materia di gestione delle crisi, contribuendo in tal modo alla stabilizzazione<br />

dell’Afghanistan.”<br />

Il terzo tema discusso al Consiglio europeo di Laeken fu l’”evoluzione economica, sociale e di sviluppo<br />

sostenibile”. A questo proposito si sottolineava come le parti sociali avessero “insistito sulla<br />

357 La scelta di Giscard d’Estaing era dovuta proprio al fatto che, mentre era presidente della Repubblica francese dal<br />

1974 al 1981, egli volle e fu in grado di dare un contributo decisivo alla svolta radicale delle Comunità europee con la<br />

creazione del Consiglio europeo e di un Parlamento Europeo eletto direttamente a suffragio universale e l’adozione della<br />

“Dichiarazione sull’Unione Europea”, con cui si apriva la “lunga marcia” verso il trattato di Maastricht. Le scelte di<br />

Amato e di Dehaene erano invece dovute soprattutto al ruolo da essi svolto rispettivamente nel rapporto del gruppo di<br />

ricerca dell’IUE di Firenze “Quale Carta costituzionale per l’Unione Europea?” e in quello del comitato dei tre saggi<br />

“Implicazioni istituzionali dell’allargamento”.

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