Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

inusuale. In quegli anni, l’Italia aveva inviato un ministro plenipotenziario, il
commendator De Luca, con accreditamento sia in Cina, sia in Giappone, e questi non
solo fornì una preziosa assistenza al comandante, ma lo mise al corrente dei problemi
principali.
Fra questi è importante ricordarne uno, che costituisce un buon esempio di come
noi, talvolta, pecchiamo gravemente in fase di attuazione dei rapporti con le altre
nazioni. Ma lasciamo la parola al principe:
“come è ben noto, il Giappone, onde mettersi al più presto al livello della civiltà europea, istituì
da qualche anno scuole speciali di cui affidò l’insegnamento e la direzione a professori delle diverse
nazioni che in una data scienza ritengonsi avere una supremazia sulla altre. All’Italia accordò le
scuole di belle arti. Ignoro se i professori, molto generosamente retribuiti, siano stati scelti dalla
Legazione Giapponese in Italia o, come sentii anche vociferare, suggeriti in parte dal nostro
Governo, ma quello che sentii generalmente lamentare si è che essi sono, almeno la maggior parte,
molto al di sotto di quanto l’Italia poteva fornire, e di quanto il Giappone era in diritto di esigere da
loro. La nessuna armonia fra di loro, l’assoluta mancanza del saper vivere socievole, per non dire di
qualcuno molto peggio, non tardarono a disgustare il Governo giapponese che a parecchi non volle
rinnovare il contratto alla scadenza. Tutto ciò malgrado che il Governo giapponese nutrisse
realmente ed avesse sempre dimostrato le migliori disposizioni verso i nostri connazionali.
Constami essere stato detto da qualche Ministro giapponese che se i professori italiani qui inviati
fossero stati all’altezza della loro posizione, le scuole di belle arti da accordarsi ai nostri
connazionali sarebbero a quest’ora decuplicate con non lieve nostro interesse diretto e morale” 345 .
A parte la modesta figura fatta da questi professori, probabilmente mal selezionati
e che poco si curavano di far fare bella figura all’Italia, da questo stralcio della
345 Ibid. pag. 318.
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