POR EMILIA-ROMAGNA OB. 3 FSE 2000-2006 - Dps
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CRAS Integrazione dei sistemi e Politiche di genere – Regione Emilia-Romagna<br />
nella regione: il tasso di dispersione scolastica per l’a.s. 2002/2003 si attesta attorno al<br />
10%, contro la media nazionale del 30%.<br />
Accanto ad una crescita quantitativa, il fenomeno migratorio evidenzia una crescita di<br />
complessità rispetto alla condizione sociale dei cittadini stranieri, ai bisogni che essi<br />
esprimono e alle traiettorie migratorie perseguite da ciascuno di essi; anche in ragione di<br />
un contesto normativo che storicamente si è dimostrato incapace di offrire un adeguato<br />
accesso legale (si pensi ai successivi e costanti provvedimenti di regolarizzazione) e che<br />
impone alla Regione e gli enti locali di mantenere un’attenzione costante anche verso<br />
persone in condizioni di presenza non regolare, specie donne e bambini, spesso in<br />
condizioni precarie di salute e accoglienza.<br />
In taluni casi, la persona straniera può concentrare una serie di criticità (malnutrizione,<br />
condizioni di vita usuranti già nei Paesi di origine, precarietà occupazionale,<br />
inadeguatezza abitativa legata a sovraffollamento e/o carenze igienico sanitarie, assenza<br />
di supporto familiare e sociale, difficoltà di fruizione dei servizi, ecc.) che necessitano<br />
di risposte specifiche e integrate tra loro.<br />
Con l’approvazione della legge regionale n.5/2004 si affronta il tema dell’immigrazione<br />
straniera secondo un approccio universalistico, teso a garantire l’effettivo esercizio dei<br />
diritti sociali di cittadinanza nell’ambito dei servizi pubblici esistenti, la Regione ha<br />
inteso affermare il principio strategico che i sistemi integrati di interventi e servizi<br />
sociali, ad ogni livello di programmazione, devono considerare le politiche rivolte ai<br />
cittadini stranieri come programmazione ordinaria e strutturale, abbandonando un<br />
approccio occasionale, temporaneo ed emergenziale.<br />
Per quanto attiene alla lotta alla tratta, una nuova e importante prospettiva di lavoro si<br />
delinea con il regolamento attuativo dell’art. 13 della Legge 228/03 (“Misure contro la<br />
tratta delle persone”) in cui vengono individuati come destinatari degli interventi di<br />
protezione sociale le persone vittime di tratta e di riduzione in schiavitù in senso ampio:<br />
non solo sfruttamento sessuale ma anche lavorativo, non solo stranieri extra-comunitari<br />
ma, potenzialmente, stranieri comunitari e di italiani. Questo consentirebbe di andare ad<br />
operare su quelle zone di confine (ad esempio lo sfruttamento lavorativo) che fino ad<br />
oggi, per i vincoli posti dalla Commissione interministeriale per l’attuazione dell’art. 18<br />
del testo unico, è stato impossibile affrontare con i fondi previsti dall’art. 18 del D.Lgs<br />
186/98 (sebbene il Decreto 286/98 – non faccia esclusivo riferimento né alle sole donne,<br />
né all’esclusivo sfruttamento sessuale).<br />
In materia di lavoro appare opportuna la presenza del delegato sociale nelle aziende in<br />
particolare per percepire la difficoltà dell’immigrato al mantenimento del posto di<br />
lavoro, e realizzare azioni di supporto immediato alla persona straniera che ha perso il<br />
posto di lavoro per un suo veloce ricollocamento, così come ottenuto dal Protocollo<br />
siglato il 24 maggio 2004 tra gli Assessorati regionali alle Politiche Sociali e Scuola e<br />
Formazione e le organizzazioni sindacali regionali.<br />
Perché si realizzi un programma di alloggi in locazione a canoni contenuti occorre che<br />
le amministrazioni locali si impegnino nel reperimento di aree a basso costo di immobili<br />
da recuperare, puntando innanzitutto al riuso del patrimonio pubblico dismesso o non<br />
utilizzato. Tuttavia, data la crescente scarsità di risorse pubbliche per i settore delle<br />
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