POR EMILIA-ROMAGNA OB. 3 FSE 2000-2006 - Dps
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soprattutto nella politica a titolarità regionale. Infine, alcuni progetti hanno preso in<br />
considerazione le esigenze di conciliazione della donna imprenditrice, anche nel settore<br />
agricolo.<br />
Da un punto di vista finanziario il costo totale dei progetti per la conciliazione è stato<br />
pari a quasi 48 milioni di euro, ovvero il 3,4% di tutto il contributo finanziario<br />
approvato nel periodo <strong>2000</strong>-<strong>2006</strong>. La Misura E1 ha avuto un ruolo fondamentale, in<br />
quanto il principio di obbligatorietà ad essa collegato ha sicuramente facilitato<br />
l’attuazione di politiche di pari opportunità. Questi pochi dati che si forniscono,<br />
pertanto, dovrebbero far riflettere il decisore politico, da un lato sul fabbisogno di tipo<br />
finanziario necessario, dall’altro sui bisogni specifici provenienti dal tessuto socioeconomico<br />
rispetto alle politiche di conciliazione vita-lavoro.<br />
Per quanto riguarda i destinatari e le destinatarie, nel periodo 2004-<strong>2006</strong> i progetti<br />
hanno coinvolto 4.511 persone, di cui l’89,4% donne. L’analisi per classi di età<br />
evidenzia la preponderante partecipazione soprattutto di persone con età compresa tra i<br />
35 e i 44 anni, età assolutamente rappresentativa per le esigenze e necessità di<br />
conciliazione che possono avere le donne, in quanto potenzialmente legata al periodo<br />
della maternità e a problemi di re-inserimento nel mondo lavorativo. Nell’insieme le<br />
persone con più di 35 anni rappresentano più del 50% del totale dei destinatari. Per<br />
quanto concerne la condizione occupazionale, rileva che il 57,3% dei destinatari sono in<br />
cerca di nuova occupazione, questo significa che le politiche hanno incrociato le<br />
persone con problemi di re-inserimento nel mondo del lavoro. Altro dato rilevante è la<br />
presenza di 1.127 occupati alle dipendenze (pari al 25% del totale), si tratta da un lato di<br />
percorsi di formazione per personale occupato all’interno dei servizi socio-assistenziali,<br />
dall’altro di progetti più innovativi che hanno riguardato i dipendenti di aziende private<br />
con la finalità di migliorare i tempi e i modi di lavoro, secondo una prospettiva più<br />
conciliativa. Infine, i dati sulla nazionalità dei destinatari evidenziano una quota italiana<br />
pari al 77,2% del totale. Si rileva, quindi, una forte presenza di stranieri/e (di cui l’11%<br />
dei partecipanti proviene dai Paesi europei non UE) probabilmente interessati/e ad<br />
ottenere professionalità nell’ambito dei servizi agli anziani.<br />
A conclusione, dunque, di un periodo di vivace e fervente programmazione a respiro<br />
europeo, nazionale, regionale e provinciale a sostegno delle politiche di conciliazione,<br />
in cui il <strong>FSE</strong> ha assunto un ruolo di guida ed è stato un contenitore di azioni positive, di<br />
idee innovative e di sperimentazioni, sia nello strumento del <strong>POR</strong> <strong>2000</strong>-<strong>2006</strong> sia in<br />
quello dell’Iniziativa comunitaria Equal, emergono alcune riflessioni e interrogativi sui<br />
quali porre l’attenzione futura.<br />
Nonostante l’attuazione di politiche conciliative, i dati sul tasso di occupazione<br />
femminile e maschile con e senza figli rilevano una cultura familiare in cui le<br />
responsabilità sono fortemente legate a schemi tradizionali che determinato un<br />
ripartizione delle responsabilità così individuata: le donne hanno la responsabilità del<br />
manage familiare: cura della casa e lavori domestici, gestione del budget familiare,<br />
responsabilità della cura dei figli (educazione) e delle persone anziane e/o disabili<br />
(assistenza); gli uomini hanno la responsabilità economica della famiglia. La persistenza<br />
di questa forma mentis ostacola e rallenta i potenziali risultati di politiche per la<br />
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