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Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

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l’isola <strong>di</strong> Ten<strong>ed</strong>o. I Genovesi erano ostili a questo trattato poiché avevano degli<br />

interessi considerevoli a Galata e nel Mar Nero. Così essi appoggiarono Andronico in<br />

una nuova rivolta. Andronico, che nel <strong>fra</strong>ttempo si era assicurato l’appoggio<br />

materiale <strong>di</strong> Murad I in cambio della promessa della sua obb<strong>ed</strong>ienza e <strong>di</strong> un tributo,<br />

assalì Costantinopoli in luglio (1376). Vittorioso in ottobre, imprigionò Giovanni” 161 .<br />

Questo episo<strong>di</strong>o della lunga contesa <strong>fra</strong> Bisanzio e gli Ottomani ci mostra un certo<br />

numero <strong>di</strong> aspetti che saranno ricorrenti, nel prosieguo delle relazioni <strong>di</strong> questi ultimi<br />

con l’<strong>Occidente</strong>. In primo luogo va evidenziata la flessibilità nel tessere intrighi e nel<br />

creare alleanze, anche con i nemici da abbattere, sfruttando le loro <strong>di</strong>visioni e le lotte<br />

intestine.<br />

Questo è possibile – e qui entra in gioco il secondo aspetto – solo se vi è un<br />

<strong>di</strong>segno, un piano strategico <strong>di</strong> lungo respiro. Non è vero, infatti, che i Turchi si siano<br />

espansi solo nelle <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> minima resistenza, come avevano fatto i popoli venuti<br />

dall’Est, inclusi i loro stessi antenati. Un tale approccio si era già rivelato pieno <strong>di</strong><br />

inconvenienti, dando luogo a domini spesso incoerenti territorialmente e, quasi<br />

sempre, in<strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bili.<br />

Gli Ottomani, invece, avevano il loro <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> espansione, conoscevano quasi<br />

sempre dove potevano arrivare – anche se, nei secoli successivi, perderanno questa<br />

capacità, perdendo irreversibilmente la loro forza – e, almeno all’inizio, sapevano<br />

aspettare l’occasione propizia. Il fattore tempo, in strategia, non viene infatti sfruttato<br />

161 Ibid. pgg. 51-52.<br />

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