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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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secolo. L’opinione pubblica dell’Unione, già disillusa per ciò che percepisce come disaccordo o confusione, e i nostri<br />

partner nel resto del mondo trarrebbero le loro conclusioni da un’eventuale battuta d’arresto.<br />

Il PE denunciava dunque, ancora una volta, la tendenza in atto verso un aggiramento della procedura<br />

legislativa e dello stesso potere parlamentare in materia di bilancio, ma ancor di più ammoniva<br />

sul fatto che la stessa cooperazione intergovernativa era esposta al fallimento di fronte ai veti avanzati<br />

in nome degli interessi nazionali, con il conseguente pericolo di un blocco del varo del trattato,<br />

che, anche ove fosse stato temporaneo, sarebbe stato esiziale in termini di credibilità pubblica, soprattutto<br />

al momento del processo di ratifica attraverso referendum popolari.<br />

Nonostante questi chiari avvertimenti, il vertice finale della CIG del 12 e del 13 dicembre 2003 si<br />

risolveva in un fallimento, dovuto all’irriducibile opposizione delle delegazioni polacca e soprattutto<br />

spagnola al principio della doppia maggioranza come criterio del voto a maggioranza qualificata.<br />

Perciò alla Presidenza italiana non restava che prendere atto di tale fallimento, con il seguente comunicato:<br />

“Il Consiglio europeo ha preso atto dell'impossibilità per la Conferenza intergovernativa di raggiungere, nella fase attuale,<br />

un accordo globale sul progetto di trattato costituzionale. Si chiede alla Presidenza irlandese di effettuare, sulla base<br />

di consultazioni, una valutazione delle prospettive di progresso e di riferire al Consiglio europeo di marzo.”<br />

A tale comunicazione veniva inoltre acclusa la seguente dichiarazione del Presidente del Consiglio<br />

europeo:<br />

“La Presidenza italiana ha condotto la Conferenza intergovernativa intendendo rispettare nella misura massima possibile<br />

il progetto della Convenzione, frutto di dibattiti democratici ed approfonditi, ma aprendosi ad esaminare con spirito<br />

costruttivo le proposte di ogni Stato membro per tenere conto di esigenze legittime e imprescindibili.<br />

Questo arduo lavoro ha portato alla definizione di un testo condiviso da una grande maggioranza di Stati membri, che<br />

sarà da qui in avanti considerato come un "acquis negoziale" indiscutibile, realizzando così un significativo passo avanti<br />

sulla strada di una più stretta integrazione tra i Paesi e i cittadini dell’Unione ampliata.<br />

La Presidenza dà atto di avere constatato una generale volontà di procedere nella direzione di una Unione più integrata e<br />

più ambiziosa. Sarà responsabilità comune continuare su questa strada e proseguire in questa impresa.<br />

La Presidenza conferma che le speranze che furono alla base dei trattati di Roma rappresentano ancora oggi un patrimonio<br />

ideale che lega la generazione dei padri fondatori a quella degli Europei di domani.”<br />

In tal modo veniva chiarito che, nonostante tale battuta d’arresto, il progetto della Convenzione, sotto<br />

forma del nuovo testo definito dalla CIG, sarebbe stato la base di ulteriori negoziati in seno alla<br />

stessa CIG, volti esclusivamente a venire a capo dell’unica questione rimasta aperta ovvero della<br />

doppia maggioranza come criterio democratico del voto a maggioranza qualificata. Se con ciò nulla<br />

sembrava perduto, era peraltro emerso un precedente pericoloso: due Stati, ma soprattutto uno Stato<br />

membro ossia la Spagna, avevano spinto talmente oltre la loro opposizione su tale tema, da far fallire<br />

l’obiettivo di concludere la CIG entro il 2003 e da mettere con ciò in forse lo stesso obiettivo della<br />

firma del trattato costituzionale nel maggio 2004 ovvero in tempo utile per le elezioni del PE del<br />

giugno 2004. E tale esito fallimentare si produceva su un progetto di trattato, la cui origine era il<br />

prodotto dei lavori della Convenzione europea ossia di un organismo altamente democratico, composto,<br />

tra gli altri, da rappresentanti anche spagnoli del PE, da rappresentanti del Parlamento spagnolo<br />

e da rappresentanti del governo spagnolo. Il messaggio era chiaro: il principio democratico<br />

europeo della maggioranza qualificata doveva essere basato su un voto ponderato del singolo Stato<br />

membro che riflettesse il più alto rapporto di forza raggiunto (non importa come), quale espressione<br />

di un interesse nazionale irrinunciabile, di cui il capo del governo era l’unico interprete possibile,<br />

soprattutto in tempi di elezioni politiche ravvicinate, rispetto alle quali democrazia europea, Convenzione,<br />

trattato costituzionale, elezioni europee semplicemente non dovevano contare. Tale messaggio,<br />

proprio nella misura in cui si sarebbe rivelato sufficiente a bloccare la CIG sin oltre le elezioni<br />

europee del 2004, certamente non sarebbe stato destinato ad accrescere l’effettiva attendibilità<br />

di un futuro trattato costituzionale presso l’opinione pubblica.

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