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POR EMILIA-ROMAGNA OB. 3 FSE 2000-2006 - Dps

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aggiunto, quantitativamente, quella maschile; mentre nel 2005, per la prima volta, l’ha<br />

superata di poco. Tra i paesi più sviluppati, in Canada e negli Stati Uniti l’immigrazione<br />

femminile ha superato quella maschile ormai dal 1930, in Europa e Oceania questo è<br />

avvenuto a partire dal <strong>2000</strong>. In Emilia Romagna e, in generale, in Italia, la dinamica<br />

migratoria favorisce numericamente ancora gli uomini, ma se la tendenza mondiale<br />

dovesse interessare anche il nostro paese, nel giro di pochissimo, il numero di straniere<br />

sorpasserà il numero dei maschi immigrati.<br />

L’immigrazione femminile è tuttavia caratterizzata da alcuni elementi di estrema<br />

vulnerabilità. Spesso le donne immigrate sono relegate a svolgere attività di basso<br />

profilo economico, anche rispetto ai connazionali maschi, sia a causa di meccanismi<br />

discriminatori in entrata (ovvero nei paesi ospitanti), sia a causa della cultura d’origine<br />

(in uscita), giacché provengono da paesi nei quali la discriminazione delle donne è una<br />

prassi consolidata sul mercato del lavoro, così come nella società in generale. Questo<br />

genera serie disfunzioni nell’accesso alle informazioni riguardanti le opportunità di<br />

lavoro nei paesi di destinazione o anche i costi, i benefici e i passaggi burocratici da<br />

percorrere per migrare legalmente. Sollecitare l’ausilio di un’altra persona può porre la<br />

donna in una condizione di pericolo o di debito. Nel corso dei transiti dal paese di<br />

origine al paese di destinazione, la donna e, in particolare, la donna che emigra<br />

illegalmente, rischia di subire abusi sessuali e soprusi di altro genere. Può addirittura<br />

essere costretta a fornire favori sessuali in cambio di protezione e/o permesso di<br />

oltrepassare la frontiera. L’intreccio tra violenza, cultura di origine a loro sfavorevole,<br />

livelli di istruzione più bassi, discriminazione sul luogo del lavoro, tassi di fertilità più<br />

elevati e le molteplici urgenze sanitarie cui incorrono, pongono l’immigrazione<br />

femminile, sempre più crescente, al centro di iniziative di policy più cogenti, articolare,<br />

integrate e complesse.<br />

3.5 Integrazione delle politiche finalizzate alla conciliazione tra vita lavorativa e<br />

familiare<br />

La promozione dell’uguaglianza tra uomini e donne e del principio del mainstreaming<br />

di genere ha rappresentato e rappresenta per la Regione Emilia-Romagna un importante<br />

traguardo da realizzare attraverso un percorso al quale sono chiamati a partecipare tutti<br />

gli attori socio-economici del territorio. Lo sforzo dell’amministrazione regionale in<br />

questi ultimi anni di programmazione è stato quello di integrare l’ottica di genere in tutti<br />

gli ambiti di intervento politico, attraverso la sinergia di più fonti di finanziamento<br />

(europei, nazionali, regionali e privati) e l’inizio di un percorso finalizzato alla<br />

realizzazione di una programmazione per le politiche di genere basata sui principi del<br />

coordinamento, dell’integrazione e dell’approccio partecipativo. In particolare,<br />

l’attenzione alle politiche di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare ha avuto<br />

una progressione crescente nel tempo, in quanto gli amministratori hanno preso<br />

coscienza della rilevanza della tematica in questione per promuovere la partecipazione<br />

delle donne al mercato del lavoro.<br />

La Regione Emilia-Romagna ha, infatti, individuato soprattutto nel canale finanziario<br />

del <strong>FSE</strong> Ob.3 uno strumento di promozione delle politiche di genere, dunque il <strong>FSE</strong> ha<br />

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