Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

nemico storico, la Russia, nonostante l’aiuto sostanziale fornitole dalle potenze
europee durante la guerra di Crimea.
Nei Balcani del XIX secolo, sempre irrequieti sotto il pesante giogo ottomano, vi
era una piccola regione che nessun esercito turco era stato in grado di controllare.
Questa era il Montenegro, le cui montagne erano abitate da una popolazione fiera e
guerriera, capeggiata da vescovi ortodossi. Essi venivano chiamati Vladikas, ed
appartenevano tutti alla stessa famiglia dei Niegosh.
Il vescovo, a quel tempo, Danilo, cercò di conseguire una base più stabile per la
sua autorità, cercando, nel febbraio 1852, di essere riconosciuto dallo zar di Russia
come Principe del Montenegro. Questa richiesta, molto simile ad un’accettazione
volontaria di una posizione subordinata di vassallaggio, era musica per le orecchie
dello zar Nicola I, ed il Principe Danilo ebbe immediatamente ciò che voleva.
Ben provvisto di onori e di finanziamenti, appena rientrato in patria, di ritorno da
San Pietroburgo, il nuovo principe dichiarò guerra alla Turchia, nel giugno
successivo. Dopo alcuni successi iniziali, peraltro, egli si trovò contro un’armata
relativamente numerosa, con a capo Omar Pascià, un generale capace che aveva
sottomesso di recente la Bosnia. Fortunatamente, nelle montagne di quel teatro di
guerra, le tattiche del tipo “colpisci e fuggi”, praticate dai Montenegrini erano almeno
abbastanza efficaci da ritardare l’esito finale dei combattimenti, e questa situazione di
stallo concesse abbastanza tempo alla diplomazia per intervenire.
Infatti, sia la Gran Bretagna, che temeva ogni instabilità troppo vicino al Mare
Adriatico, specie vicino alle isole Ionie, e l’Austria, che già aveva problemi ad
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