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Meccanica Quantistica

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Mostreremo che questa indeterminazione non ha a che fare con possibili inedaguatezze<br />

degli strumenti di misura ma è invece una proprietà fondamentale della<br />

natura legata alla dualità onda-corpuscolo della materia e della luce. Viene cosi a<br />

mancare uno dei cardini della meccanica classica, cioè la possibilità di assegnare ad<br />

un dato istante coordinate e velocità in modo da poter prevedere il moto successivo<br />

del sistema. Si perde cosi il determinismo classico. Vediamo alcuni esempi di questa<br />

impossibilità:<br />

Misura di posizione con un diaframma. Supponiamo di voler misurare la posizione<br />

e l’impulso lungo la direzione x di un elettrone in un fascio che si muova lungo l’asse<br />

z. A questo scopo possiamo usare un diaframma di larghezza d (vedi Fig. 2.16). La<br />

x<br />

z<br />

Figura 2.16: La misura della posizione con un diaframma<br />

posizione lungo l’asse x è definita con una precisione<br />

α<br />

d<br />

∆x = d (2.132)<br />

Però sappiamo che all’elettrone è associata una lunghezza d’onda data da λ = h/p.<br />

Quindi l’elettrone verrà diffuso dalla fenditura in maniera analoga ad un raggio<br />

luminoso. Assumendo che il modulo dell’impulso non venga modificato, l’elettrone<br />

acquisterà una componente di impulso lungo l’asse x dell’ordine di<br />

px ≈ p sin α (2.133)<br />

Per misurare px occorre misurare l’angolo α, cosa che in linea di principio si può<br />

fare raccogliendo gli elettroni su uno schermo posto dopo la fenditura. Ma dato che<br />

sullo schermo si forma una figura di diffrazione la massima precisione con cui si può<br />

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