POR EMILIA-ROMAGNA OB. 3 FSE 2000-2006 - Dps
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l’impegno e la determinazione della Commissione nell’accelerare il progresso verso una<br />
vera uguaglianza. La tabella di marcia fissa sei aree prioritarie per le azioni dell’Unione<br />
Europea sull’uguaglianza di genere per il periodo <strong>2006</strong>-2010: pari indipendenza<br />
economica per donne e uomini; facilitare la conciliazione tra vita privata, lavorativa e<br />
familiare; pari rappresentanza nelle posizioni decisionali; sradicamento di tutte le forme<br />
di violenza di genere; eliminazione degli stereotipi di genere; promozione<br />
dell’uguaglianza di genere nelle politiche estere e di sviluppo.<br />
Le donne costituiscono in media il 30% degli imprenditori dell’UE. Spesso esse<br />
affrontano maggiori difficoltà rispetto agli uomini nell’avviare un’impresa e<br />
nell’accedere ai finanziamenti. È necessario, quindi, favorire l’avvio di imprese da parte<br />
di donne mediante un migliore accesso ai finanziamenti e lo sviluppo di reti di<br />
imprenditori.<br />
I sistemi di protezione sociale dovrebbero eliminare i disincentivi che dissuadono le<br />
donne e gli uomini dall’entrare o dal rimanere nel mercato del lavoro. A tutt’oggi, è<br />
ancora più probabile che le donne abbiano carriere più brevi o più frequenti interruzioni<br />
di carriera rispetto agli uomini. Questo aumenta il rischio di povertà, in particolare per<br />
le famiglie monoparentali, per le donne più anziane o le donne che lavorano in imprese<br />
a conduzione familiare.<br />
Le politiche di conciliazione dovrebbero aiutare a creare un’economia flessibile,<br />
migliorando nel contempo la qualità della vita delle donne e degli uomini. Dovrebbero<br />
aiutare le persone ad entrare e restare nel mercato del lavoro, utilizzando appieno il<br />
potenziale della forza lavoro. Tuttavia, il fatto che siano le donne ad utilizzare tali<br />
strumenti molto più degli uomini, crea uno sbilanciamento che ha ripercussioni negative<br />
sulle donne sia sulla posizione nel posto di lavoro che in relazione alla loro<br />
indipendenza economica.<br />
La Commissione Europea definisce la conciliazione come “l’introduzione di sistemi che<br />
prendono in considerazione le esigenze della famiglia, di congedi parentali, di soluzioni<br />
per la cura dei bambini e degli anziani, e lo sviluppo di un contesto e di<br />
un’organizzazione tali da agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative e di<br />
quelle familiari per le donne e gli uomini”. In ambito europeo, le prime azioni<br />
intraprese a favore della conciliazione, sono rappresentate da informative e<br />
raccomandazioni, promosse affinché i diversi Paesi membri adottassero misure in grado<br />
di accordare vita professionale e familiare. Ciò in vista di un nuovo modello di<br />
organizzazione del lavoro, che favorisca il coinvolgimento e la permanenza delle donne<br />
nelle misure di politica attiva del lavoro e sostenga modelli di genere, maschile e<br />
femminile, meno rigidi.<br />
La promozione della presenza femminile nel mondo del lavoro pone con forza il tema<br />
della conciliazione tra vita professionale e familiare. Il concetto nasce dall’esigenza di<br />
favorire, attraverso l’individuazione dei fattori critici che impediscono la piena<br />
partecipazione delle donne al mercato del lavoro, le politiche più opportune a ridurre o<br />
meglio rimuovere tali criticità. In questo ambito, in Italia, l’approvazione della Legge<br />
53/ <strong>2000</strong> “Disposizioni per sostenere la maternità e la paternità e per armonizzare i<br />
tempi di lavoro, di cura e della famiglia”, ha recepito la direttiva sui congedi parentali<br />
(96/34/CE) sottolineando la parità di diritto e, dunque, la condivisione delle scelte di<br />
sospensione del percorso lavorativo, del padre e della madre, non solo perché rivolta sia<br />
alle donne che agli uomini, ma anche per il numero di istituti coinvolti.<br />
In Italia, la legge, in particolare, fino ad oggi ha finanziato:<br />
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