POR EMILIA-ROMAGNA OB. 3 FSE 2000-2006 - Dps
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CRAS Integrazione dei sistemi e Politiche di genere – Regione Emilia-Romagna<br />
Altro dato che differenzia l’Italia dal resto dell’Europa riguarda il lavoro part-time. Il<br />
dato nazionale evidenzia una scarsa diffusione dell’utilizzo di tale forma di lavoro<br />
rispetto alla media europea e questo comporta una maggiore difficoltà per le donne di<br />
conciliare la vita lavorativa e familiare e la scelta di uscire dal mercato del lavoro.<br />
Nel <strong>2006</strong> in Italia i lavoratori part-time rappresentavano il 13 % dell’occupazione totale,<br />
un livello inferiore di oltre sei punti percentuali rispetto alla media europea.<br />
Considerando il dato femminile la percentuale sale a circa il 25%, ma anche tale dato<br />
risulta inferiore alla media europea pari al 35%, solo la Spagna ha una situazione<br />
peggiore. Il trend di crescita del part-time dal <strong>2000</strong> ad oggi è stato di 5 punti per gli<br />
uomini e 10 per le donne.<br />
La relazione sul mercato del lavoro del CNEL si sofferma sugli effetti del congedo di<br />
maternità e sul congedo parentale. In particolare risulta ambiguo l’effetto della durata<br />
del congedo obbligatorio sull’occupazione, poiché maggiore è la durata del congedo,<br />
maggiore è la perdita di capitale umano e dunque per le donne diminuisce la probabilità<br />
di trovare lavoro. Tale tendenza è stata rilevata anche a livello europeo. Diversamente,<br />
la durata del congedo facoltativo non ha questo effetto negativo.<br />
Un confronto fra le indennità del congedo di maternità rileva che mentre in Italia<br />
l’indennità è pari all’80% della retribuzione, in molti paesi europei tale indennità è pari<br />
al 100%. Valori più bassi vengono registrati in Belgio (dopo il primo mese dall’82%<br />
scendono al 75% della retribuzione), in Irlanda (pari al 70%) e in Spagna (75 %).<br />
Per quanto concerne il congedo parentale in Italia, si sottolinea la novità riguardante la<br />
possibilità di fruire del congedo in contemporanea da parte dei genitori. L’indennità è<br />
contenuta, pari al 30 % della retribuzione.<br />
L’occupazione femminile può essere incentivata anche attraverso la presenza di<br />
strutture per la cura dei bambini. E’ stato rilevato, infatti che l’offerta di lavoro<br />
femminile viene influenzata sia dai costi di tale servizio che dalla dotazione dei posti e<br />
dall’organizzazione dei tempi. Costi elevati, bassa disponibilità di posti e rigidità di<br />
orario, disincentivano le donne ad entrare nel mercato del lavoro. Il perseguimento<br />
dell’obiettivo europeo di ampliare la disponibilità dei posti negli asili nido, dall’attuale<br />
7% al 33% avrebbe un forte effetto sull’occupazione femminile, aumentandola di circa<br />
sette punti percentuali.<br />
Un’altra ricerca condotta nel 2005 dall’Isfol ha analizzato le cause dell’inattività<br />
femminile rilevando che nel centro-nord la ragione è legata alla presenza di figli o di<br />
persone a carico. Inoltre, le donne inattive sarebbero disponibili a lavorare soprattutto in<br />
presenza di un lavoro part-time e di servizi di child-care adeguati (maggiori posti e<br />
flessibilità di orario).<br />
Tra le problematiche nazionali rimaste ancora aperte per le politiche di pari opportunità<br />
si sottolineano: l’accesso al lavoro (persistenza di una segregazione occupazionale di<br />
genere; circuito della formazione professionale non integrato alla problematica<br />
dell’inserimento lavorativo); rientro nel mercato del lavoro (mancanza di reti/servizi di<br />
supporto e network tra donne che intendono entrare/rientrare nel mdl dopo i 40 anni;<br />
potenziale segregante nel rientro al lavoro con forme contrattuali flessibili); sommerso<br />
(persistenza di lavoro irregolare nei servizi alla persona, commercio, lavoro a domicilio,<br />
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