Meccanica Quantistica
Meccanica Quantistica
Meccanica Quantistica
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
5.3 Come si verifica la teoria quantistica<br />
La teoria quantistica fa delle predizioni probabilistiche riguardo ai risultati delle<br />
misure su una particella che si trovi nello stato |ψ〉 e predice l’evoluzione temporale<br />
dello stato. Quindi, per essere in grado di verificare una teoria quantistica occorre<br />
poter effettuare due operazioni fondamentali:<br />
1) Creare delle particelle in uno stato definito |ψ〉.<br />
2) Controllare le predizioni probabilistiche agli istanti successivi.<br />
Osserviamo che la proprietà del collasso dei vettori di stato ci permette di creare<br />
degli stati ben definiti. Infatti possiamo partire da uno stato generico |ψ〉 e<br />
misurare una osservabile Ω. Se il risultato della misura è un autovalore non degenere<br />
(altrimenti sono necessarie altre misure, vedi in seguito) sappiamo con certezza<br />
che il sistema si trova nello stato |ω〉. Se vogliamo misurare un’altra osservabile Λ<br />
subito dopo aver misurato Ω, avremo uno sviluppo quale, ad esempio<br />
|ω〉 = 1<br />
<br />
√ |λ1〉 +<br />
3<br />
√ <br />
2|λ2〉<br />
(5.52)<br />
In questo caso la teoria predice in modo univoco che si otterranno i valori λ1 e λ2<br />
con probabilità pari a 1/3 e 2/3 rispettivamente. Se ottenessimo come risultato<br />
λ = λ1, λ2 sapremmo con certezza che la nostra teoria è errata. Se viceversa si<br />
trova λ1 o λ2 è un buon indizio che la teoria sia corretta. Però questa non è la<br />
fine della storia. Infatti dobbiamo ancora verificare che le probabilità sono proprio<br />
1/3 e 2/3. D’altra parte, se abbiamo trovato come risultato λ1, il sistema non si<br />
trova più nello stato (5.52), ma nello stato |λ1〉. Se quindi ripetessimo la misura<br />
di Λ troveremmo λ1 con probabilità uno. Dobbiamo dunque ripetere l’esperimento<br />
partendo nuovamente con una particella nello stato originale |ω〉. Quindi si deve<br />
considerare un insieme quantistico di N particelle nello stesso stato (|ω〉<br />
nell’esempio in discussione). Effettuando la misura di Λ su tutte le particelle<br />
dell’insieme dovremmo dunque trovare in media N/3 particelle nello stato |λ1〉 e<br />
2N/3 particelle nello stato |λ2〉. La differenza con un insieme classico è che con i<br />
risultati precedenti ottenuti dalla misura, nel caso classico si può pensare che prima<br />
della misura N/3 particelle fossero nello stato caratterizzato da λ = λ1 e 2N/3<br />
nello stato λ = λ2. Nel caso quantistico invece tutte e N le particelle sono nello<br />
stesso stato |ω〉 prima della misura, ed in grado quindi di dare come risultato sia<br />
λ1 che λ2. Solo dopo la misura N/3 particelle sono proiettate nello stato |λ1〉 e<br />
2N/3 nello stato |λ2〉. La situazione è completamente analoga a quanto abbiamo<br />
visto nell’esperimento di Young. Non possiamo qui dire, prima della misura, che il<br />
sistema si trovava o nello stato |λ1〉 o nello stato |λ2〉, cosi come nell’esperimento di<br />
Young non si può dire da quale delle due fenditure passa la particella.<br />
128