POR EMILIA-ROMAGNA OB. 3 FSE 2000-2006 - Dps
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CRAS Integrazione dei sistemi e Politiche di genere – Regione Emilia-Romagna<br />
La conciliazione tra vita e lavoro per le donne è resa difficile non solo da orari di lavoro<br />
poco “amichevoli” e dalla mancanza di servizi adeguati, ma anche, dalle aspettative e<br />
dai comportamenti dei familiari. Tutte le ricerche sull'uso del tempo segnalano, come<br />
costante degli ultimi 10 anni, che le donne occupate e con responsabilità familiari<br />
lavorano dalle 9 alle 15 ore alla settimana in più rispetto agli uomini. Il maggior carico<br />
di lavoro familiare per le donne riduce il tempo che esse possono dedicare al lavoro<br />
remunerato e la gamma di occupazioni che possono prendere in considerazione, in<br />
termini di distanza, orari di lavoro, ecc. Inoltre le donne sono esposte al rischio di essere<br />
viste dai datori di lavoro come lavoratrici inaffidabili e/o più costose.<br />
Da questo punto di vista sono diversi gli strumenti adottati e adottabili in materia di<br />
conciliazione, sia a livello nazionale e regionale, sia aziendale: strumenti che riducano o<br />
articolino diversamente i tempi di lavoro (part-time, flessibilità in entrata e uscita, job<br />
sharing, telelavoro, banca delle ore, ecc.); misure legislative di sostegno alla<br />
maternità/paternità (congedi parentali); strutture e servizi di supporto al lavoro di cura,<br />
sia pubblici che privati (nidi nei luoghi di lavoro, dopo-scuola, voucher di cura e di<br />
servizio, ecc.). I dati Inps (febbraio 2005) evidenziano che tra diritto al post partum, le<br />
aspettative e i congedi parentali, si registra un aumento di richieste sull'anno precedente<br />
del 38,2% (nel 2003 furono 160.320). Il boom di queste richieste è legato non solo<br />
all'aumento della presenza femminile negli uffici italiani e all'età della maternità, ma è<br />
probabilmente da legarsi ad una maggiore diffusione degli strumenti previsti dalla legge<br />
53/00. L'aumento delle richieste di indennità di maternità registrato nel 2004 risente<br />
anche della richiesta di utilizzo del congedo parentale da parte dei padri. Da quanto<br />
sopra evidenziato, emerge come la conciliazione tra vita e lavoro sia un tema trasversale<br />
e rappresenti un fattore che incide direttamente sul raggiungimento degli obiettivi<br />
regionali in tema di occupazione.<br />
Dall’ultimo Rapporto sul mercato del lavoro realizzato dal CNEL emerge un quadro<br />
abbastanza preoccupante rispetto agli obiettivi occupazionali femminili. L’Italia, infatti,<br />
nel <strong>2006</strong> 33 ha registrato un tasso di occupazione femminile più basso rispetto agli altri<br />
Paesi Europei, per tutte le fasce di età. Il dato appare preoccupante anche in relazione al<br />
forte sviluppo di cui è stata protagonista la Spagna, la quale negli ultimi dieci anni,<br />
invece, ha diminuito di 12 punti il gap con la media europea, passando da 15 a 3 punti.<br />
Si possono individuare due cause di questo ritardo legate soprattutto a questioni<br />
geografiche. Nel meridione c’è un problema di scarsità di domanda che alimenta un<br />
effetto scoraggiamento nell’entrare nel mondo del lavoro. Invece nell’area centrosettentrionale,<br />
nella quale la domanda di lavoro risulta più vivace, si registra una<br />
modesta offerta di lavoro.<br />
I dati nazionali relativi al rapporto tra tasso di attività e nascita di figli evidenziano una<br />
relazione negativa collegata soprattutto alla carenza di servizi in grado di favorire la<br />
conciliazione tra le responsabilità professionali e quelle familiari, che pesano soprattutto<br />
sulla componente femminile. L’Italia (insieme all’aera mediterranea) rappresenta<br />
un’eccezione rispetto all’andamento europeo che a partire dagli anni ’80 ha visto<br />
diminuire fino a quasi invertire la relazione tra occupazione e tasso di fecondità, grazie<br />
appunto a politiche family friendly.<br />
33 CNEL, Rapporto sul mercato del lavoro <strong>2006</strong>, 18 luglio 2007.<br />
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