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Meccanica Quantistica

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2.8 Il significato probabilistico della funzione d’onda<br />

Uno dei problemi della teoria atomica di Bohr era quello relativo al meccanismo di<br />

emissione e di assorbimento dei quanti di luce. Nel 1915-16 Einstein non riuscendo<br />

a trovare questi meccanismi uso’ un metodo statistico per determinare le probabilita’<br />

relative. In questo modo fu capace di ritrovare la formula di Planck per la<br />

radiazione di corpo nero. Rimaneva pero’ l’interrogativo sui meccanismi di base,<br />

cioe’ su cosa provocava questi fenomeni. Un problema analoga si era presentato<br />

a Rutherford nel 1900 quando cerco’ di formulare una teoria fenomenologica della<br />

radioattivita’. Anche Rutherford fece uso di metodi statistici introducendo la probabilita’<br />

di decadimento di un nucleo ed il concetto di mezza vita, cioe’ in quanto<br />

tempo una popolazione atomica si dimezza. I due problemi (quello atomico e quello<br />

della radioattivita’) erano molto simili, anche l’emissione da parte di un atomo puo’<br />

infatti essere pensata come una sorta di decadimento. Restava pero’ nell’animo di<br />

Einstein l’idea che questa descrizione fosse provvisoria e che la si dovesse un giorno<br />

sostituire con una spiegazione deterministica al momento in cui si fosse formulata<br />

una teoria adeguata. Come vedremo la risposta della meccanica quantistica e’ che<br />

invece non esiste nessuna spiegazione deterministica dei decadimenti, e che invece la<br />

natura probabilistica dei fenomeni atomici e’ una legge fondamentale della natura.<br />

Nelle considerazioni atomiche esisteva anche un altro elemento di incomprensione<br />

e cioe’ da dove viene e dove va il fotone al momento dell’emissione o dell’assorbimento.<br />

La risposta a questa particolare domanda risiede nella teoria quantistica<br />

della radiazione o piu’ in generale nella teoria dei campi quantizzati che pero’ non<br />

considereremo in questo corso.<br />

Venendo alla questione dell’interpretazione probabilistica della meccanica quantistica,<br />

fu Max Born che il 25 Giugno del 1926 (e piu’ compiutamente il mese successivo)<br />

scopri’, per primo, il significato empirico della funzione d’onda, che poi dette<br />

luogo all’interpretazione di Copenhagen della meccanica quantistica. Born aveva in<br />

mente le considerazioni di Einstein ed in particolare il fatto che l’energia associata<br />

ad una radiazione di frequenza ν in un dato volume, V, dello spazio puo’ essere<br />

interpretata come dovuta ad n fotoni di energia hν. Dunque in termini di fotoni<br />

l’energia sara’ data da nhν. Questo significa che nel dato volume ci sono n fotoni.<br />

Se l’energia totale dell’onda (cioe’ quella relativa a tutto lo spazio) corrisponde a N<br />

fotoni, allora n/N e’ la probabilita’ di trovare un fotone nel volume V . Ma la densita’<br />

di energia e’ proporzionale al quadrato del campo em, e quindi la probabilita’<br />

n/N puo’ essere calcolata dal quadrato del campo em. Dopo queste considerazioni<br />

l’analisi di Born si concentro’ sul processo di collisione di un elettrone su un atomo<br />

analizzandolo in analogia con la diffrazione dei raggi X. In questo modo arrivo’ a<br />

realizzare che l’elettrone poteva essere in tutti quei punti dello spazio dove la funzione<br />

d’onda era non nulla e che non c’era modo di dire dove esso fosse effettivamente<br />

dato che si trattava di un evento casuale. Quindi Born arrivo’ a teorizzare che la<br />

probabilita’, dP, affinche’ un elettrone si trovi nell’elemento di volume infinitesimo<br />

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