Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

L’aspetto principale dei tre pilastri, però, è dato dal fatto che essi devono essere
coerenti fra loro: mentre appare chiaro il concetto che senza mezzi, di solito, non si
vincono le guerre, e che più ambiziosi sono i fini, più potenza militare è necessaria, il
legame tra i fini e gli approcci è meno intuitivo, ma altrettanto vitale.
Un esempio sarà sufficiente per chiarire l’importanza di questa esigenza: se ci si
prefigge la stabilizzazione di una zona sconvolta da una guerra civile, non si possono
usare forze in modo non mirato, altrimenti le popolazioni locali penseranno che i loro
stabilizzatori sono in realtà peggio degli attuali nemici, e si schiereranno di
conseguenza. In sintesi, un fine limitato impone l’uso di approcci limitati e viceversa,
pena il fallimento dell’intera operazione.
A conclusione di questi cenni va detto anzitutto che la strategia è una utile guida
per i decisori, a condizione che ognuno di questi rispetti il ruolo altrui: troppe volte i
vertici, ai quali compete definire la politica, si entusiasmano dei dettagli, e per
converso troppi manager (o generali) tendono a debordare, nella loro azione, nel
campo della politica. In ambedue i casi, come insegna l’esperienza, il risultato è la
sconfitta.
Bisogna infine dire che l’elaborazione strategica è strettamente legata a due
fattori. Il primo è lo spirito dei tempi, in tedesco zeitgeist: nell’epoca romantica, ad
esempio, gli scrittori di strategia hanno affrontato i problemi in modo diverso rispetto
ai nostri tempi, ed altrettanto avverrà nel futuro; leggere un libro di strategia al di
fuori del suo contesto storico è quindi fuorviante. Il secondo fattore discende dal fatto
che nelle diverse civiltà si tende ad affrontare i problemi della strategia con un’ottica
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