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Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

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Come si v<strong>ed</strong>e le pressioni stavano <strong>di</strong>ventando troppo forti: “nel 1855, le navi da<br />

guerra del russo Putiatin forzano l’ingresso del porto <strong>di</strong> Nagasaki, e lo stesso fanno,<br />

nel 1853, quelle del commodoro americano Perry nella baia <strong>di</strong> Uraga. L’anno<br />

seguente Perry fa ritorno con forze ancora maggiori. Da quel momento l’apertura è<br />

irreversibile” 330 .<br />

Queste <strong>di</strong>mostrazioni <strong>di</strong> forza, infatti, avevano mostrato al governo la sua<br />

impotenza militare, nei confronti degli Occidentali, oltre a provocare “uno scontento<br />

generale nel paese, che prende maggiore coscienza della propria inferiorità<br />

tecnologica e militare nei confronti degli Occidentali, e dei pericoli che questa<br />

situazione comporta” 331 ; le conseguenze che ne furono tratte, sia dal governo stesso,<br />

sia dall’opinione pubblica, furono oltremodo realistiche, oltre che essere tipiche del<br />

modo <strong>di</strong> pensare giapponese.<br />

Infatti, “la questione fondamentale era sapere come collocare ciò che veniva<br />

dall’<strong>Occidente</strong> nella nuova società che andava nascendo. Presero corpo <strong>di</strong>verse<br />

risposte. Sul piano tecnologico, la formula del consigliere Sakuma Shozan (1811-<br />

1864), ‘morale giapponese, tecnica occidentale’, riassume perfettamente<br />

l’atteggiamento generale” 332 . Oltretutto, anche i più retrivi erano a conoscenza delle<br />

umiliazioni subite dalla Cina, durante la prima guerra dell’oppio, e sapevano che ogni<br />

ulteriore tentativo <strong>di</strong> chiusura sarebbe stato inutile.<br />

V<strong>ed</strong>iamo, ora, come questi eventi furono vissuti dal più importante <strong>fra</strong> gli<br />

Occidentali coinvolti, e precisamente dal commodoro Matthew Perry. Questi, quando<br />

330 R. CALVET. Op. cit. pag. 304.<br />

331 Ibid. pag. 310.<br />

332 Ibid. pag. 308-309.<br />

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