Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

solo interprete, l’ebreo Isacco, il quale “era in Egitto con l’elefante e molti altri dono
del califfo” 122 , che era il già noto Harun-el-Rashid.
Le trattative continuarono negli anni successivi, e di queste rimane traccia in un
passo, piuttosto ambiguo, del biografo dell’imperatore, Eginardo, il quale, “dopo aver
ricordato i buoni rapporti dei due grandi principi, dice del califfo (che) essendo venuti
a lui gli ambasciatori che Carlo aveva inviato con doni al Sepolcro ed al Luogo della
Resurrezione del Nostro Signore e Salvatore, ed avendogli indicato la volontà del
loro signore, non solo permise che si facesse quello che era richiesto, ma anche
concesse che venisse assegnato alla sua podestà quel sacro e salutare luogo” 123 .
Malgrado alcuni abbiano voluto vedere una cessione di sovranità sui Luoghi Santi,
si deve ritenere che non si potesse parlare di protettorato, essendo la “cosa non
conforme alle concezioni politiche dell’epoca e all’importanza che nel mondo
islamico si riconosceva a Gerusalemme” 124 . Quindi, come dice uno storico illustre,
“protettorato no, ma protezione sì” 125 . Come vedremo, queste trattative saranno poi
citate per giustificare gli interventi cristiani in Terra Santa.
Grazie alle relazioni fra i sovrani occidentali ed i califfi, la situazione della
cristianità a Gerusalemme migliorò, se pure con momenti di alti e bassi. Nel
complesso, peraltro, il clima era di benevolenza, ed “il Santo Sepolcro grazie alla
generosità dei pellegrini o di devoti aveva potuto crearsi in Occidente un patrimonio
122 Ibid.
123 Ibid. pag. 100.
124 Ibid.
125 Ibid.
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