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Meccanica Quantistica

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Il 17 Gennaio 1926 Schrödinger pubblico’ il primo dei suoi lavori in cui riusciva<br />

a dare una formulazione precisa delle intuizioni di De Broglie. Cio’ che Schrödinger<br />

fece fu di scrivere un’equazione analoga, in un certo senso all’equazione per le<br />

onde elettromagnetico. Nel caso dello stato stazionario di un atomo di energia En,<br />

l’equazione soddisfatta dalla funzione d’onda ψn(q) era<br />

<br />

H q, −ih/ ∂<br />

<br />

ψn(q) = Enψn(q) (2.125)<br />

∂q<br />

La funzione H(q, p) e’ l’hamiltoniana classica sulla quale Schrödinger effettuava la<br />

sostituzione<br />

p → −ih/ ∂<br />

∂q<br />

(2.126)<br />

Per l’atomo di idrogeno si ha<br />

e dunque<br />

H(x, p) =<br />

H(x, −ih/ ∇) = − h/ 2<br />

2 p e2<br />

−<br />

2m |x|<br />

2m | ∇| 2 − e2<br />

|x|<br />

(2.127)<br />

(2.128)<br />

L’equazione differenziale che ne risultava era ben nota nella fisica matematica e non<br />

e’ difficile trovare i valori En per i quali esistono soluzioni che si annullano all’infinito.<br />

Infatti Schrödinger pensava correttamente che essendo l’elettrone presente solo<br />

in vicinanza del nucleo, la funzione d’onda correlata dovesse annullarsi all’infinito.<br />

In questo modo Schrödinger ricavo’ la formula di Bohr per le energie dell’atomo<br />

di idrogeno. Il lavoro di Schrödinger ebbe molta risonanza anche perche’ faceva<br />

uso di equazioni differenziali, sulle quali i fisici matematici dell’epoca erano molto<br />

preparati, invece di usare un’algebra matriciale di conoscenza non comune. Inoltre<br />

Schrödinger generalizzo’ la sua equazione d’onda al caso non stazionario<br />

∂ψ(q, t)<br />

ih/<br />

∂t<br />

= H<br />

<br />

q, −ih/ ∂<br />

<br />

ψ(q, t) (2.129)<br />

∂q<br />

Erwin Schrödinger realizzo’ molto presto che la funzione d’onda per un sistema<br />

di molti elettroni non poteva essere definita nello spazio ordinario a tre dimensioni.<br />

Per esempio, nel caso di due elettroni essa doveva dipendere dalle coordinate di<br />

entrambi e quindi doveva essere una funzione di sei variabili spaziali e del tempo.<br />

Ci si trovava davanti ad una generalizzazione mai vista prima, si aveva a che fare<br />

con oggetti definiti in uno spazio astratto multidimensionale ed inoltre le funzioni<br />

in oggetto assumevano valori complessi, come e’ chiaro dal fatto che in entrambe<br />

le equazioni di Schrödinger, sia la (2.125) che la (2.129), compare esplicitamente<br />

l’unita’ immaginaria.<br />

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