Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

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Fortunatamente, non sfuggì ai membri del Congresso americano la stridente contraddizione di “un Presidente che predicava al mondo il disarmo ed inviava un misterioso messaggio al suo paese, chiedendoci di autorizzarlo a varare il più grande programma navale nella storia del mondo” 368 . Il programma di costruzioni fu tagliato drasticamente, e si posero le basi per la conferenza di Washington sul disarmo navale, agevolata dalla mancata rielezione di Wilson, sconfitto dal concorrente Harding, sia pure in un clima di feroci polemiche interne. Ma il Giappone era rimasto scosso da questa diatriba e rimase con la convinzione che, presto o tardi, avrebbe dovuto venire alle mani con gli Stati Uniti per la preminenza nell’area del Pacifico. Nel frattempo, però, le difficoltà economiche imponevano grossi tagli alla spesa pubblica, ed anche il Giappone si dichiarò pronto per negoziare sul disarmo navale “alla condizione che questo avvenisse senza ledere il prestigio (del paese) né disturbare seriamente lo status quo navale, dal quale dipendeva non solo la sicurezza strategica dell’impero isolano ma anche i suoi futuri destini in Asia” 369 . Per tagliare questo nodo gordiano, la Gran Bretagna decise di non rinnovare il trattato di alleanza con il Giappone, proponendo, come alternativa, una conferenza fra tutte le potenze navali interessate. La conferenza fu convocata per il 12 novembre 1921, a Washington, e gli Stati Uniti si presentarono dichiarando la loro volontà di ridurre drasticamente le loro forze navali. L’accordo per un patto di non aggressione nel Pacifico fra Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone e Francia (il c.d. Four Power 368 Ibid. pag. 110. 369 Ibid. pag. 131. 264
Treaty) agevolò ulteriormente i negoziati e, malgrado il tentativo giapponese di ottenere una quota maggiore di armamenti, alla fine si raggiunse un accordo sulla base della proporzione 5: 5: 3, rispettivamente per Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone. Naturalmente, l’opinione pubblica giapponese non fu entusiasta dell’accordo, tanto che il Primo Ministro fu accusato di “aver sacrificato l’alleanza con la Gran Bretagna, aver legato le mani al paese nel Pacifico occidentale e nell’Estremo Oriente e di aver accettata una proporzione di armamenti navali pericolosamente troppo bassa” 370 . Da allora iniziò il movimento dell’opinione pubblica che, pochi anni dopo, avrebbe portato ai governi militari ed alla guerra con la Cina. Per non trovarsi completamente privo di alleati, nel 1925 fu inevitabile concludere “accordi commerciali con l’URSS, che a lungo il Giappone si era addirittura rifiutato di riconoscere, il che testimonia del divario che si è creato con gli Stati Uniti” 371 . Parallelamente, per ridurre gli effetti delle conseguenze dell’accordo navale, il Giappone decise di “barare” sul tonnellaggio delle nuove navi in costruzione, a similitudine di quanto faceva la Germania, creando un crescente risentimento, soprattutto nella Marina americana. Ma la crisi di Wall Street del 24 ottobre 1929 fece passare in secondo piano queste diatribe, anche perché imponeva una riduzione drastica delle spese statali. Il nuovo Primo Ministro britannico, Ramsay MacDonald ed il neo-eletto Presidente USA Hoover concordarono allora di indire un’altra conferenza dul disarmo navale. 370 Ibid. pag. 261. 371 Ibid. pag. 338. 265
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Ferdinando Sanfelice di Monteforte
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livello etico diffusamente elevato,
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corso è un filo di speranza in una
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