POR EMILIA-ROMAGNA OB. 3 FSE 2000-2006 - Dps
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2.6. Considerazioni conclusive<br />
Le attività a sostegno dell’imprenditorialità promosse col contributo del <strong>FSE</strong> incidono<br />
sul sistema imprenditoriale regionale seguendo le linee d’azione definite nei documenti<br />
programmatici, rispettandone, con intensità variabile, l’orientamento verso le moderne<br />
attività di servizio (nuovi bacini d’impiego, economia sociale, terziario avanzato),<br />
sebbene una comprensione esatta dei contenuti tematici non sia facile a causa della<br />
genericità delle informazioni disponibili in merito a un numero ragguardevole di<br />
progetti. Parimenti disagevole risulta la misurazione dell’incidenza sulla politica<br />
generale per la mancanza di informazioni sugli esiti (in termini di reale creazione<br />
d’impresa) delle numerose attività di formazione e di diffusione della cultura d’impresa.<br />
Gli interventi sono comunque peculiari: innanzitutto per l’ampiezza del bacino d’utenza<br />
intercettato nel corso del periodo di programmazione in esame: oltre 8600 persone, a<br />
valere su 423 progetti avviati, che hanno ricevuto contributi superiori ai 2 milioni di<br />
euro (pari al 3.9% del periodo in esame), le donne coinvolte sono pari al 50.2%<br />
dell’utenza totale coinvolta dagli interventi sulla policy per l’imprenditorialità; nella<br />
formazione per la creazione d’impresa si realizza l’impegno finanziario maggiore,<br />
mentre decisamente più contenuto è l’impegno finanziario nelle altre aree di intervento<br />
individuate in seno alla policy.<br />
L’analisi fin qui condotta conferma che la presenza femminile nel fare impresa, pur tra<br />
luci ed ombre, costituisce la principale dinamica che ha investito la domanda di lavoro<br />
in termini di quantità e qualità nell’ultimo decennio. Il contesto emiliano-romagnolo è<br />
particolarmente favorevole alla libera impresa, per condizioni economiche, fattori socioculturali,<br />
sensibilità istituzionale. D’altra parte il mercato del lavoro rileva la persistenza<br />
di tassi di partecipazione delle donne nettamente superiori alla media nazionale e<br />
prossimi agli obiettivi europei (il periodo <strong>2000</strong>-<strong>2006</strong> ha registrato, inoltre, un<br />
progressivo coinvolgimento delle donne nelle dinamiche imprenditoriali).<br />
Uno scenario, inoltre, supportato dal marcato innalzamento dei livelli di<br />
scolarizzazione, accompagnato anche a percorsi formativi che hanno cominciato a<br />
mettere in comunicazione i mondi dell’istruzione, della formazione, del lavoro, sia<br />
collegato alla crescita delle imprenditrici e anche alla possibilità che un ulteriore<br />
aumento delle donne, protagoniste attive dello sviluppo, possa introdurre nello stesso<br />
elementi di inedita qualità sociale, oltre che contribuire alla sua ripresa.<br />
La legge sull’imprenditoria femminile è stato uno strumento che ha agito in modo più<br />
ampio e il cui effetto è andato ben oltre l’incentivo economico. Ha alimentato la<br />
produzione di cultura nuova: le donne hanno capito che potevano scegliere di fare<br />
impresa, avendone capacità, competenze, passione, creatività. Ha fatto emergere la<br />
necessità di agire sempre più in modo trasversale, avvicinando sempre più le donne e gli<br />
strumenti legislativi “generali”. Questo impegno ha prodotto, da una parte, una<br />
condivisa e diffusa attenzione alle specificità di genere, anche negli strumenti che<br />
parrebbero essere più neutri e, dall’altra, un incremento del numero di donne che<br />
accedono alle opportunità.<br />
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