Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

attaglia di Navarino, era decisamente superiore rispetto alla squadriglia che era stata
rinchiusa per tanti mesi nel Mar di Marmara dalle navi da guerra dello zar.
Una volta ingoiata la pillola amara dell’indipendenza greca, Mehmet Ali cominciò
a riflettere che la sua posizione subordinata verso la Sublime Porta avrebbe dovuto
essere considerata ex novo. Egli ed il suo popolo erano diventati la vera pietra
angolare del trono ottomano, e questo non aveva portato nessun vantaggio, in termini
politici. La sua aspirazione di aggiungere l’isola di Creta e la penisola di Morea ai
suoi domini era stata sventata dalle potenze occidentali; la sua richiesta a Mahmud II
di diventare anche il governatore della Siria era stata rifiutata, ed ora persino l’offerta
di Creta, come premio di consolazione, suonava come una specie di elemosina,
totalmente inadeguata agli sforzi sostenuti.
Ma Mahmud II aveva commesso un piccolo errore, rifiutando di cedere alle
richieste del suo sottoposto egiziano, abbastanza irrequieto. Egli aveva assunto una
posizione forte, senza avere abbastanza forze per scoraggiarlo e tenerlo sotto
controllo. Mehmet Ali lanciò le truppe egiziane, al comando di suo figlio, Ibrahim
Pascià, lungo la strada che portava verso nord, da Gaza e dall’oasi di El-Arish, quella
già utilizzata da Napoleone nel suo sfortunato tentativo di mettere in ginocchio
l’impero ottomano.
L’esercito egiziano, doverosamente protetto dalla flotta, invase la Palestina, quindi
occupò la Siria e, dopo un secondo rifiuto da parte di Mahmud II di esudire le sue
richieste, entrò in Anatolia, sconfisse l’esercito ottomano a Konya ed arrivò ad
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