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Meccanica Quantistica

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Figura 2.15: La relazione di De Broglie applicata all’atomo di idrogeno<br />

2.7 La meccanica delle matrici e l’equazione di<br />

Schrödinger<br />

Il 19 Luglio 1925 Heisenberg pubblico’ un lavoro fondamentale che dette luogo a<br />

quella che fu chiamata la meccanica delle matrici. Heisenberg partiva dall’idea che<br />

in fisica si deve parlare solo di quantita’ osservabili, cioe’ di quantita’ che e’ possibile<br />

misurare. La conseguenza immediata era che non si poteva parlare delle orbite degli<br />

elettroni che nessun esperimento dell’epoca avrebbe mai potuto osservare e misurare.<br />

Le uniche informazioni che si avevano sulla struttura atomica erano le frequenza della<br />

luce emessa dagli atomi e l’intensita’ di queste radiazioni. Quindi Heisenberg partiva<br />

dall’idea che le energie degli elettroni fossero quantizzate e date dalla formula di<br />

Bohr (2.107). Successivamente Heisenberg notava che classicamente la readiazione<br />

emessa dipende dal dipolo elettrico che e’ essenzialmente la distanza dell’elettrone<br />

dal nucleo moltiplicata per la carica dell’elettrone. D’altra parte, nelle ipotesi di<br />

Bohr la radiazione emessa dipende dai due livelli energetici tra i quali l’elettrone<br />

fa la sua transizione. Ovviamente in questa transizione la distanza dell’elettrone<br />

rispetto al nucleo cambia, ma in un modo che dipende dal livello iniziale e finale.<br />

Questo significa che la posizione dell’elettrone durante la transizione non puo’ essere<br />

determinata. Alla posizione x andra’ sostituito un numero xnm che dipende dai<br />

livelli tra i quali avviene la transizione. In maniera analoga ci si trova costretti ad<br />

introdurre la velocita’ e l’accelerazione dell’elettrone in termini di quantita’ del tipo<br />

˙xnm e ¨xnm. Classicamente si hanno le equazioni del moto (nel caso unidimensionale)<br />

¨x = f(x) (2.117)<br />

Secondo Heisenberg queste equazioni rimangono valide ma sostituendo alle variabili<br />

numeriche la doppia infinita’ di nuove variabili del tipo xnm. Il problema immediato<br />

che sorgeva era l’interpretazione di f(x) nella (2.117). La soluzione e’ immediata<br />

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